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Ambrogio Maestri martedì canta a Pavia: «Il mio contributo per una buona causa»

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È impegnatissimo nelle prove del Falstaff in programma dal 16 al 7 febbraio alla Scala di Milano. Ma il baritono Ambrogio Maestri, appena possibile, ci tiene molto ad accettare gli inviti che arrivano dalla sua Pavia.

Soprattutto se sono di matrice benefica, come quello di martedì 17 dicembre. Quindi alle 21 in Aula del '400 sarà l'ospite del concerto di Natale dedicato alla comunità universitaria pavese. Maestri sarà accompagnato dagli studenti del Conservatorio Vittadini. L’ingresso è ad offerta libera e l’intero ricavato sarà devoluto alla Caritas di Pavia, diretta da don Franco Tassone.

Ambrogio Maestri non dice mai di no a Pavia...

«Martedì sarà una giornata molto impegnativa, proverò alla Scala dalla mattina alla sera e poi correrò in Università... ma sono contento, soprattutto perché il concerto è per una nobile causa, don Franco Tassone e la Caritas. Natale sta arrivando ed è importante pensare anche a chi magari non può festeggiare con una fetta di panettone. O magari neanche con un pasto caldo».

Se lo lasci dire. Il suo è un atteggiamento che le fa onore.

«Quando mi è possibile mi piace dare una mano. Se non fosse così non farei un buon servizio a mia madre e mio padre, che mi hanno sempre insegnato a non montarmi la testa e fare del bene».

Come procede la preparazione del Falstaff di Strehler che sarà a gennaio alla Scala di Milano? Lei sarà Sir John Falstaff.

«Ci stiamo dando tutti da fare per metterlo a punto il meglio possibile. Dicono che si tratti di uno degli spettacoli più belli degli ultimi trent'anni nello storico allestimento padano creato da Giorgio Strehler per l’inaugurazione della Stagione 1980/81 e diretto allora da Lorin Maazel. È molto impegnativo, ma il proverbio dice che per ben apparire bisogna soffrire...»

Sarà un 2025 impegnativo per Ambrogio Maestri?

«Molto. Dopo il Falstaff sarò a Vienna per Tosca e poi tornerò in Italia, sempre con Falstaff. Una doppia gioia, perché mi esibirò al Carlo Felice di Genova, la città di mia moglie. E peraltro sarà la mia prima volta nella città ligure. Quindi avrò il Don Pasquale a Lione, Schicchi a Valencia e molto altro ancora bolle in pentola. Insomma non avrò modo di annoiarm».

Buon segno, significa che il mondo della lirica ha ancora il suo posto nella società odierna.

«Decisamente sì. Noi dobbiamo puntare molto sui giovani, che in Italia stanno rispondendo abbastanza bene e direi addirittura molto bene all'estero. Loro sono il nostro futuro, anche perché io ho ancora dieci anni prima della pensione: per chi canto se le poltrone rimangono vuote? Scherzi a parte, avvicinare i giovani all'opera è la grande sfida che abbiamo e noi artisti possiamo vincerla solo se ci mettiamo tutta la passione che abbiamo, perché i giovani capiscono se sul palco si è veri oppure finti».

Come festeggerà il Natale Ambrogio Maestri?

«In famiglia a Milano, finalmente. Ho trascorso troppi Natali in giro per il mondo. E' stato anche bello, ma ero lontano da casa e mia madre era sola».

E sotto l'albero di casa? Ambrogio Maestri ama anche andare a comperare i regali?

«No. Nella nostra famiglia non abbiamo l'abitudine di farci regali. Comperiamo ciò di cui abbiamo bisogno, anche perché spesso si finisce con l'acquistare cose che non servono solo per l'obbligo di mettere qualcosa sotto l'albero. Il Natale a casa Maestri sarà fatto di tanti bei sorrisi e una bella mangiata!»

Però... impossibile pensare che non ci sarà nemmeno un pacchetto!

«In verità un regalino mia moglie ed io ce lo siamo fatti... È Chicchi, una gattina che abbiamo trovato in strada abbandonata. Ora sta benone è già la regina della casa, arrivata a far compagnia al re che già avevamo, il micio Pepe».

E a livello professionale? Che cosa vorrebbe trovare sotto l'albero?

«Sono sincero. Nulla. Mi reputo già molto fortunato perché posso fare ciò che mi piace e questo mi basta. Invece a livello personale ho due desideri da chiedere a Gesù Bambino: conservare la salute e riuscire ad avere più tempo per me, per coltivare i miei rapporti personali. Ora ne ho davvero troppo poco».Daniela Scherrer




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