Bluesky è l’ultima frontiera contro la “TikTokizzazione” dei social media
di Lorenzo Lazzeri
Quello che un tempo conoscevamo come Twitter, oggi rinominato X, non rappresenta più solo un social network: è divenuto il simbolo della manipolazione algoritmica e dell’imposizione ideologica. Secondo i dati di Sensor Tower, X ha perso circa 18 milioni di utenti negli Stati Uniti già nelle settimane successive alle elezioni presidenziali del 5 novembre 2024, un’emorragia che testimonia il malcontento verso un ambiente percepito come tossico. Con la gestione di Elon Musk, ulteriormente politicizzata dal suo sostegno pubblico a Donald Trump e dalla successiva nomina come capo del Department of Government Efficiency, X è diventato un ecosistema sempre più incline a favorire una visione unilaterale del mondo.
La data del 13 luglio 2024 segna una svolta epocale: con un post su X, Musk conferma il suo appoggio a Trump, ma è anche il giorno in cui, secondo uno studio dell’University of Queensland, l’algoritmo della piattaforma viene ricalibrato per amplificare la visibilità dei post di Musk e della retorica politica a lui associata. Le visualizzazioni del suo profilo aumentano del 134%, mentre le condivisioni quasi del 240%. Questo processo di radicalizzazione algoritmica, che alcuni definiscono “TikTokizzazione”, trasforma X in un sistema dove la scelta individuale è ridotta al minimo, a favore di una selezione predeterminata e onnipervasiva.
In un mondo dei social media sempre più soggetto al controllo delle grandi piattaforme, emerge altresì Bluesky, un’alternativa che rappresenta una vera e propria inversione culturale. Fondata nel 2019 da Jack Dorsey, ex CEO di Twitter, la cui App è stata rilasciata a febbraio 2023, sempre secondo, i dati di Sensor Tower, la piattaforma si distingue per il suo approccio decentralizzato e per la possibilità, offerta agli utenti, di personalizzare radicalmente la propria esperienza digitale. Con oltre 17 milioni di utenti attivi e in rapida crescita, Bluesky si pone come uno spazio di comunicazione e manifesto contro le logiche oppressive delle Big Tech.
Ciò che rende Bluesky un unicum nel panorama dei social media è l’AT Protocol, una tecnologia innovativa che rivoluziona le fondamenta della comunicazione digitale. L’Authenticated Transfer Protocol non è solo un’infrastruttura tecnica, ma una filosofia progettuale che mira a decentralizzare il controllo delle piattaforme social. Nel modello tradizionale, ogni piattaforma è un sistema chiuso: i dati, le connessioni e le identità degli utenti sono vincolati a un’unica entità, che esercita un controllo totale sulle interazioni e sull’accessibilità. Con l’AT Protocol, questo paradigma viene capovolto, sconvolto alle fondamenta.
In sostanza, il protocollo consente agli utenti di mantenere la propria identità digitale e i propri dati indipendentemente dalla piattaforma specifica su cui operano. Un utente di Bluesky può migrare verso un altro servizio compatibile con l’AT Protocol senza perdere follower, contenuti o cronologia. È come un sistema di posta elettronica dove puoi inviare e ricevere messaggi tra Gmail e Yahoo senza alcuna incompatibilità e questa interoperabilità non solo favorisce la libertà individuale, ma riduce il potere monopolistico delle grandi piattaforme.
Un altro aspetto importante dell’AT Protocol è la possibilità di personalizzare l’esperienza algoritmica. A differenza delle piattaforme tradizionali, dove il feed è determinato da algoritmi chiusi e spesso sin troppo opachi, Bluesky consente agli utenti di scegliere o persino creare il proprio algoritmo. Questo permette di avere un controllo senza precedenti sui contenuti visualizzati: si possono creare feed tematici, visualizzare aggiornamenti in ordine cronologico o selezionare post basati su criteri personali. Possiamo vedere che questo non è solo un miglioramento tecnico, ma una rivoluzione culturale, poiché restituisce agli utenti la capacità di definire il proprio spazio digitale.
Anche la moderazione dei contenuti beneficia dell’approccio decentralizzato dell’AT Protocol. Sebbene Bluesky disponga di un team di moderazione centrale, ogni utente ha il potere di stabilire il proprio grado di esposizione a contenuti sensibili. Esistono liste di blocco personalizzabili e strumenti per filtrare contenuti violenti, offensivi o non desiderati. Questo livello di controllo, unito alla trasparenza dell’architettura, crea un ecosistema che promuove la fiducia e riduce le dinamiche tossiche spesso associate ai social media tradizionali.
Bluesky riflette un bisogno profondo e crescente di libertà digitale, come ben sottolinea Brian Merchant nella sua newsletter Blood in the Machine, la migrazione verso Bluesky rappresenta un rifiuto delle logiche manipolative delle Big Tech. Secondo Ian Bogost, giornalista di The Atlantic, il successo della piattaforma indica un desiderio collettivo di reinventare il rapporto tra tecnologia e comunicazione. Ma la sfida principale sarà ampliare questa visione a un pubblico più vasto, superando la nicchia di utenti consapevoli che oggi rappresenta il cuore di Bluesky.
Non si tratta solo di un’innovazione tecnologica, ma di una risposta a un panorama digitale soffocante, un mondo in cui i social media sembrano allontanarsi sempre più dalla loro promessa originaria di connessione. Bluesky diviene una speranza tangibile, un modello in cui la libertà, la trasparenza e l’autonomia non sono solo aspirazioni, ma realtà fattuali. Se l’AT Protocol sarà in grado di mantenere questa promessa e probabilmente lo vedremo presto, potremmo essere di fronte a un nuovo capitolo nella storia della rete, uno in cui il controllo ritorna finalmente nelle mani degli utenti.
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