Lega e commercialisti contro le Entrate: “Pioggia di lettere per promuovere l’adesione al concordato che non ha avuto successo”
Sia una parte della maggioranza – la Lega – sia gli addetti ai lavori – i commercialisti – contestano l’Agenzia delle Entrate per le lettere inviate a 700mila partite Iva soggette agli Indici di affidabilità fiscale dalle cui dichiarazioni sono emerse “anomalie“. Lettere che si concludono con l’invito a mettersi in regola presentando un’integrazione dei propri redditi oppure optando per il concordato preventivo biennale su cui il viceministro Maurizio Leo continua a scommettere nella speranza di ricavare sufficiente gettito per poter tagliare la seconda aliquota Irpef. Come raccontato dal Fatto non mancano gli errori: le missive sono state inviate anche a contribuenti esclusi dal patto con il fisco per la natura della loro attività.
“Troviamo sbagliata nel merito e nel metodo la pioggia di lettere”, fa sapere il Dipartimento Economia della Lega. “La Lega ritiene che così si snaturi uno strumento nato per stabilire un patto di lealtà fra contribuente ed erario e quindi non condivide né lo spirito né l’obiettivo di una simile comunicazione. Prosegue invece l’impegno della Lega per misure chieste a gran voce dai cittadini come la rottamazione quinquies“: il Carroccio ha infatti trasformato in una proposta di legge l’emendamento ad hoc alla manovra finito tra gli inammissibili, nonostante la pessima riuscita delle precedenti tornate di “pace fiscale” che hanno sempre comportato perdite per l’erario.
Perplessi sull’invio delle pec anche alcuni sindacati dei commercialisti. Secondo Francesco Cataldi, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, Edoardo Ginevra, presidente dell’Aidc, e Maria Pia Nucera, presidente dell’Adc, le lettere “generano confusione e preoccupazione tra i contribuenti. Si tratta di comunicazioni prive di reale contenuto tecnico-informativo, che provocano e impongono ai commercialisti attività di assistenza a basso valore aggiunto, spesso difficilmente retribuibili”. Le lettere di compliance, concepite per promuovere il corretto adempimento fiscale e favorire la trasparenza, “sembrano diventate uno strumento intimidatorio“, sostengono i commercialisti, “come dimostra l’affermazione: “L’Agenzia individua i casi anomali selezionati per le attività di controllo”. Inoltre, è sbagliato paragonare il reddito di lavoro autonomo o d’impresa a quello minimo previsto per i lavoratori dipendenti, ignorando le specificità del contribuente”. In conclusione “queste lettere sembrano piuttosto un’ulteriore pressione per promuovere l’adesione al Concordato Preventivo Biennale, strumento che non ha riscosso il successo sperato. Da tempo abbiamo evidenziato le sue criticità e offerto il nostro supporto per avviare un confronto costruttivo, ma finora senza esito”.
“Contribuenti e commercialisti hanno già valutato con attenzione l’opportunità di aderire al concordato preventivo biennale”, continua la nota, “e non saranno certo lettere dai toni inopportuni a far cambiare loro idea. Chiediamo un dialogo serio e costruttivo con l’Agenzia delle Entrate per individuare soluzioni realmente efficaci, che tutelino gli interessi di tutte le parti coinvolte. Solo così potremo offrire ai nostri clienti una consulenza fiscale puntuale e precisa, adeguatamente retribuita, senza doverci sostituire a uno psicologo per gestire l’ansia di un rapporto fisco-contribuente ancora inadeguato”, concludono i sindacati.
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