“Sono un miracolato”, “Sulla mia testa una voragine”, “La mia ditta non c’è più”: Calenzano, le testimonianze dei sopravvissuti
Sgomento, rabbia, incredulità. Il giorno dopo la tragedia di Calenzano, si moltiplicano le testimonianze di chi era nei pressi dello stabilimento Eni o di chi conosceva le vittime. Quattro i morti accertati, 26 i feriti, una persona risulta ancora dispersa. In mattinata la ripresa delle ricerche.
“Sono un miracolato, oggi devo essere felice perché posso ancora stare con mia moglie e con mio figlio”: è una parte della drammatica storia narrata a Repubblica da Marco Giannini, 53 anni, un camionista che ieri mattina era in coda per il rifornimento con il camion quando si è verificata l’esplosione a Calenzano, in provincia di Firenze. “Ho capito che dovevo scappare via da lì il più veloce possibile – afferma il 53enne ricoverato nell’ospedale Careggi di Firenze –. Sono sceso dal mezzo e mi sentivo ancora stonato, non riuscivo a correre, ma ce l’ho fatta a raggiungere l’uscita. Lì ho trovato altri autisti riusciti a scappare come me da quell’inferno e abbiamo chiamato i soccorsi”.
Tommaso Soldi, invece, lavora a un chilometro di distanza dal deposito dell’Eni di via Gattinella: “I vetri sono esplosi, sono crollati i soffitti degli uffici – racconta a La Stampa –. Abbiamo sentito questa esplosione come se fosse scoppiata una bomba, e ci siamo messi a urlare di andare via tutti da lì dentro. Sopra la nostra testa si era aperta una voragine, ci veniva addosso ogni cosa”. Il quotidiano torinese riporta anche il racconto di Danilo Nesti, che lavora nell’officina meccanica Bmn: “C’è stato questo rumore assordante, incredibile, che scuoteva il petto. Anch’io ho pensato a un terremoto. Ma abbiamo visto subito le fiamme altissime dalle finestre e siamo scappati. L’onda d’urto ha divelto entrambi i portelloni d’ingresso, sui due lati della struttura”.
“Pensavo fosse acqua. Poi ho sentito l’odore del carburante. Mi sono voltato e ho visto che il condotto che portava la benzina verso l’autocisterna aveva delle perdite. Sono scappato via, poi è esploso tutto”, la prima di una serie di testimonianze sul Corriere della Sera. A parlare è un operaio impiegato in un’altra ditta nelle vicinanze. Alessandro Corrotti è il titolare della Hidrotecnica, ma la sua “ditta non c’è più”.
Sul Messaggero, ancora, il racconto di Stefano Luzzi, 70 anni e ormai in pensione, che però conosceva bene Vincenzo Martinelli, una delle vittime dell’esplosione: “Ciò che è successo è inspiegabile, davvero. In quell’impianto si è sempre lavorato con estrema cautela, rispettando le procedure. Un’esplosione così non me la so spiegare. E Vincenzo era scrupoloso nel suo lavoro, molto attento”.
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