Cognetti, il ‘bagno di foresta’ e la salute mentale: la sua sofferenza mi ha disorientato
Avrei voluto scrivere del Bagno di Foresta, una pratica terapeutica di origine giapponese che, come risulta da una ricerca (Effects of Shinrin-Yoku ‘Forest Bathing’ and Nature Therapy on Mental Health: a Systematic Review and Meta-analysis) influisce positivamente sulla salute mentale, in particolare sull’ansia e la depressione. Si tratta di migliorare il proprio mindset al contatto con il paesaggio boschivo, sia che avvenga durante una camminata oppure immergendosi nella meditazione. Avrei voluto scrivere che il nostro patrimonio forestale, a cui è dedicato un ministero, va preservato non solo per la sua bellezza paesaggistica, ma per le mille funzioni che svolge. Avrei, ma a un certo punto ho letto che lo scrittore Paolo Cognetti è reduce da un TSO. Ne ha parlato ai media con coraggio, senza temere lo stigma che ancora oggi accompagna chi soffre di un disturbo mentale.
Intervistato racconta alcune circostanze che possono portare le persone che hanno fragilità alla crisi. Lo stress dei traguardi da spostare sempre più in alto per mantenere le proprie aspettative e quelle altrui. L’abuso degli alcolici come forma di automedicazione per attenuare le depressioni dell’umore. Lo spaesamento nel troncare un rapporto sentimentale. E infine l’isolamento progressivo. Nel caso di Cognetti nel suo rifugio d’alta montagna, anche se per alcuni mesi all’anno. Proprio questo punto mi ha maggiormente disorientato nel momento in cui mi accingevo a scrivere della foresta come luogo di salute; sembrava confutare l’idea che il solo contatto con una realtà viva e incontaminata potesse influire su di noi in modo benefico.
Ma ultimamente in montagna, racconta Cognetti, chiuso nel suo rifugio, steso sul letto, osservava il soffitto in preda ai pensieri più bui. Un disturbo mentale non lo si prende come un raffreddore. È il lento procedere, come ha detto in modo splendido lo scrittore, di un antico fiume carsico che scava anno dopo anno finché una piena lo fa esplodere nel punto più fragile del percorso. Così la mente può trasportare vecchi disagi per lungo tempo fino a che non avviene una violenta frattura.
Trattandosi di un personaggio pubblico la testimonianza ha avuto una vasta eco, con un’importante attenzione sul problema della salute mentale anche, come ha voluto sottolineare lo stesso Cognetti, per chi vive queste sofferenze ma non ha voce per esprimerle pubblicamente. Il pensiero va soprattutto a chi vive in condizioni economiche e sociali in cui non è possibile una vita dignitosa e sono scarse le prospettive di remissione della malattia. Ci sono state poi opinioni dissonanti, di chi sostiene che il mestiere dello scrittore può portare alla depressione o quella dell’ex ambientalista ora manager accanito nemico dell’ambientalismo, che ritiene Cognetti rinsavito nel momento in cui dice che un albero è solo un albero e un torrente è solo un torrente, mortificando così un ragionamento di senso opposto: cioè che nella depressione si perde contatto con il significato complesso della realtà in favore di una visione monodimensionale e svuotata dell’esistenza.
Più complesso invece il discorso sul Trattamento Sanitario Obbligatorio. È un’iniziativa che si svolge con una modalità drammatica che merita riflessioni e che in alcuni casi si conclude con la contenzione, come ha denunciato Cognetti. Per questa ci sono alternative, come nel caso dei reparti SPDC (Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura) cosiddetti no-restraint, che prevedono per i pazienti il contatto con l’esterno, l’utilizzo di camere singole e di spazi ampli di movimento, senza l’utilizzo di alcuna contenzione in qualsiasi momento della degenza. Ma questo significa investire per ripensare le strutture e per formare il personale medico e paramedico. Una ragione in più per pretendere un Sistema Sanitario Nazionale efficiente e pubblico, che garantisca l’accesso immediato a tutti a prescindere dalle possibilità economiche, e che preveda una dialogo aperto fra istituzioni e personale medico e paramedico e fra operatori e cittadini.
Cognetti dice che ha iniziato a scrivere di questa sua esperienza; se prenderà la forma di un libro rappresenterà certamente la questione della salute mentale nella sua problematica complessità.
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