Per sfuggire al caos dei mercatini di Natale dell’Alto Adige basta girare l’angolo
In questi tempi di preparazione delle feste e di prima apertura della stagione dello sci, le tradizionali mete dell’Alto Adige sembrano già afflitte dall’overtourism ai massimi livelli: un milione di turisti (dei 36 registrati in Sudtirolo nel 2023) sono arrivati per le settimane d’apertura del Mercatino di Natale nella sola Bolzano. Può dunque sembrare un esercizio inutile, quasi da pazzi, cercare delle alternative. E invece la soluzione è abbastanza semplice: basta girare l’angolo.
Proprio a due passi dalla capitale tra Isarco e Adige, sopra verso nord-ovest, c’è un’area particolare e stupenda, l’Altopiano del Salto, che si apre con lo storico borgo di San Genesio e affaccia verso le Dolomiti offrendo una delle più belle cartoline alpine, con i gruppi di cime del Catenaccio in primo piano e accanto dello Sciliar e del Latemar con le sue Bambole di pietra (piccola auto-promozione, è il titolo del mio volumetto sulla storia del turismo in Dolomiti).
In quest’area bolzanina, che in realtà arriva fino ad Avelengo e Verano, sopra a Merano, gran parte del territorio contornato da una stradina asfaltata, è stata posta sotto tutela ambientale. Ma non solo si può vivere la bellezza di una natura unica, con alti pascoli alberati da cui si aprono scorci paesaggistici a 360 gradi sulle montagne, ma anche davvero staccare la spina dalla realtà urbana post-industriale, per tornare nel vero e proprio mondo di ieri. Abbastanza nota per l’allevamento dei cavalli aveglinesi o Haflinger, questa è ancora una civiltà agricola e pastorale fatta di mille piccole attività che da secoli s’armonizzano con l’ambiente.
“In ogni maso qui intorno puoi scoprire l’apicultore di nicchia che fa anche delle marmellate naturali super, il coltivatore di una varietà di patate speciale, quello di fragole e frutti di bosco saporitissimi, il contadino che raccoglie le castagne più buone del mondo, senza nemmeno dire delle carni e dei formaggi…”, spiega con gli occhi sgranati Wolfang Tratter, che è nato e cresciuto a Meltina, il borgo che da San Genesio s’incontra quasi in cima al Salto. Dopo aver fatto per anni il giro d’Europa come enologo specializzato in vini d’alta qualità, Tratter è tornato a casa per entrare come socio direttore della cantina Arunda, un gioiello d’eccellenza, perché è la più alta ‘sektkellerei’ dove vengono affinati per anni solo vini spumati con il metodo classico.
Fondata da Josef Reiterer e arrivata ormai alla fama dei migliori champagne, Arunda è rimasta una vera cantina familiare: sono tutti nella banda del paese, il figlio del fondatore è l’artista delle etichette, e saltuariamente aiutano anche i vicini di maso, nonostante sia appunto forse l’unica stella che brilla da lontano su un altipiano poco noto ma pieno di eccellenze che bisogna invece andarsi a scovare. Dovunque vi capiterà di sedervi a mangiare, dalla splendida locanda appena ristrutturata a 1500 metri d’altitudine, il Lanzenschusterhof, fin giù alla storica gasthaus Plattner di Cologna, frazione bassa di San Genesio, intorno ai 750 m. di quota, nota per il Törggelen con le castagne e il vino d’autunno, gusterete eccellenze quasi a ‘metro zero’, che siano speck e pancetta dei cugini dei maiali che vedrete entrando o le patate che sono dentro al campo di fronte.
Ma qui, altro che cartelli pubblicitari, ‘chiacchiere e distintivi’ da assalto turistico. Come insegna il filosofo franco-cinese Cheng nelle sue Cinque meditazioni sulla bellezza, sul Salto è tutta una questione di voglia di cercare, di parlare e di riconoscere, oppure di sorprendersi per l’apparire del bello. Bastano i due esempi naturali più avvincenti e incerti: nessuno può garantire quale sarà il momento giusto per godersi appieno il rosseggiare degli splendidi larici dell’altipiano, con in testa il secolare ‘patriarca’ monumentale di Malgorer, che è uno dei pochi segnalati con un cartellino. E men che meno si riescono a prevedere i giorni esatti in cui si potrà ammirare la fioritura record dei crochi che fanno esplodere di violaceo e purpureo il verde del prato sotto il Giogo di Meltina con la sua Wetterkreuz.
Ci si può giusto far dire le date dei precedenti, quest’anno la tavolozza dei colori del larice locale è andata scintillando di rosso nella prima metà di novembre, e quel tappeto di crochi sotto la Croce, ancora abbastanza ignoto a fotografi, influencer e appassionati di fiori da mezzo mondo, si è concesso al photo-shooting solo dal 7 aprile, per una decina di giorni.
C’è anche qualche albergo da queste parti, magari ‘sui generis’ come il Zum Hirschen in centro a San Genesio: nonostante l’insegna da cacciatori, ‘Il Cervo’, domina da cinque generazioni la ‘gestione al femminile’, ora con tre sorelle che hanno cura per l’ambiente e passione per l’arte contemporanea. Per il resto, sono soprattutto gli appartamenti in affitto, perlopiù all’interno dei masi, a fornire lo scheletro dell’ospitalità.
Meglio così, dato che gli studiosi di overtourism segnalano che anche in Alto Adige il modello ‘alberghi di lusso’, necessitando di una grande quantità di risorse, anche umane, in media quasi un lavoratore per ospite, produce una catena di conseguenze ambientali e sociali nefaste, che incide anche sul mercato delle abitazioni e sul traffico da pendolarismo. A proposito, Bolzano si raggiunge sempre più facilmente in treno, i pullman per San Genesio e l’Altopiano sono frequenti, e tutti i trasporti pubblici del Sudtirolo sono gratuiti con la Guest Pass che vi verrà fornita…
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