Guerra tra Russia e Ucraina, per la prima volta la Gran Bretagna ammette: “Operazioni segrete della nostra intelligence”
I servizi segreti britannici hanno condotto operazioni segrete nell’ambito del conflitto ucraino. Lo ha rivelato lo stesso direttore del SIS, il Secret Intelligence Service, in un discorso presso l’Ambasciata britannica a Parigi lo scorso 29 novembre, 120 anniversario dell’Entente Cordiale franco-britannica.
Come si legge nella trascrizione pubblicata sul sito del governo britannico, nel suo discorso Sir Richard Moore ha celebrato la cooperazione fra i servizi di intelligence francesi e quelli britannici con un lungo excursus storico, fino ad affermare: “Dopo la guerra, l’SOE fu integrato nel SIS, e custodiamo con orgoglio la nostra eredità di azioni segrete, che manteniamo viva oggi aiutando l’Ucraina a resistere all’invasione russa”.
Si tratta della prima ammissione ufficiale della presenza di agenti dell’intelligence britannica nel conflitto ucraino. Cosa si intende per “operazioni segrete” o “covert action”?
Il ricercatore Tom Griffin, specializzato in storia dei servizi segreti, ci spiega: “Fondamentalmente significa utilizzare metodi d’intelligence per ottenere risultati specifici, invece di limitarsi a raccogliere informazioni”. E cita la definizione ufficiale comunemente accettata, tratta dal volume Silent Warfare: Understanding the World of Intelligence di Abram Shulsky e Gary J. Schmitt: “L’azione segreta, nel lessico dell’intelligence statunitense, si riferisce al tentativo di un governo di perseguire i propri obiettivi di politica estera attraverso attività segrete volte a influenzare il comportamento di un governo straniero o eventi e circostanze politiche, militari, economiche o sociali in un paese straniero.”
Non sappiamo a cosa si riferisse nello specifico Sir Moore, ma le parole utilizzate, e attentamente calibrate, non sembrano escludere operazioni in territorio russo. È di particolare significato il riferimento esplicito al SOE, lo Special Operation Executive, unità d’élite storicamente associata ad attività paramilitari.
L’ammissione ha sorpreso anche gli addetti ai lavori. Rory Cormac, docente di Relazioni internazionali all’Università di Nottingham specializzato proprio in operazioni segrete, ha commentato così la notizia in una email a Fatto: “Ho trovato anch’io quella frase assolutamente affascinante e cercavo di capire perché l’avessero inclusa. La mia ipotesi migliore è che sia un segnale di determinazione rivolto alla Russia e, altrettanto importante, ad altri pubblici che potrebbero essere indecisi, per mostrare che il Regno Unito dispone di certe capacità e non ha paura di usarle”.
La notizia è passata praticamente inosservata sulla stampa britannica. Solo il Telegraph ha titolato sulla covert action, mentre l’Independent vi ha dedicato solo un passaggio in un articolo sulla reazione all’aggressività russa. Che invece sta mobilitando tutto l’apparato difensivo britannico: il 4 dicembre, nella sua relazione annuale al RUSI, il Royal United Services Institute, il capo di Stato maggiore della Difesa ammiraglio Tony Radakin ha aperto il suo intervento con questa premessa: “Innanzitutto, il mondo è cambiato. Il potere globale si sta spostando e siamo entrati in una terza era nucleare. L’era della competizione tra Stati prevalentemente attraverso la geo-economia è passata a una rinascita della geo-politica. E durerà decenni”, per proseguire auspicando un rafforzamento militare in patria e all’estero contro la minaccia dei ‘regimi ostili di Mosca, Tehran and Pyongyang”.
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