La Basilicata è a secco, ma il lago Pantano di Pignola attende da anni i lavori già finanziati e definanziati
La crisi idrica in Basilicata non si arresta neppure con l’inverno. Da molte settimane 29 Comuni tra cui il capoluogo Potenza, per un totale di oltre 140mila persone, devono fare i conti con drastiche riduzioni quotidiane dell’erogazione idrica. Il livello della diga del Camastra che dovrebbe assicurare l’approvvigionamento idrico per gran parte della Regione, è ben al di sotto del livello di guardia. Non se la passa meglio il lago Pantano di Pignola, in provincia di Potenza, all’interno della Riserva Regionale Lago Pantano di Pignola, istituita nel 1984 ed estesa su 155 ettari nei quali il paesaggio è contraddistinto da ambienti naturali unici. Un paradiso terrestre riconosciuto come Sito d’Interesse Comunitario e Zona Speciale di Conservazione, oltre che zona di Transito Avifauna migratoria di specie protette, incluso nell’Elenco Ufficiale delle Aree Naturali Protette del Ministero dell’Ambiente come Riserva Naturale Lacuale. La riserva è di proprietà del Consorzio di Sviluppo industriale della provincia di Potenza (Asi Potenza) gestito dalla Regione che ha delegato la provincia di Potenza. Dal 2002 la Riserva è affidata al Wwf Basilicata che vi ha operato fino alla pandemia attraverso il Centro di educazione ambientale per la sostenibilità “Terra” Nova di Pignola.
Per questo è un peccato che l’area risulti in abbandono da alcuni anni. Insieme al Centro Recupero animali selvatici e al Centro visite per il quale dal 2020, insieme ad altre opere all’interno della Riserva, sono stati stanziati 350mila euro dal FESR Programma Operativo Complementare 2014-2020. Risorse ancora inutilizzate in attesa che Asi Potenza, proprietaria dell’area, risponda. “Abbiamo chiesto l’intervento della Regione che ha risposto. Proponendo ad Asi Potenza di acquistare il Centro per poi procedere ai lavori finanziati”, spiega a ilfattoquotidiano.it Andrea Cerverizzo, delegato Basilicata Wwf Italia. E aggiunge: “Ancora nessuna risposta, purtroppo”.
In quanto al lago, esteso su 73 ettari, nessuna buona notizia. Si tratta di un bacino lacustre arginato da uno sbarramento realizzato insieme alle relative opere complementari tra gli anni ’70 e ’90 del Novecento. Bacino destinato all’approvvigionamento di acque ad uso industriale delle aree di Tito e Potenza. Con “una capacità di circa 5 milioni di mc ed un volume utile di 4,5 milioni di mc”, secondo il portale dell’autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale Sede Basilicata. “Mai al di sopra dei 3,5 milioni di mc”, a detta dell’ingegner Saverio Scavone, Responsabile della sicurezza delle opere e dell’esercizio delle opere dell’invaso dal 2016 al 2024. Con un volume minimo di 1,8 milioni di mc, secondo il Report Rete 2000 Natura Regione Basilicata del 2012. Un invaso sul quale manca qualsiasi tipo di intervento.
“Le opere di presa ed adduzione non hanno ricevuto, dalla loro costruzione nessuna manutenzione ordinaria e straordinaria”, ha scritto a dicembre 2023 Scavone in una Relazione inviata tra gli altri al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, alla Regione, alla Provincia di Potenza e al Comune di Pignola. Con la conseguenza che “ogni anno diminuisce l’apporto idrico all’invaso naturale del Lago di Pignola, rischiando con il tempo di non poter fornire acqua alle zone industriali di Tito e Potenza”. I lavori, finanziati dalla Regione, sono stati progettati da Asi Potenza Ente gestore del Lago fino a marzo 2021 quando è stato posto in liquidazione. Quindi Lavori mai realizzati, fino a quando la Regione non li ha definanziati.
