Omicidio di Capodanno, la difesa: «Ricostruzione del delitto non valida»
Dubbi sul fatto che a uccidere il trentunenne domenicano Ezechiele Mendoza Gutierrez, la notte di Capodanno all’esterno del locale Laghetto Alcione, sia stato il suo connazionale trentacinquenne Anderson Dipre Vasquez, non ce ne sono. Per stessa ammissione di quest’ultimo. Ciò che va ancora definito è l’imputazione, se per omicidio volontario aggravato o per omicidio preterintenzionale. Da questo dipenderà il rito da seguire. La difesa di Dipre Vasquez, rappresentata dall’avvocato Emanuele Sergo, punta al rito abbreviato dopo il riconoscimento della non volontarietà del gesto compiuto la notte di Capodanno dal trentacinquenne, sgozzando Mendoza Gutierrez con un coccio di vetro.
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Lunedì 25 novembre Sergo, durante la prima udienza davanti al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Udine Giulia Pussini, ha messo in campo la sua strategia difensiva, sollevando un’eccezione di nullità rispetto a un accertamento tecnico irripetibile disposto dalla Procura durante la fase di indagini, riferibile al momento dell’autopsia, per provare l’intenzionalità del gesto compiuto dall’imputato.
«La difesa – ha spiegato Sergo – non ha mai negato che il colpo sia stato inferto dal Vasquez, ma a nostro avviso non è stato volontario, senza l’intenzione di uccidere Mendoza Gutierrez. È stato eseguito dalla Procura un vero e proprio esperimento giudiziale per ricostruire l’accaduto – ha aggiunto – ma riteniamo che avrebbe dovuto essere svolto nel rispetto delle norme del codice di procedura penale. Così non è stato a nostro avviso. Una ricostruzione diventata elemento fondamentale del lavoro svolto dall’accusa, effettuata senza la presenza della difesa e del suo consulente medico».
Il gup si è preso una settimana di tempo per decidere se accogliere o meno l’istanza di nullità, rinviando l’udienza al 2 dicembre. Davanti al giudice Pussini sono intervenuti anche i legali della famiglia di Mendoza Gutierrez: Roberto Mete per il padre Pedro Antonio, Luca Umana e Antonio Todaro per la madre Daysi Maria (quest’ultima presente in aula). Entrambi i famigliari sono state accettate come parti civili. «Un fatto così grave, come ha giustamente messo in luce il difensore dell’imputato – ha chiarito Mete – necessita di approfondimenti accurati sul piano procedurale e investigativo. La questione di presunta nullità di una consulenza tecnica disposta dal pm sarà sviluppata in udienza, ma ho qualche perplessità che quanto sollevato possa incidere sul lavoro svolto nella sua interezza».
Nel corso della prossima udienza, come ha ricordato l’avvocato Umana, «noi e la Procura avremo modo di replicare alle osservazioni della difesa, che riguardano un’eccezione di tipo tecnico-giuridico. La nostra partecipazione al processo – ha chiuso il legale – è finalizzata ad assicurarsi che l’autore di questo efferato crimine sia condannato alla pena di giustizia».—