“Date un tapiro a Ranucci”: monta la protesta contro Report per il giornalismo spazzatura
Striscia la notizia anziché il Tapiro dovrebbero assegnare il “Sigfrido d’Oro”, propone una lettrice del Corriere nella rubrica di Aldo Grasso indicando proprio il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci come personaggio simbolo della figuraccia barbina. Un altro lettore evidenzia invece che Report di Raitre, partita dalle inchieste poderose di Milena Gabanelli ha avuto un declino inarrestabile e una deriva che la fa somigliare più alla trasmissione di Antonio Ricci che al modello di giornalismo che vorrebbe contrabbandare.
Lo stesso Aldo Grasso puntualizza che il combinato disposto di Report sia piuttosto una somma: non solo Striscia ma anche Le Iene. Con la sostanziale differenza che le trasmissioni Mediaset non godono del finanziamento pubblico.
Aldo Grasso: non è giornalismo, contro Sangiuliano una mascalzonata
Lo stesso critico televisivo del Corriere della Sera ha riservato un articolo ferocissimo contro la trasmissione di Ranucci, all’indomani del servizio che ha diffuso l’audio della telefonata tra la giornalista Rai Federica Corsini e il marito Gennaro Sangiuliano. «Ma è giornalismo del servizio pubblico mandare in onda una conversazione tra una moglie furibonda perché tradita e un marito che accampa scuse? E’ uno scoop o solo una mascalzonata?».
Date un tapiro a Ranucci: il conduttore di Report incarna la tv trash
Aldo Grasso punta il dito contro la «vergognosa inchiesta di Luca Bertazzoni, non nuovo a questi “servizi”. Sto parlando di un ex ministro che non avrebbe dovuto fare il ministro e di una sua ex collaboratrice; di un ex ministro che, complice il direttore del Tg1, ha scritto una delle più brutte pagine di quella testata; di un ex ministro che si dice affranto, voglioso di scomparire e di fare il dipendente anonimo della Rai, chiuso in un archivio, e poi (in tanta afflizione d’animo) ti scodella subito un libro su Trump e va in giro a presentarlo. Per non parlare di lei, della signora dal discusso rapporto col ministero della Cultura». Non è la prima volta che Grasso critica il programma. L’ultima fu per difendere il successore di Sangiuliano, il ministro Alessandro Giuli su cui era stato fatto del «dileggio all’olio di ricino».
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