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Le urne caldissime del Consorzio Piave, domenica 15 dicembre al voto in 242 mila. La guida e i retroscena

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L’irrigazione dei campi e la tenuta delle sponde. Gli investimenti e le strategie per difendersi dal cambiamento climatico. Gli spettri delle bombe d’acqua e delle alluvioni sempre più frequenti.

C’è tutto questo – e altro ancora – nella partita elettorale del Consorzio di bonifica Piave, che domenica 15 dicembre rinnova l’assemblea dei 20 eletti, che dovrà poi votare il nuovo presidente.

L’uscente è Amedeo Gerolimetto. Non è una tornata come le altre, e Treviso si conferma sui generis.

Le tre liste

Il blocco Coldiretti- Confagricoltura - Cia si divide (da un lato Coldiretti per il Piave, dall’altro Acqua Territorio Comunità con i loghi delle altre due associazioni), mentre spunta la terza e inattesa lista Acqua di Marca, con ex soci e nomi illustri di Coldiretti, leghisti, candidati di area ambientalista o vicini al centrosinistra. Trasversalità che si oppone al monopolio, in particolare di Coldiretti in maggioranza assoluta, cui non sarebbero estranei né i danni delle recenti alluvioni, specie in Castellana, né lo stallo postpandemico del Consorzio, rimasto senza risorse per completare l’ammodernamento dei sistemi irrigui, da quelli a scorrimento a quelli a getto, più efficienti.

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Quanti consiglieri riusciranno ad eleggere, i “ribelli” guidati da Davide Rosin? Previsioni difficili, acuite d a un contesto di nervosismi incrociati e dalla voglia di pesarsi delle grandi sigle. Sintomatico che stavolta la politica ci metta del suo. La Lega di Stefani è apertamente in campo; il Pd trevigiano lancia un appello al voto («fa bene all’ambiente e alla democrazia, lo si faccia in modo convinto e consapevole)», senza indicazioni («Ogni lista ha candidati all’altezza»), in nome «dell’efficienza idrica prioritaria per il mondo agricolo». E i sindaci di centrodestra battono i territori.

Certo, quando a decidere chi governa un ente con oltre 20 milioni di fatturato e 150 dipendenti, di cui 20 ispettori, è il 2% (4 mila votanti nel 2019 su oltre 200 mila aventi diritto) di un corpo elettorale diviso per censo, è chiaro che ci sono sterminati campi da... arare, per chi cerca consensi.

Coldiretti per il Gerolimetto bis

Coldiretti lancia subito il Gerolimetto bis. «Ci sono ampi margini per ricongiungersi dopo le urne, spiace vedere invece un’accozzaglia di persone, capeggiata da chi pensa al consorzio solo come sua proprietà, mentre chi lo amministra deve pensare al solo interesse di chi usa l’acqua per un settore primario come l’agricoltura», dice Giorgio Polegato, il presidente provinciale, «In questi 5 anni il Consorzio ha fatto tutto il necessario per dare risposte concrete. Nel 2022 ha risposto alla siccità, e nessuno è rimasto senz’acqua, poi l’aumento dei costi per l’energia ha messo a dura prova le casse. Ma i progetti ci sono, tutti cantierabili, per oltre 100 milioni. Vero, si sperava nei fondi del Pnrr, ma dopo le feste, è stato assicurato dalla Regione, arriveranno 20-25 milioni, vitali per efficientare e rendere capillare l’irrigazione poi certo, le rive sono un altro capitolo, anche lì servono fondi per riparare le devastazioni delle nutrie».

Le voci di Cia e Confagricoltura

Salvatore Feletti, presidente della Cia (2 seggi nel direttivo uscente), sottolinea l’impegno costruttivo della sua associazione: «Liste divise? Stavolta, senza posti garantiti, ci sarà maggiore sensibilizzazione per un maggiore afflusso alle urne», premette, «Una maggiore identità ed autonomia non fanno male, non siamo mai stati per le contrapposizioni per ma essere propositivi: stimoli e progetti migliorano la governance. Gerolimetto? Ha fatto il suo lavoro, vedremo i risultati poi lavoreremo per la massima sinergia, i litigi non fanno bene agli agricoltori, così come ci si dovrà rapportare meglio con la politica e fare un salto di qualità in termini di flessibilità. Da un anno all’altro si passa dalla siccità a rischio di finire tutti sommersi. E questo chiama alla massima compartecipazione».

