Giulia Cecchettin, il pm chiede l’ergastolo per Turetta: poteva scegliere, ha deciso di uccidere con crudeltà
«L’ho uccisa perché lei non voleva tornare con me»: è accusato di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà, efferatezza, sequestro di persona, occultamento di cadavere e stalking. Non poteva essere che l’ergastolo la richiesta di condanna per Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata, Giulia Cecchettin, uccisa a 22 anni con 75 coltellate la sera dell’11 novembre dello scorso anno. Stamane, il pubblico ministero Andrea Petrone ha presentato una maxi memoria per ripercorrere tutte le tappe del calvario vissuto da Giulia. La difesa ha giocato finora le sue poche carte, tentando di far derubricare la premeditazione nella meno aggravante pre-ordinazione. Domani parola spetterà ai difensori di Filippo Turetta. Il 3 dicembre la sentenza.
Condannare all’ergastolo Filippo Turetta nel processo dell’omicidio di Giulia Cecchettin. È la richiesta pronunciata oggi 25 novembre dal pm di Venezia Andrea Petroni nella requisitoria. L’imputato «aveva tutte le possibilità e gli strumenti culturali per scegliere», ha detto prima dei pronunciare la richiesta: «Andava a scuola in quelle che frequentano anche i vostri figli, si stava per laureare. Turetta è a credito, non è tra chi non ha mai avuto una chance o ha conosciuto la sopraffazione». Ha agito con crudeltà e con un’azione omicidiaria di «almeno venti minuti».
Giulia Cecchettin, il pm: «Turetta crudele e ossessivo, lei aveva paura da un anno»
E poi c’è la brutale aggressione sferrata contro Giulia Cecchettin, assalita «in tre momenti diversi» dall’ex fidanzato Filippo Turetta che ha agito con crudeltà e per «almeno venti minuti» appunto, afferma nella requisitoria contro Filippo Turetta, accusato del femminicidio dell’ex fidanzata, il pm di Venezia Andrea Petroni. Giulia è stata uccisa con 75 coltellate, 25 le ferite da difesa alle mani, mortali a quanto pare i colpi subiti alla nuca. «Non prendete questi dati come freddi, immaginate piuttosto cosa sia accaduto, cosa significa essere silenziati, la pressione sulla bocca, i 25 tagli sulle mani, lo scotch», dice il pm rivolgendosi alla giuria.
Turetta? Per il pm è chiara la premeditazione e l’aggravante dello stalking
Per il rappresentante della pubblica accusa è chiara la premeditazione. Così come l’aggravante dello stalking «con le richieste ossessive di Turetta di stare sempre seduti vicino. Di non uscire con tizio o caio. Le sfuriate quando Giulia non risponde al telefono». E ancora: «Ci sono dei principi di violenza fisica, ci sono le minacce di presentarsi quando s’incontra con le amiche. Giulia già ad ottobre del 2022 dichiara di avere paura. Lo ribadisce a ottobre 2023 in un messaggio in cui la ragazza denucnia: “Mi spaventi, tu ti comporti come uno psicopatico, inizi a farmi paura”. E c’è la “crisi d’ansia all’università”» conclude il pm.
L’imputato a testa bassa durante la requisitoria del pm
Insomma, l’omicidio di Giulia Cecchettin è l’ultimo atto del controllo esercitato sulla vittima dall’ex fidanzato. La manipolava e non ha mai pensato di suicidarsi, ha detto il pm nella sua requisitoria. Presente in aula, Filippo Turetta – imputato per omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere dell’ex fidanzata – ha assistito alla requisitoria immobile, con la testa bassa. È la seconda volta, dopo l’interrogatorio della scorsa udienza, che l’imputato compare davanti alla corte d’Assise. Solo che stavolta il papà di Giulia, Gino Cecchettin, è assente per impegni con la fondazione che porta il nome della figlia morta. A rappresentare in aula la famiglia c’è lo zio e la nonna Carla Gatto.
