I carabinieri del Corvetto indagati per falso
La morte di Ramy Elgaml si colora di nuovi dettagli. La Procura di Milano ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati un altro dei due carabinieri coinvolti nella morte del diciannovenne egiziano che era bordo dello scooter, guidato dal ventiduenne Fares Bouzidi durante l’inseguimento di 8 chilometri dello scorso 24 novembre. Uno dei carabinieri, quello al volante, è già indagato per concorso in omicidio stradale, insieme con lo stesso Fares (risultato positivo al thc, principio attivo degli spinelli). Ora si aggiungono nuove accuse per le forze dell’ordine. I due carabinieri devono rispondere di falso, frode processuale e depistaggio. Le accuse di falso riguarderebbero il verbale dell’arresto per resistenza a carico di Bouzidi. A quanto pare, nel testo, infatti, non si sarebbe minimamente fatto riferimento al presunto impatto tra la gazzella dei carabinieri e lo scooter. In questo modo ci sarebbe stato una sorta di favoreggiamento a favore del collega che stava guidando l’auto. E poi ci sarebbe il depistaggio, perché uno dei testimoni ascoltati la scorsa settimana ha spiegato di essere stati costretti dagli stessi carabinieri a cancellare il video dell’incidente. A quanto pare, secondo quanto sostiene sempre la difesa di Bouzidi, il ragazzo ascoltato dai magistrati aveva ripreso le immagini dell’inseguimento come della collisione dei due mezzi, che sarebbe stato determinante, sempre secondo la difesa, per la caduta di Ramy.
La scorsa settimana doveva essere ascoltato dal gip il ventiduenne che guidava lo scooter. Ma era appena uscito dall’ospedale e l’avvocato Debora Piazza ha chiesto di rinviare nelle prossime settimane. Il ragazzo sta ancora male. Ma nel frattempo il suo avvocato ha iniziato una dura battaglia in Procura chiedendo di poter visionare al più presto sia lo scooter sia l’auto dei carabinieri. Una prima istanza della difesa era stata respinta il 3 dicembre dal pm Marco Cirigliano, che sta svolgendo le indagini. Ora l’avvocato Piazza sostiene la necessità di visionare l’auto per valutare - dal proprio punto di vista - la compatibilità degli eventi descritti con le condizioni dei veicoli, anche ai fini delle indagini difensive e per assumere elementi utili nella proposizione di denuncia querela da parte del Bouzidi per le lesioni patite. Secondo il legale, «non si vede come l’iscrizione nel registro degli indagati di un appartenente all’Arma dei carabinieri», si legge ancora nell’istanza che risponde alle argomentazioni del pm, «dovrebbe non consentire nell’immediato l’accesso dei difensori alle cose oggetto del sequestro».
I legali fanno riferimento anche alle dichiarazioni di un testimone che ha parlato di un «impatto» tra l’auto dei carabinieri e lo scooter. «È proprio la delicatezza del procedimento a cui ha fatto riferimento il pm ch dovrebbe imporre una piena tutela del diritto delle parti».
Nel provvedimento con cui negava di analizzare le cose sequestrate, il pm aveva scritto che c’erano «gravi motivi» per cui non era possibile l’accesso, tra i quali il fatto che un carabiniere fosse indagato, il rilievo mediatico e i problemi di ordine pubblico al Corvetto, il quartiere di Ramy. Non solo. Viene chiesta al gip la possibilità di esaminare «l’autoradio della Legione Carabinieri Lombardia-Nucleo Radiomobile denominata “Volpe” nonché il luogo dove sono stati custoditi lo spray urticante e la catenina di colore giallo, al fine di poter fotografare ed esaminare tutto il materiale». Non solo. Secondo l’avvocato Piazza, la catenina danneggiata ritrovata nel borsello di Bouzidi non sarebbe il risultato di un furto. Sarebbe in realtà dello stesso Fares che non la teneva al collo perché spesso si rompeva. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha incontrato a Palazzo Marino, sede del Comune, i familiari di Ramy. Durante l’incontro Sala, come spiega una nota, «ha voluto esprimere vicinanza alla famiglia per il grande dolore e ha ribadito l’apprezzamento per i toni di grande responsabilità, attenzione e attaccamento alla comunità milanese espressi dal padre nei giorni successivi alla tragedia». Nelle prossime settimane in Procura saranno ascoltati anche gli stessi carabinieri, che forniranno la loro versione dei fatti. Nelle ore successive all’incidente era stata la polizia locale a parlare di un possibile impatto accidentale tra i due mezzi. Poi toccherà allo stesso amico di Ramy raccontare perché avevano deciso di scappare dalle autorità e perché guidava senza patente, con addosso 1.000 euro in contanti. Dubbi che fino a questo momento non sono ancora stati chiariti. E che toccherà alla Procura diradare al più presto.