Una storia lunga e farraginosa. Contrassegnata, ogni anno, dall’emergenza idrica delle stagione estiva. “I lavori non sono mai iniziati perché ci si è resi conto che mancava l’antisismica nel progetto. E quindi sarebbe stata necessaria una integrazione al finanziamento. Integrazione che non c’è mai stata”, racconta a ilfattoquotidiano.it Massimo Brancati, Direttore dell’Agenzia di stampa della Giunta Regionale della Basilicata, spiegando che “le acque del lago non sono mai state utilizzate per scopi irrigui, ma solo per le aree industriali. Considerando che l’apporto idrico del lago è sempre stato abbastanza modesto”.
Nel 2018 l’Asi Potenza “ravvisa la necessità di intervenire su tutte le opere che riguardano l’invaso, allo scopo di aumentarne la capacità idrica e nel contempo ottenere l’autorizzazione all’invaso sperimentale”. Nel progetto dell’ingegner Scavone di “efficientamento delle opere di presa e adduzione. Sistemazioni spondali dell’invaso. Completamento opere diga. Controllo e video sorveglianza sbarramento”, sono stati previsti interventi specifici. Risolutori delle criticità. Innanzitutto la sostituzione in più parti dell’impermeabilizzazione della diga, “lavorazione necessaria ad assicurare la tenuta idraulica del corpo diga”. Poi il “contenimento della vegetazione a ridosso del corpo diga. Vegetazione che”, si spiega nella Relazione tecnica, “allo stato attuale, impedisce alla strumentazione di monitorare quotidianamente le condizioni di stabilità della diga”. Ancora si prevede “la posa di pompe di sollevamento, in sostituzione di quelle esistenti, obsolete e non più funzionanti” e la “sostituzione di tre assestimetri, cioè misuratori di cedimenti oppure assestamenti, sul corpo diga”. Infine la “realizzazione di una condotta di circa 830 metri, necessaria a collegare la parte a ridosso del corpo diga con l’impianto di sollevamento già esistente la cui quota è superiore al piede della diga”.
Ad agosto 2018 gli interventi vengono ammessi a finanziamento di 900mila euro nell’ambito dell’Accordo di programma tra Regione Basilicata l’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia (EIPLI), l’Asi Potenza, il Consorzio di Sviluppo industriale della provincia di Matera e il Consorzio di Bonifica della Basilicata. A luglio 2019 il Progetto ottiene dal Dipartimento Ambiente ed Energia della Regione Basilicata parere favorevole di Valutazione d’Incidenza, anche se con alcune prescrizioni. A gennaio 2020 il Consorzio Asi Potenza inoltra all’Ufficio dighe il progetto con la richiesta di approvazione. Ma nel frattempo Asi Potenza è posto in liquidazione e sostituito nelle funzioni dall’Ente di Governo per i rifiuti e le risorse idriche di Basilicata (Egrib). Al quale, ad aprile 2021, la Giunta regionale attribuisce lo stanziamento per i lavori progettati.
Non è l’unica novità. Ad ottobre 2021 il Comitato di Coordinamento e monitoraggio regionale stabilisce che Egrib può variare il progetto. Ma anche “rimodulare il quadro economico che dovrà essere riapprovato dall’Ufficio ciclo dell’acqua”, scrive a ilfattoquotidiano.it la Segreteria di Egrib. Risultando evidente “che è necessario reperire nuove risorse al fine di finanziare e completare tutti i lavori riguardanti l’invaso di Pantano per superare le limitazioni imposte dalla Direzione Generale per le Dighe e sfruttare la totalità della capacità di invaso della diga”. A luglio 2022 l’Ufficio Tecnico per le Dighe di Napoli presso il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile concede il nulla osta. Ma continua a mancare la copertura economica.
Così Egrib scrive che “… dal progetto originario sono stati esclusi gli interventi sul corpo diga, che saranno oggetto di un successivo finanziamento”. E spiega che “dovendosi coordinare un eventuale intervento sul manto con la rivalutazione sismica della diga con gli eventuali conseguenti interventi, il finanziamento esistente non può coprirne le spese. Né della verifica sismica, nè della rivalutazione idrologica-idraulica dello sbarramento”. Si giunge a dicembre 2022 termine entro il quale si era fissato l’affidamento dei lavori, senza che la Regione provveda ad assegnare nuove risorse. L’atto conclusivo a dicembre 2023 quando la Giunta regionale dispone il definanziamento dell’intervento. Intanto la crisi idrica prosegue.
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