Percepì 100 mila euro senza titolo. La Cgil: «Il dirigente deve restituirli»
La linea di Roma, dopo la relazione degli ispettori, è chiarissima: le somme percepite in violazione del regolamento interno e dello statuto vanno restituite, ed integralmente, alla Cgil. Nessuno sconto.
È stato il giorno della verità, lunedì 9 dicembre, per il caso che sta squassando da due mesi la Cgil trevigiana e veneta, dopo la documentatissima denuncia di un corvo: nella sua lettera anonima, poche pagine di testo e molte di allegati, avvisava i responsabili delle altre Camere del lavoro del Veneto che a Treviso un sindacalista veterano percepiva da quasi 15 anni, come responsabile di una controllata che gestisce gli immobili del sindacato, un secondo compenso, oltre a quello per il suo incarico di dirigente del sindacato rosso di via Dandolo, che ha creato per anni e anni un cumulo non consentito.
La decisione dei vertici nazionali, sulla base della relazione (altrettanto puntuale e documentata, dicono) degli ispettori è stata definita lunedì mattina a Mestre in una direzione regionale convocata dalla segreteria veneta Tiziana Basso, che del resto se ne era fatta garante sin da quando il caso era esploso con i responsabili regionali delle diverse categorie. Significativo che ieri mattina fosse presente Gino Giove, segretario organizzativo nazionale, braccio destro del leader Maurizio Landini, che sul punto sarebbe fermissimo. Ma fermezza e rigore sarebbero stati invocati anche da diversi esponenti di altre province venete e dalla Fiom.
Sul summit di Mestre, le bocche sono cucite, e nulla è trapelato. Lunedì, poi, dopo pranzo, Basso ha raggiunto la sede trevigiana di via Dandolo, per annunciare la decisione alla direzione provinciale la linea decisa dai vertici.
E se a Mestre il clima era teso, a Treviso la temperatura è stata rovente. I bene informati dicono si sia sfiorato lo scontro fisico, per l’altissima tensione: erano presenti il segretario provinciale Mauro Visentin, così come il sindacalista coinvolto, che ha dunque appreso in diretta la notizia.
E la sua reazione, come quella del fronte delle “colombe”, fa capire che sulle modalità e sugli importi (siamo oltre i 100 mila euro, forse 120 mila) della restituzione non c’è ancora alcuna decisione ufficiale. Pare che ci sia stato chi, per ammorbidire la vicenda e ricomporla, abbia suggerito la soluzione di una restituzione volontaria con ammissione dell’errore da parte dell’apparato trevigiano. Ma sul punto Basso ha ribadito la violazione reiterata delle norme interne.
E questo apre il secondo fronte della vicenda: chi ha creato le condizioni per il cumulo di stipendi? C’era chi doveva vigilare? Su questo si pronuncerà la commissione di garanzia, cui è stata trasmessa la relazione degli ispettori
Ce n’è anche un terzo, a voler guardare a fondo della vicenda: il sindacalista ha agito secondo contratti ed accordi legittimati, tant’è vero che la prassi durava da tre lustri. Né appropriazione indebita, né estremo penale. Peraltro, la creazione della controllata, a suo tempo, era stata decisa dalla Cgil per tutelarsi.
In ogni caso, la vicenda lascia una Cgil lacerata, con mille