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Декабрь
2024

La scomparsa di Loredana Bolzan: era l’impiegata della maxi truffa all’Ulss di Treviso

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L’hanno trovata morta nella sua abitazione, tra strada Ovest e viale Monfenera, in una calda giornata della scorsa estate. L’addio è stato talmente discreto, sottotraccia per volontà dei familiari e degli amici più stretti, che solo ora trapelano i contorni del decesso di Loredana Bolzan, l’impiegata dell’Ulss 2 che nel primo decennio di questo secolo riuscì a truffare oltre 4 milioni alle casse dell’azienda sociosanitaria. E con quei soldi, dirottati sui conti correnti di familiari, parenti ed amici, aveva acquistato case ed appartamenti in Costa Azzurra.

Poche settimane ed avrebbe compiuto 69 anni. Verosimile che nel viaggio estremo – a salutarla il fratello Luigi, l’ex marito, amici e vicini, tutto nella massima riservatezza prima della cremazione – più di qualche segreto, che la pur lunghissima (9 anni), complessa ed articolata vicenda giudiziaria seguita al suo arresto nel 2009 non era riuscita a dipanare.

Meglio, la verità giudiziaria – culminata nella prescrizione di parte dei reati a lei contestati, e lo sconto della condanna iniziale da 11 anni a 6 – ha comunque lasciato, negli ambienti ospedalieri e politici, una scia di dubbi. Su una possibile rete di supporto, su possibili appoggi interni ed esterni. Persino sull’entità della truffa e su paventati sistemi adottati in precedenza.

Tutte ipotesi circolate nella bufera seguita all’arresto ma su cui – va detto subito – investigatori, forze dell’ordine, Procura e magistratura contabile non hanno mai trovato alcun riscontro, se non appunto i 4,2 milioni sottratti abilmente, i saldi dei “gonfiati” conti correnti degli amici e gli appartamenti acquistati Oltralpe, poi ceduti per i risarcimenti. La stessa Corte dei Conti chiese alla donna, ai familiari e agli amici la restituzione di 5 milioni.

Mente diabolica? L’intelligenza non le mancava certo. Assunta all’Ulss nel 1991, pilastro dell’ufficio convenzioni, una vita segnata dalla prematura scomparsa del figlio e da una conseguente passione per esoterismo e soprannaturale, la donna si era licenziata nel 2008. Ed aveva aperto una piccola libreria specializzata sui temi a lei cari, in via Tolpada.

Poi, dieci mesi dopo la sua uscita dall’Ulss, casualmente, lo scrupolo di un commercialista e il senso del dovere e dell’onestà del suo cliente – il notissimo cardiologo Eros Travagli, cui l’Agenzia delle Entrate chiese conto di 90 mila euro a lui versati dall’Ulss ma mai dichiarati – fanno esplodere il caso. Ed emerse il “sistema Bolzan”, che sin dalla fine degli anni ’90 accreditava somme ai professionisti in rapporto di collaborazione con l’Ulss, ma girava in realtà quelle stesse somme, clonate, sui conti correnti di familiari ed amici.

Grazie ad una libertà di manovra quasi assoluta e totale sui cedolini di pagamento, avrebbe drenato, letteralmente, le casse. Senza che nessuno se ne accorgesse.

Lo scandalo fu un terremoto, che scosse l’apparato amministrativo, i vertici dell’Ulss 2 e persino il mondo politico. Toccò all’allora dg Claudio Dario avviare la prima verifica interna e poi, di fronte allo spaventoso buco emerso, fare denuncia alla Procura. Le indagini vennero affidate alla Guardia di Finanza, che il 16 febbraio 2009 arrestò Loredana Bolzan. Dopo un periodo in cella, la donna avrebbe comunque evitato la detenzione.




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