Diplomatico anche Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, numero uno di Confagricoltura (6 consiglieri uscenti): «Le priorità sono gli investimenti, la tecnologia per evitare sprechi e massimizzare l’efficienza», spiega, «il fatto che ci siano due liste è un bene, aumenta la democrazia, può crescere la partecipazione. Fermenti e malesseri? Non nella nostra associazione, casomai altrove. Noi crediamo sia importante riprendere gli interventi concreti a beneficio del settore, senza dimenticare i risvolti sul fronte del cambiamento climatico che impongono a loro volta il miglior impegno delle risorse. Il nuovo presidente? Il 15 sera avremo i risultati, il nostro obiettivo è operare nella massima collaborazione per il bene dell’agricoltura, anche alla luce dell’ultimo mandato».

Le presentazioni e le riunioni degli ultimi giorni hanno finito per aumentare la tensione, e le inconsuete attenzioni della politica hanno fatto il resto. Ad esempio, Coldiretti non ha affatto gradito i toni (riferiti) di alcune riunioni della terza lista. A conferma che il mondo agricolo trevigiano, e non da oggi, è assai inquieto.

Dove, quando e come si vota

Il Consorzio Bonifica Piave comprende 89 comuni trevigiani e 3 veneziani, su un territorio che supera i 1.900 km quadrati.

Domenica 15 si voterà dalle 8 alle 20 (con un documento di identità e l’avviso del Consorzio), in 73 seggi elettorali (vedi elenco sul sito consorziopiave.it/speciale-elezioni-2024/). Sono elettori tutti i 242.708 contribuenti del Piave, suddivisi in tre fasce: 199.611 di fascia 1 (canone versato fino a 71 euro annuo); 34.844 di fascia 2 (da 72 a 318 euro), 8.253 di fascia 3 (dai 319 euro in su). Nel direttivo da 20 posti, otto sono riservati agli eletti di fascia 2 e di fascia 3, gli altri 4 alla fascia 1. Il direttivo uscente aveva 12 seggi per rappresentati di Coldiretti, 6 di Confagricoltura e 2 di Cia.

Le frizioni, i sindaci invasivi e l’ombra di Romano

D’accordo: le liste separate fra Coldiretti e Confagricoltura/Cia sono nate quando è emersa la lista al di fuori delle categorie. Corsa separata per colpire uniti, si diceva una volta. Eppure, i bene informati giurano che la differenziazione, rispetto alla lista unitaria e bloccata del 2019, non risponda solo alla voglia di pesarsi delle associazioni, tanto più rispetto al colosso Coldiretti.

E che siano ancora vive le tossine delle ultime frizioni fra Coldiretti e Confagricoltura. Vedi quanto è avvenuto per la presidenza del consorzio Doc, dove Gallarati Scotti Bonaldi, numero uno di Confagricoltura, e presidente di Federdoc nazionale, non è approdato alla presidenza, dov’è salito un esponente voluto da Coldiretti. E ancora, il duello a distanza sulle quotazioni di uva e vino, che hanno visto Coldiretti e Confagricoltura scontrarsi apertamente. Certo conteranno le urne ed i pesi delle tre associazioni.

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La terza lista, ovviamente, non piace alle categorie, perché scompagina gli scenari consueti. Sintomatico che Polegato la chiami “lista Romano”, alludendo allo storico presidente oggi sindaco di Vedelago, e che accusi Romano di «considerare il consorzio come cosa sua». Il primo cittadino di Vedelago fa spallucce, caustico: «Ringrazio, magari avessi tutto questo potere....».

Altrettanto eloquente che da Coldiretti si levino forti segnali di insofferenza per l’ingerenza di politica e sindaci (anche leghisti), «manovre mai viste in precedenza». Nemmeno sullo sfondo, dicono che in Coldiretti stia venendo al pettine la divergenza fra chi segue il veleggiare verso FdI il leader Parandini è ministro del governo Meloni – ed il nocciolo duro storico ad alto tasso zaiano. Segno dei tempi.

L’uscente Gerolimetto: «Attenzione a meteo estremo e sprechi»

Tempo di elezioni, tempo di bilanci anche per il consorzio di bonifica Piave. Per la nuova governance sarà anche tempo di nuovi progetti per la sicurezza idraulica del territorio e per garantire le risorse idriche nei periodi di siccità. Il consorzio Piave oggi è presieduto da Amedeo Gerolimetto, classe ’56, di Castelfranco, assistito nella gestione dai colleghi amministratori e dalla direzione dell’ente. Alle elezioni di domenica 15 dicembre – 89 Comuni trevigiani interessati, tre veneziani – lo stesso Gerolimetto guida la lista 1 Coldiretti per il Piave, per la fascia 3 degli aventi diritto al voto (contributo al consorzio superiore ai 318 euro).

