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Giacomo Puccini, recuperati al Villino Turandot quattro pregevoli mobili d’arte

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La collezione del Puccini Museum si arricchisce di quattro preziosi pezzi di mobilio appartenuti al compositore e originariamente allocati presso il Villino di Viareggio, residenza prediletta dei suoi ultimi giorni.

Parliamo di due piccoli tavoli, un mobile da ingresso e una credenza bassa, che sono stati presentati lunedì 23 alla Fondazione Giacomo Puccini, dagli autori della scoperta, l’antiquaria Renata Frediani di Lucca e Mauro Pardini, studioso di storia locale, alla presenza dello storico dell’arte Riccardo Mazzoni, del sindaco di Lucca Mario Pardini. A conferma del possesso pucciniano dei manufatti una fattura emessa dal mobiliere Spicciani del 1923, conservata presso l’archivio Simonetta Puccini di Torre del Lago, ma l’effettiva riscoperta è stata possibile solo grazie all’attento studio comparativo e stilistico, tra fonti archivistiche e fotografiche messo in opera da Frediani e Pardini. 

Il lotto donato consta di tre oggetti realizzati dalla collaborazione del mobiliere Spicciani in collaborazione con la manifattura Chini e un tavolino invece di provenienza estera. Nello specifico si tratta di: un tavolo esagonale con inserti ceramici della manifattura Chini di Borgo San Lorenzo, parte degli arredi della biblioteca adiacente allo studio, caratterizzato da una raffinata fusione di tradizione rinascimentale, gusto inglese e Secessione viennese, come Spicciani sapeva bene mettere in opera; una bassa credenza in noce con finimento metallico a traforo di gusto orientaleggiante, la quale trovava luogo in origine nel salotto del primo piano, realizzato sempre da Spicciani, ma questa volta influenzato dalle riviste americane specializzate fornite da Puccini stesso che aveva una chiara visione di ciò che questa dimora viareggina dovesse essere all’interno ed all’esterno, ma tradotte dal mobiliere in modi consoni alla scuola lucchese; il mobile d’ingresso, con inserti ceramici, originariamente munito di panca, sempre realizzato dalla manifattura Chini era presente nei suoi cataloghi con forme analoghe già nel 1907 e denota anche qui ancora una volta come la collaborazione con Spicciani si realizzasse in influenze della Secessione viennese, ma tradotte sempre con un linguaggio consono alla tradizione del mobile d’arte toscano.

Infine il tavolo di faggio piegato, di provenienza transalpina, del mobilificio Gebrüder Thonet di Vienna, tra i pezzi di maggior pregio posseduti da Puccini, appariva nel catalogo della produzione della fabbrica con numero di codice 8801, nel 1904, probabilmente già acquistato tra il 1905 e il 1907 attraverso la rivendita di Giuseppe Seri, mobiliere fiorentino, quando ancora il Villino non esisteva e solo in un secondo momento lì collocato. 

Al momento la dimora viareggina, conosciuta anche come Villino Turandot, perché qui, nello studio del piano seminterrato Puccini ebbe modo di comporvi l’ultimo suo grande capolavoro, è occupata da lavori di restauro che si protrarranno sino al 2026, per questo tali preziosi cimeli verranno momentanea esposti probabilmente nella casa natale lucchese in corte San Lorenzo, in attesa di poter tornare in futuro all’originaria allocazione.

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