Aggrediscono e picchiano le vittime per poi derubarle: fermati per rapina e lesioni
Il pedinamento, poi l’agguato in via Settefontane con la richiesta insistente di soldi. Quindi i pugni, sferrati ripetutamente. E quando la vittima – un giovane – era ormai inerme, per terra, il furto. Era il 26 ottobre dell’anno scorso: l’episodio ora è finito in tribunale. È ancora la zona vicino a Barriera Vecchia, dunque, ad aver fatto da sfondo all’ennesima rapina violenta.
L’imputato si chiama Cheikh Maissa Diagne Maiga: è un venticinquenne originario del Senegal. Risulta detenuto in carcere al Regina Coeli di Roma. Lo difende l’avvocato Alberto Fortino del Foro della capitale. Ma le udienze per far luce fino in fondo sul fatto saranno celebrate nelle aule giudiziarie di Trieste: la prima, per la discussione davanti al gup Luigi Dainotti, è già programmata per il prossimo 8 gennaio.
Nel frattempo ci sono gli elementi raccolti nell’indagine della Procura che riferiscono di un vero e proprio pedinamento in strada, senza che la vittima se ne rendesse conto. Il venticinquenne senegalese, dopo aver inseguito l’altro ragazzo lungo via Settefontane, lo aveva fermato pretendendo che gli consegnasse immediatamente i soldi che teneva con sé in portafoglio. Dinnanzi al suo rifiuto, l’aggressore aveva iniziato a colpire il giovane con alcuni pugni, facendolo cadere rovinosamente sull’asfalto. A quel punto gli ha sfilato dalle tasche il cellulare, il bancomat e una carta prepagata. Ma entrambe erano vuote.
Poco dopo la vittima era stata soccorsa e portata in ospedale a Cattinara, dove erano stati diagnosticati un trauma cranio-facciale, ferite e contusioni al volto. I traumi erano stati giudicati guaribili in una quindicina di giorni. Nell’udienza fissata a gennaio l’imputato dovrà rispondere di rapina e di lesioni personali aggravate.
Il secondo episodio
È invece già stato rinviato a giudizio davanti al tribunale collegiale il diciannovenne nato in Egitto ritenuto l’autore di un’altra rapina avvenuta a Trieste, in questo caso lo scorso 10 aprile. L’imputato, che in quell’occasione era finito in arresto grazie al tempestivo intervento delle volanti della Polizia di Stato, è Mohamed Amer Hemida Abdelghaffar; è difeso dal suo legale di fiducia, l’avvocato Martino Benzoni del Foro di Udine. Il giovane aveva aggredito un uomo prima minacciandolo a parole e poi brandendo un giunto per ponteggi in acciaio.
La vittima aveva subito consegnato al rapinatore due banconote da 10 euro, cioè quanto aveva in tasca in quel momento. Ma il diciannovenne, anziché andarsene via con i soldi, aveva picchiato l’uomo scaraventandolo a terra. Poi gli aveva rubato il cellulare.
Il giovane straniero, poco dopo, era stato individuato dalle volanti della Polizia. Gli agenti lo avevano quindi identificato. Ma il diciannovenne, anziché dare le proprie generalità, aveva fornito una data di nascita sbagliata e un nome falso dicendo di chiamarsi «Mohammed Amir». I successivi accertamenti degli agenti della Questura lo avevano presto smascherato. L’aggressore era stato arrestato in flagranza di reato.
Il diciannovenne risulta rinviato a giudizio; è atteso in udienza per rispondere della rapina, ma anche della falsa identità dichiarata ai poliziotti, cioè a dei pubblici ufficiali. L’imputato comparirà in aula, come detto in composizione collegiale, il prossimo 13 febbraio. s