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Mosca vive il momento «corazzata Potëmkim»

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Il crollo di Bashar al-Assad ha come immediato corollario il declassamento di Mosca dal rango di grande potenza. A rivelarsi significative sono soprattutto le conseguenze che il collasso del regime alauita ha per l’operatività marittima della Russia. Per meglio ricostruire il contesto strategico, va ricordato che già l’invasione russa dell’Ucraina aveva comportato pesanti perdite navali per Mosca, con il Mar Nero trasformato né più né meno in una «tonnara» dai missili antinave e dai droni ucraini (e dal decisivo supporto britannico). Il momento culminante e dalla forte cifra simbolica è stato fin qui rappresentato dall’affondamento dell’incrociatore «Moskva», nave ammiraglia della flotta del Mar Nero. A esso ha fatto seguito una sostanziale menomazione della capacità operativa della marina russa, e il ripiegamento di molte unità nel porto di Novorossiysk.

Le sanzioni internazionali imposte alla Russia a causa della guerra in Ucraina hanno ulteriormente complicato la situazione. Le restrizioni sulle compagnie marittime di Mosca e sulle loro operazioni rendono difficile il trasporto di merci e risorse attraverso i mari. Compagnie come Hapag Lloyd e Maersk hanno già chiuso i loro uffici nei porti ucraini, limitando le opzioni per il commercio marittimo. Questo isolamento economico non solo influisce sulla capacità della Russia di sostenere le sue operazioni navali, ma riduce anche il suo accesso ai mercati globali.

Il cambio di regime della Siria apre ora un nuovo, decisivo fronte. Il Mediterraneo rappresenta infatti un’area cruciale per Mosca, non solo per la sua posizione strategica ma anche per il supporto logistico che offre alle operazioni in Siria. Il porto di Tartus, per esempio, è l’unico avamposto navale russo permanente nel Mediterraneo e consente al Cremlino di mantenere una presenza militare nella regione. Tuttavia, con la caduta del regime di Assad in Siria compromette il suo accesso marittimo. La base di Tartus si ritrova ora circondata da forze ostili. Mosca, pur avendo offerto asilo all’ex leader siriano dopo molti anni di sostegno, vuole giocarsi il tutto per tutto nei negoziati con le nuove forze al potere. D’altra parte la perdita secca di Tartus non solo ridurrebbe l’influenza della Russia in Medio Oriente, ma metterebbe a repentaglio anche le operazioni marittime verso l’Africa e oltre. La stessa nascente base russa in Libia è ora seriamente a rischio. Le difficoltà marittime russe non tarderanno ad avere ripercussioni più ampie sul piano geopolitico.
Vladimir Putin si scopre infatti privo dell’accesso ad acque calde, e le sue navi da guerra possono ora raggiungere il Mediterraneo solo partendo dall’Artico o dal Baltico, con un lungo e antieconomico periplo intorno all’Europa via Gibilterra.

Per molti versi, Putin appare sul punto di vivere un momento «corazzata Potëmkim». Il riferimento è al capolavoro cinematografico di Sergei Eisenstein del 1925, lo stesso che Fantozzi, il personaggio interpretato da Paolo Villaggio, era costretto a rivedere allo sfinimento al cineforum aziendale. La pellicola di Eisenstein rappresentava l’ammutinamento della corazzata «Potëmkim» (nel Mar Nero) di due decenni prima nel contesto del conflitto russo-giapponese. Con il crollo di Assad e le difficoltà della marina russa ad accedere ai mari caldi, la situazione inizia infatti a ricordare quella della marina imperiale prima della guerra con Tokyo e della bruciante sconfitta subita a Tsushima nel 1905.

A quel tempo la flotta di Mosca nel Baltico fu costretta a una circumnavigazione del globo per raggiungere il teatro operativo del Pacifico, dopo che le rotte marittime tradizionali erano state bloccate dai giapponesi. La necessità di evitare lo stretto dei Dardanelli e il Mediterraneo portò i russi a intraprendere un lungo e sfiancante viaggio intorno all’Africa. E fu un disastro: la flotta arrivò esausta e mal preparata alla battaglia decisiva contro la marina nipponica, subendo una disfatta catastrofica - con la distruzione di due terzi delle navi - che segnò un punto di svolta nella guerra e fu la spia di allarme di pesanti malesseri interni. Il 1917 non era poi così lontano.




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