Romania al voto: tra Schengen, crisi economica e la sfida dell’ultradestra di George Simion
La Romania si prepara a settimane cruciali per il suo futuro politico ed economico, con elezioni presidenziali e parlamentari che potrebbero ridisegnare gli equilibri interni e le relazioni con l’Unione Europea. Il Paese è a un passo dall’ingresso nell’area Schengen, ma la crescente popolarità dell’ultradestra rischia di complicare i rapporti con Bruxelles. Al centro dell’attenzione c’è George Simion, leader dell’Alleanza per l’Unità dei Romeni (Aur), un partito sovranista e anti-establishment che si ispira ai modelli di Donald Trump e Giorgia Meloni.
La sfida elettorale: un testa a testa al ballottaggio
Simion, 38 anni, si presenta come il volto del cambiamento in un Paese segnato da difficoltà economiche e corruzione. Con un consenso stimato intorno al 19%, è il principale sfidante del premier socialista Marcel Ciolacu, dato in testa con una percentuale tra il 20 e il 25%. Secondo i sondaggi, la partita si deciderà solo al ballottaggio dell’8 dicembre, un evento senza precedenti per l’ultradestra rumena. In corsa ci sono anche i liberali del Partito Nazionale Liberale (Pnl) e dell’Unione Salvate la Romania (Usr), rispettivamente al 14%, e il candidato indipendente Mircea Geoana, ex vicesegretario generale della Nato, fermo al 9%.
Un panorama politico frammentato e controverso
La campagna elettorale è caratterizzata da accuse e tensioni. Simion, il cui partito è stato più volte criticato per posizioni antisemite, ha cercato di rafforzare la propria immagine con iniziative simboliche, come la consegna di materiali edili agli abitanti di Pechea, colpita da alluvioni. Nel frattempo, è stata esclusa dalla corsa l’eurodeputata Diana Sosoaca, accusata di dichiarazioni filo-Putin e antisemite che avrebbero potuto compromettere i legami del Paese con l’UE e la Nato.
Le sfide economiche e la tentazione sovranista
Simion punta a capitalizzare il malcontento dei cittadini, afflitti da un’inflazione al 5%, debito pubblico in crescita e un sistema politico percepito come inefficiente. Si dichiara vicino alle idee di Meloni, definendo il suo successo in Italia un modello per “ridare speranza nel progetto europeo”, pur enfatizzando la necessità di una maggiore sovranità nazionale.
Schengen e il nodo delle relazioni con Bruxelles
L’eventuale ingresso della Romania nell’area Schengen rappresenta una svolta per il Paese, ma l’ascesa di un partito sovranista come Aur potrebbe complicare i rapporti con l’Unione Europea. Il timore di Bruxelles è giustificato dai recenti sviluppi nei Paesi vicini, come la vittoria del partito filo-russo in Georgia e il referendum in Moldavia, dove l’adesione all’UE ha vinto per un margine risicato.
Le speranze per la stabilità
Nonostante la crescita dell’ultradestra, molti analisti prevedono una vittoria di Ciolacu, che promette di mantenere la Romania saldamente ancorata all’Europa. La posta in gioco, tuttavia, è altissima: le elezioni non definiranno solo il futuro politico del Paese, ma anche il suo ruolo nell’UE e nella Nato in un contesto internazionale sempre più instabile.
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