Eventi estremi

«È necessario essere pronti a intervenire con soluzioni che fronteggino quanto abbiamo visto in questi cinque anni, ossia gli eventi meteo estremi. Nel 2022 non sapevamo come garantire l’acqua irrigua per tutti e nel 2024, drammaticamente, ci siamo ritrovati a fare i conti con allagamenti ripetuti e spesso sulle stesse aree», esordisce il numero uno della bonifica trevigiana, «due aspetti, apparentemente contrapposti, che ormai appartengono alla quotidianità del nostro lavoro.

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Sul fronte della disponibilità idrica, è costante l’impegno del consorzio nel ricercare di mantenere, in accordo con Regione Veneto e autorità di distretto delle Alpi orientali, l’alimentazione delle grandi reti derivate con acqua del Piave». Del resto l’acqua nelle nostre città, come Castelfranco o Treviso, esiste perché secoli fa i nostri avi scavarono una fittissima rete di canali che conducono l’acqua del Piave nell’alta pianura trevigiana, luogo fatto di terreni aridi e ghiaiosi che per loro natura possono essere coltivati solo in presenza delle reti irrigue strutturate gestite dal consorzio.

In agricoltura

«Per continuare a dare servizio irriguo all’agricoltura è necessario utilizzare metodi irrigui più efficienti, come l’irrigazione a goccia, e ridurre ogni tipo di spreco e uso ingiustificato», prosegue l’attuale presidente Gerolimetto, «d’altro canto ora la priorità è cercare ogni soluzione volta a incrementare la sicurezza idraulica in un territorio che è tornato a mostrarsi fragile per eventi di intensità sempre maggiore. Anche in questo caso è fondamentale la collaborazione con le autorità idrauliche e le amministrazioni locali, in particolare con i Comuni colpiti dai fenomeni alluvionali. Operando a stretto contatto con le altre istituzioni, il nostro obiettivo è ricercare la sicurezza idraulica dei territori, ma anche diffondere l’attenzione alle problematiche idrauliche. Abbiamo progetti pronti per diverse decine di milioni di investimento che servono per mettere in sicurezza i territori e i centri urbani che anche recentemente sono stati allagati».

In ballo anche progetti di trasformazione irrigua. «Ad esempio a Vedelago riguardano 2.200 ettari che si aggiungono ad altri 5.500 del Montebellunese, Trevignano e Paese. Un ulteriore progetto esecutivo coincide con l’impermeabilizzazione dei canali principali: Ponente, Derivatore Brentella, Emanuele Filiberto. Un progetto molto esteso e complesso per la quantità di canali interessati che raggiunge un importo totale pari a 27 milioni di euro», conclude Gerolimetto. I numeri del consorzio di bonifica Piave fanno capire quanto sia massiccia l’opera dei tecnici per la manutenzione, sorveglianza, interventi straordinari.

I progetti

Quanto alla difesa idraulica – ossia il complesso di azioni preventive finalizzate a contenere il rischio di esondazione di torrenti e scoli per le abbondanti precipitazioni – il territorio trevigiano può annoverare nel complesso 38 casse d’espansione che possono garantire oltre tre milioni di metri cubi disponibili all’accumulo delle acque di piena, assicurando una valvola di sfogo, in caso di criticità, a protezione dei territori a valle.

Per l’irrigazione, invece, è attivo un enorme reticolo di canali che permettono la fertilità a oltre 50 mila ettari, fra le colline e la linea delle risorgive a Nord di Treviso.

La produzione di energia rinnovabile, inoltre, è un’altra attività su cui il consorzio Piave ha investito da sempre. Sulle reti derivate dal Piave insistono 49 centrali di produzione di energia idroelettrica: sette, le più grandi, sono gestite da Enel, 31 da privati, le rimanenti 11 dal consorzio. Gli introiti di quest’ultime entrano nel bilancio del consorzio di bonifica, diminuendo i costi sostenuti dai consorziati, in particolare quelli energetici per sollevamento irriguo. Un’attività che diventa un importante contributo in chiave sostenibilità.




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