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Viaggio nella luce

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Idroscalo, Milano, ore 19 e 30 di un giorno di fine novembre. Buio, un po’ di nebbia che si alza dal bacino circondato dal parco. Poi, luci: un percorso delicato fatto di sassolini bianchi e illuminato da piccole lampadine di nuance calde ci conduce a un albero parlante. La sua voce invita a immergerci nel sentire della natura, nelle voci del bosco e nella connessione fra tutte le creature. Inizia il viaggio. Siamo a Light Cycles uno spettacolo di musica e luce, un’esperienza immersiva da praticare nel verde. Un attimo dopo ci ritroviamo in un sottobosco luminoso, un’onda sonora si distribuisce sui fiori ai piedi degli alberi con variazioni cromatiche dal bianco al blu, passando per i toni caldi del giallo-rosso.

Impossibile non pensare al film Avatar, prima parte: quel tocco degli uomini blu che metteva in connessione tutte le cose del creato è sotto i nostri occhi. E la tentazione di provare ad appoggiare la mano su quei «fiori» per vedere l’effetto che fa è quasi irresistibile. Il viaggio prosegue. Si segue il sentiero per esplorare in totale cinque installazioni di suoni e musica in un percorso disegnato con grande cura nel parco. La musica non ci abbandona mai, qualche luce compare a sorpresa e si finisce per abbandonarsi volentieri a un gioco tra artificiale e naturale che sembra non avere soluzione di continuità: c’è differenza tra i due mondi? Qui l’artificio pare mostrare ciò che all’uomo altrimenti sarebbe invisibile. E se Light Cycles è un progetto artistico statunitense creato da Moment Factory e prodotto da Fever, approdato per la prima volta in Italia (fino al 16 febbraio), Lumina Park porta in scena un progetto europeo in prima nazionale (fino al 2 marzo). Sede è l’ex macello di Milano, trasformato nel Paese delle meraviglie e pronto ad accogliere tutti coloro che vogliono vestire i panni di Alice, almeno per una sera. Sono 200 le installazioni che raccontano la storia della bambina inglese e le sue avventure, senza trascurare gli incontri cult di quella storia: il Bianconiglio, lo Stregatto e il Brucaliffo sorprendono grandi e piccoli nel buio di un percorso favoloso lungo 1,5 chilometri. Con successo: sono 12 i parchi disseminati nel mondo e più di un milione e mezzo i visitatori.Ma a giocare con l’elemento che accende gli occhi è anche Luci d’Artista a Torino, una manifestazione giunta alla sua 27esima edizione (fino al 12 gennaio). Era il 1998 quando la città piemontese decise di trasformare le luminarie natalizie in un progetto artistico, con l’idea che l’arte dovesse contribuire al bene comune e abitare le vie, le piazze e i palazzi. Una rivoluzione, che ha portato l’arte contemporanea in un percorso accessibile a tutti, allora inedito e innovativo. Il risultato è una collezione straordinaria che si diffonde sulla città dai primi di ottobre fino a gennaio, un esempio di arte pubblica diffusa e continuamente rigenerata: ogni anno infatti si aggiungono due nuove opere alle precedenti che vengono riallestite nei luoghi originali o - se si può - anche in altri contesti. E tra i nomi ci sono artisti che hanno fatto la storia: da Mario Merz che ha posizionato le sue luci sulla Mole Antonelliana, a Rebecca Horn, Luigi Ontani (artista di quest’anno con l’opera Scia’Mano, insieme al greco Andreas Angelidakis con la sua VR Man), Giovanni Anselmo, Michelangelo Pistoletto e Nicola De Maria, per citare solo alcuni dei 28 autori che compongono la collezione. «Un patrimonio fragile e prezioso» spiega il curatore Antonio Grulli, «che richiede una manutenzione costante con restauri mirati e un aggiornamento continuo verso la sostenibilità. Per la città è un grande impegno perché richiede un lavoro annuale tra nuove opere, allestimento e disallestimento. Soprattutto, però, è una festa!». Il sogno del curatore è coinvolgere due grandi artisti, un maestro italiano e uno internazionale, e lo farà: ha già dato corso a un altro suo desiderio, quello di superare i confini temporali classici. Così al solstizio d’estate, il 21 giugno, le luci si riaccendono, insieme a (luminosi) incontri e conferenze sull’arte.

Questo viaggio non può che puntare anche alle capitali europee. Particolare attenzione merita l’Amsterdam Light Festival, che per il 13esimo anno trasforma la città olandese nel pianeta fantastico di 23 artisti internazionali (fino al 19 gennaio). Il tema del 2024 sono i rituali, intesi nella maniera più ampia e inclusiva possibile e interpretati nelle opere luminose per rischiarare i mesi più bui dell’anno. I rituali uniscono, si legge sul sito, ci accompagnano nei momenti di passaggio e le luci ne fanno parte, simboli di vita e di gioia. Lungo questa scia positiva si approda a Londra e in particolare al suo Canary Warf’s Lights Festival (dal 21 gennaio all’1 febbraio) con undici nuove installazioni di artisti da tutto il mondo, accanto alle opere più popolari delle precedenti otto edizioni. Combinando il reale con il surreale, l’allestimento trasforma l’area di Canary Wharf in una terra onirica, abitata dal fantastico e i visitatori della più grande manifestazione pubblica della capitale britannica passeggeranno tra un’imponente torre di vasche da bagno che pulsa di luce e suono nell’opera di Benedikt Tolar, fino a Cabot Square, dove la fontana sarà trasformata in una piscina scintillante, mentre un altissimo portale segna l’arrivo a Wood Wharf. Un viaggio benaugurale, per celebrare l’inverno e l’inizio di stagioni più chiare.




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