Questa volta è stato bloccato un IP su cui “girava” il giornale online DDay
La notizia, ormai, non sorprende più. Purtroppo. Ancora una volta, infatti, il sistema Piracy Shield è andato a colpire indiscriminatamente un indirizzo IP su cui “giravano” moltissimi siti. Tra questi – ed è questa la “novità”, nel senso che è accaduto per la prima volta – anche quello di una nota testata online. Parliamo di DDay, giornale che si occupa di tecnologia che in passato, spesso e volentieri – esattamente come Giornalettismo e altre testate telematiche che si occupano di digitale – ha raccontato le storture della piattaforma anti-pirateria gestita da Agcom e che si basa sulle segnalazioni provenienti da Dazn, Sky e Lega Serie A.
LEGGI ANCHE > Ora il Piracy Shield ha iniziato a bloccare anche gli IP dei siti di news
Lunedì sera, mentre era in corso il posticipo della 15^ giornata di Serie A tra Monza e Udinese, una segnalazione (i diritti di trasmissione li aveva, in esclusiva, Dazn) è arrivo il blocco.
Confermo… pic.twitter.com/TGGMkwyxtz
— Andrea Mennillo (@handymenny) December 9, 2024
Non totale del sito, ma parziale. Il motivo? A essere segnalato – presumibilmente per via della segnalazione di trasmissioni pirata all’interno di quell’indirizzo Internet Protocol – e bloccato è stato un IP del nodo milanese (casualmente si tratta della stessa zona in cui era avvenuto il blocco, a ottobre, della CDN su cui “girava” Google Drive) della Content Delivery Network su cui si appoggia DDay.
DDay, la testata online oscurata dal Piracy Shield
Dunque, non tutti gli utenti non hanno potuto accedere ai contenuti pubblicati dalla testata online diretta da Gianfranco Giardina, ma solo una parte.
«Disservizi a singhiozzo (altrimenti non stareste leggendo questo articolo), che affliggono solo alcune sessioni, che vanno in timeout – si legge nell’approfondimento pubblicato dalla stessa testata -. Le verifiche da parte nostra e dei nostri partner sono ancora in corso e abbiamo aperto un ticket al fornitore della CDN. Nel frattempo chiediamo scusa ai nostri lettori che dovessero aver incontrato disagi per questo blocco».
Resta, comunque, il danno provocato. Quel colpo inferto – non volontariamente (ma questa non è una giustificazione, ma solo la rappresentazione plastica delle storture di questo sistema e della legge che lo ha istituito) – a un giornale online dovrebbe far riflettere l’Autorità che gestisce il tutto (Agcom) e i legislatori.
Legislatori che hanno prodotto una legge (sia chi l’ha scritta, sia chi l’ha approvata a larga maggioranza) che dimostra come non si conosca il funzionamento di internet. Infatti, come detto, a essere colpito non è stato l’IP principale, ma uno secondario. Quello utilizzato dalla CDN utilizzata da DDay – probabilmente – per la gestione load balancing, come spiegato dallo stesso direttore della testata.
Il danno e la beffa
Ed ecco il punto focale: la legge è stata scritta da chi non conosce internet. Ed è stata anche modificata, in modo peggiorativo, dimostrando tutte le lacune in materia. Oggi è toccato, per la prima volta, a una testata online. In futuro potrebbe toccare anche ad altri portali a uso e consumo del cittadino. Come già dimostrato con il caso Google Drive. E dovrebbero sollevare gli scudi tutti coloro i quali lavorano attraverso internet, compresi i giornali: un blocco, seppur temporaneo, porta a mancati accessi e, di conseguenza, un minor numero di visualizzazioni che si traduce in un mancato guadagno economico. Ma alla politica di tutto ciò non importa nulla?
L'articolo Questa volta è stato bloccato un IP su cui “girava” il giornale online DDay proviene da Giornalettismo.