I No Ovovia di Trieste contro la Vas: «L’iter è ancora tortuoso, pronti a nuovi ricorsi»
l Comitato No Ovovia non arretra di un millimetro. Il popolo azzurro rilancia la protesta, annuncia una class action per «accertare le responsabilità contabili» dietro al progetto della cabinovia e ridimensiona il recente completamento da parte della giunta Dipiazza della Valutazione ambientale strategica (Vas) per l’opera.
La procedura di fatto apre le porte all’approvazione definitiva della variante al Piano regolatore per il tratto di risalita della funivia sul bosco Bovedo (recependo i pareri favorevoli di Regione, Arpa, Asugi e Soprintendenza), ma il passaggio per il Comitato non è altro che «mera propaganda dell’amministrazione. L’iter rimane complesso e soggetto a ulteriori passaggi e pronunciamenti», precisa il referente William Starc, cogliendo l’occasione dell’incontro di ieri al Circolo della stampa per mettere in fila i prossimi tasselli che, ne è certo, «bloccheranno l’ovovia».
Anzitutto i fondi. Il progetto è ancora formalmente finanziato dal Pnrr con 48,7 milioni di euro (sui 62 di spesa totale). Il Comitato tuttavia confida che nel nuovo decreto del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (di prossima pubblicazione) l’impianto non compaia più tra le opere sostenute da Bruxelles, certificando una volta per tutte quel parere di “inammissibilità” già espresso dall’Europa e per adesso attestato solo da un carteggio interno tra Mit, Unità di Missione del Pnrr e Comune.
A quel punto il tema sarà capire se e in che termini il Mit manterrà l’impegno concordato con piazza Unità di individuare fondi alternativi per l’opera. Per Starc sarebbe comunque «troppo tardi», in quanto «la comunicazione della perdita dei fondi Pnrr avrebbe dovuto già consigliare la giunta di non procedere».
Tanto più considerando che in dicembre è prevista la discussione al Tar dei tre ricorsi presentati da residenti e associazioni ambientaliste. «Il progetto – afferma Starc – non rispetta la Direttiva comunitaria Habitat, recepita da tutti i livelli legislativi, per le zone di Natura 2000».
Peraltro, fa sapere il referente del Comitato, le ricadute ambientali «insostenibili» dell’opera sarebbero corroborate anche da una recente pubblicazione scientifica che, raccogliendo il lavoro iniziato da Maurizio Fermeglia e approfondito dai ricercatori delle università di Maribor e Trieste, «conferma che la realizzazione dell’ovovia non ridurrebbe le emissioni di Co2».
Il report in questione, annota, smentirebbe sia le affermazioni del Comune (che basandosi su uno studio commissionato all’Università di Udine ha sempre sostenuto il «ridotto» impatto ambientale della cabinovia), che di conseguenza i motivi addotti nella Vinca di III livello per ottenere le deroghe al vincolo Natura 2000.
Anche individuati i fondi, resterà da superare la Conferenza dei servizi, dove il parere cruciale sarà con molta probabilità quello della Soprintendenza, considerate le critiche già espresse per il passaggio della cabinovia sul Porto Vecchio (critiche «già superate in fase preliminare», ribadisce il Comune).
Il Comitato annuncia infine di star valutando di ricorrere con una class action, per «accertare le responsabilità contabili di tutti coloro che hanno avuto parte negli impegni di spesa» del progetto. «Rassicuriamo i cittadini», conclude Starc: «continueremo a lottare per fermare l’ovovia». —