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Cyber sfida all’OK Corral

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Ai più giovani questo titolo non dirà nulla, ma gli anziani non possono essersi dimenticati la celebre pellicola del 1957 dedicata al leggendario scontro tra Il Clan Clayton e il duo Wyatt Earp-Doc Holliday. Duello ripreso poi in tempi moderni da altre pellicole con protagonisti come Kevin Costner e Kurt Russell. Devo dire che questo clima da far-west si attaglia molto bene all’aria che si respira nel rapporto tra crimine cyber e forze dell’ordine che sta assumendo i contorni di una vera e propria sfida e, fatto decisamente singolare, si svolge alla luce del sole. Sui social media e su alcune testate online specializzate, tra cui anche l’italiana Red Hot Cyber, molto si discute sullo scambio di “battute” tra il celebre gruppo criminale LockBit e l’FBI. Laddove il primo annuncia il suo ritorno in azione in versione 4.0, dopo che la precedente era stata smantellata dalle forze dell’ordine; il Federal Bureau of Investigation risponde per bocca di Brett Leatherman, braccio destro del direttore delle operazioni cyber, che poco importa quanto la minaccia sia nascosta o evoluta, perché l’FBI sarà sempre determinata nel combatterla. È stato proprio questo scambio di battute a ricordarmi un’ambientazione western. Uno dice: “sto arrivando”. Quell’altro risponde: “ti sto aspettando”. Volendo vedere si poteva pensare anche a qualcosa di “adolescenziale” che ben si riassume nella frase “ti aspetto fuori”, ma, dati i protagonisti, ho voluto nobilitare la situazione. Questo clima da “far-web” è proprio l’aspetto che mi ha sempre colpito del rapporto tra delinquenti cyber e tutori dell’ordine. L’atteggiamento dei primi è senza dubbio arrogante, un tratto proprio di molti criminali, ma il fatto che sia corredato da annunci pubblici è piuttosto singolare, almeno se l’obiettivo è fare molti soldi. In definitiva nessun rapinatore, se non in qualche film, annuncia con mesi di anticipo che il tal giorno svaligerà la tal banca. Vero che organizzazioni come LockBit hanno bisogno di pubblicizzarsi per attirare nuovi affiliati, ma ci sono modi decisamente meno plateali per farlo. Forse c’è qualcosa di più, magari una motivazione psicologica ad affermare se stessi come “i migliori” o anche un semplice desiderio di vendetta, a maggior ragione dopo avere subito una cocente umiliazione. Sarebbe proprio il caso di LockBit, la cui piattaforma ransomware era stata azzerata dalle forze dell’ordine sfruttando una vulnerabilità presente nei sistemi e poi utilizzata per diffondere le informazioni sul gruppo stesso. Nel film il “Il Padrino”, Al Pacino, nei panni di Michael Corleone, spiega che non c’è nulla di personale, ma solo business. Potrebbe essere che una fetta della criminalità cyber veda le cose in maniera molto diversa e ci sia qualcosa di “molto personale”.



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