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Attenti al vostro SPOF

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Una delle grandi preoccupazioni di chi si occupa di cyber security sono gli SPOF, che per esteso significa Single Point of Failure, ovvero quell’unico oggetto (qualsiasi esso sia) da cui dipendono le sorti di un intero sistema e, nello specifico, mi riferisco alla vostra vita e, probabilmente, lo avete adesso tra le mani. Lentamente, ma inesorabilmente, lo smart phone si sta trasformando nel vostro SPOF. Il pensiero lo avevo da un pezzo, ma una piccola conferma l’ho avuto pochi giorni orsono quando sono entrato in un bar a prendere una bottiglietta d’acqua e sono stato colpito dall’interminabile coda di clienti alla cassa. Erano tutti in attesa che il black out che aveva afflitto il locale terminasse, perché nessuno aveva contanti, ma soltanto carte di credito, e tutte salvate nel proprio smart phone. Ho fatto il mio acquisto, saltato la coda e pagato con una simpatica banconota che tenevo in tasca. Uscendo mi sono immaginato una strana storia ambientata in un futuro “molto vicino”, anzi quasi presente. Siete in viaggio in auto diretti verso quella che si prospetta come la grande occasione della vostra vita. I primi due colloqui sono andati bene, anzi benissimo, e oggi dovete incontrare l’amministratore delegato che, non avete dubbi, vi investirà del ruolo di direttore generale. Ancora un centinaio di chilometri e sarete sul posto. Siete in anticipo e in riserva, ma a pochi chilometri un’area di servizio vi attende, un’occasione per prendere un caffè. Scendete dall’auto e cogliete l’occasione per dare un’occhiata ai vari messaggi. Tra le tante notifiche che vi appaiono sullo smart-phone notate anche quella dell’app con cui gestite l’antifurto di casa. E’ necessario aggiornarla perché in caso contrario potreste non riuscire a connettervi al sistema. Riflettete per un istante: la batteria è al cento per cento perché si era ricaricata durante il viaggio, quindi siete tranquillo. Pagate il caffè e quindi lanciate l’aggiornamento, tanto “richiederà pochi minuti”. Risalite in auto e fate rotta verso il distributore. In quel momento tirate fuori dalla tasca lo smart phone che vi servirà per pagare, ma scoprite che l’aggiornamento è ancora in corso. I minuti passano e iniziate a essere nervoso perché adesso siete puntuale e non in anticipo. Il dispositivo vi annuncia che si riavvierà per completare l’installazione, ma qualcosa sembra non funzionare, il “poverino” tenta di ripartire ma non c’è verso. Prendete una decisione radicale: lo spegnete e lo riaccendete, ma non accade nulla, lo schermo resta nero. Improvvisamente scoprite di avere una serie di problemi. Il primo: come pagare il carburante. Il secondo: come arrivare a destinazione visto che non avete più il navigatore. Il terzo: come avvisare il vostro interlocutore considerando che adesso siete in ritardo. Il panico fa capolino nella vostra mente. Fate un respiro profondo e considerando che le carte di credito fisiche sono nel cassetto di casa, vi frugate le tasche alla disperata ricerca di contanti. Purtroppo nulla, poi avete un’improvvisa folgorazione, perché sapete che in uno scomparto dell’auto si trovano da tempo immemorabile alcune monetine. Racimolate otto euro e 70 centesimi. Fate il misero rifornimento, ma secondo la vostra auto dovrebbe bastare a raggiungere la meta. Il ritardo è arrivato a quota trenta minuti. Ripartite in modalità “Formula 1”. Avete recuperato parecchio e sapete quale è l’uscita della tangenziale che vi porterà alla meta. Una volta in città farete alla vecchia maniera e chiederete informazioni a qualche anima pia. Imboccate l’uscita alla stessa velocità con cui Verstappen entra ai box ed è qui che vi aspetta la vostra nemesi: la polizia stradale. A evitare di investire gli agenti ci pensa la vostra auto intelligente, ma per tutto quello che accade dopo non può aiutarvi. Accadono due cose. La prima: non potete mostrare la patente perché avete con voi soltanto quella digitalizzata nel vostro smart phone. La seconda: avete quasi investito il poliziotto e questo vale la confisca dell’auto. Ci vuole un’ora per uscire con le “ossa rotte” dalla situazione (multa, verbale, sequestro) e a convincere i poliziotti a chiamarvi un taxi (non avete modo di farlo e pietosamente decidono di non lasciarvi a piede in mezzo al nulla). Con ormai quasi due ore di ritardo vi consolate pensando che almeno il taxista sa come portarvi a destinazione. Finalmente siete arrivati alla meta, ma in quel preciso momento vedete l’auto con a bordo l’amministratore delegato che lascia l’azienda e contemporaneamente il taxista vi annuncia che gli dovete 120 euro. La giornata si prospetta decisamente lunga. In altri tempi qualcuno vi avrebbe detto che una perturbazione nella rete delle relazioni vi ha rivelato la “mondità” del mondo. Dasein.

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