Sotto i riflettori un rapporto diventato di controllo e pressione
Lo zio, la nonna, come il padre fino alla scorsa udienza, costretti dalle circostanze a rivivere in aula le costrizioni psicologiche e le violenze fisiche a cui la vittima è stata costretta nel tempo, fino alla fine. «Il rapporto tra Giulia Cecchettin e l’imputato è caratterizzato da forte pressione, dal controllo sulla parte offesa, le frequentazioni, le amicizie, le uscite»: quanto accade l’11 dicembre del 2023 – ribadisce l’accusa – è «l’ultimo di quegli atti di controllo». Per l’accusa, Turetta ha pianificato di uccidere.
Turetta? Per il Pm non ha mai voluto suicidarsi
Non solo. Turetta quando ha ucciso Giulia Cecchettin non ha mai pensato davvero di suicidarsi, così come ha usato questa finta minaccia in altre occasioni per tenere avvinta psicologicamente a sé la ventiduenne, sostiene il pm. Secondo il quale il suicidio va letto «in chiave ricattatoria»: è uno strumento «dell’azione manipolatoria nei confronti di Giulia».
I messaggi tra Giulia e Filippo, le “cattiverie di Turetta nelle annotazioni della Cecchettin
Un imputato che, alla sbarra, ha confermato di aver compilato un diario dei problemi di coppia – che si riscontrano anche nelle chat chilometriche tra i due –. Ma anche la vittima scrive un “memorandum” per ricordarsi i difetti e i motivi che l’hanno indotta a continuare a restare lontana sentimentalmente da Turetta. «Ha idee strane su farsi giustizia da solo, i miei spazi non esistono». E ancora: «Dice cattiverie pesanti e minacce quando litighiamo, mi controlla», annota Giulia.
Da Turetta un lungo elenco di accuse e minacce
«Ti farò pentire di tutto il male che mi stai facendo…», scrive Filippo a Giulia in uno dei tanti messaggi che ha inviato alla sua ex fidanzata e letto in aula dal pm per dimostrare lo stalking esercitato dall’imputato alla sbarra per omicidio. «Se la mia vita finisce la tua non vale niente», è un altro pensiero terrificante che lo studente manda – a decine al giorno – alla povera ragazza che nella sua mente ha già il destino segnato.
Un lungo elenco di accuse, insulti, sfide e intimidazioni che riguardano anche il percorso di studi. Turetta chiede a Cecchettin di rallentare la corsa universitaria con cui si sta avvicinando alla discussione della tesi. Oltre a ribadire la richiesta veemente di non dedicare troppo tempo alle amiche. Quando sa che sta per uscire per andare a mangiare una pizza, Turetta scrive: «Non lo fare, è tantissimo, è il limite». Un’ossessione che scatena crisi di ansia nella vittima. E che incrementa la furia omicidiaria del giovane ex.
Una furia montata nel tempo, registrata nelle annotazione, scatenata nell’aggressione mortale
Una furia che si concretizzerà nell’aggressione inferta a Giulia. Quando la ragazza viene aggredita «ripetutamente» già dal parcheggio di Vigonovo e fino ai venti minuti dopo, quando la sagoma della ventiduenne viene ripresa, a terra, nell’area industriale di Fossó, ha affermato ancora nella requisitoria Petroni. Aggiungendo che nel parcheggio «non c’è stato il tempo di una discussione, tutto è durato sei minuti: sono state trovate diverse macchie di sangue. La lama di un coltello senza impugnatura. Il sangue è sicuramente della persona offesa. C’è un’aggressione dinamica, Giulia era cosciente e chiedeva aiuto».
L’assaltò a Fossò: Giulia colpita a più riprese e sanguinante
Giulia viene costretta a risalire in auto e prima di arrivare a Fossó. «È stata colpita più volte: sanguina copiosamente come dimostrano le tracce di sangue nell’auto». «L’aggressione nell’area industriale dura pochissimo: il video della telecamera di una ditta mostra soprattutto «la persona inerme in terra che significa che tutta una serie di lesioni, in particolare le 25 lesioni sulle mani, l’immobilizzazione e il silenziamento (uso di scotch, ndr) sono avvenute prima, e non hanno ragione di essere dopo».
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