I cattolici di Pavia in festa: «Con l’avvio del Giubileo ritroviamo la speranza»
Pavia. In processione per ritrovare la speranza e dare senso a un presente di guerre, indifferenza e disillusione: questo il senso del Giubileo, avviato ieri anche a Pavia. «Abbiamo bisogno di riscoprire una nuova libertà e una nuova speranza che solo Dio infonde. Tutti ci riconosciamo fratelli e sorelle, uniti nella comune e umana fragilità» ha detto Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia, di fronte a più di 1.500 fedeli riuniti lungo le navate del Duomo: è una delle quattro chiese giubilari della diocesi, cioè quelle individuate come Porte sante che, attraversate dai fedeli, offrono l’indulgenza dai peccati (le altre sono San Pietro in Ciel d’Oro, la cappella della Resurrezione della Casa del giovane e la chiesa dei Santi Cornelio e Cipriano di Trivolzio).
«Oggi abbiamo bisogno di pace tra i popoli. In questi tempi difficili, speriamo che l’anno santo ci porti redenzione e serenità» dice Mariacarmela, una voce tra i tanti fedeli che hanno assiepato il sagrato della cattedrale.
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«Pellegrini di speranza»
Inaugurato la vigilia di Natale da papa Francesco con l’apertura della Porta santa di San Pietro in Vaticano, tutte le diocesi del mondo partecipano alle celebrazioni dell’Anno santo: l’evento più importante della cristianità che si ripete ogni 25 anni. «Ricordo bene il Giubileo passato, da allora è cambiato tutto» racconta Marco Bresciani, arrivato da Pancarana per assistere all’avvio delle celebrazioni a Pavia. «In questo lasso di tempo abbiamo avuto due papi molto diversi ma entrambi hanno innovato, dando una spinta fortissima alla chiesa. È un momento importante per chiedere serenità. Visto quanti siamo, credo sia un bisogno condiviso da molti».
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Le celebrazioni cittadine del Giubileo sono cominciate in Carmine, la chiesa vicaria del Duomo dalla quale è partita la processione. I numeri danno la misura di un evento che può dirsi eccezionale: quando la delegazione di parroci ha raggiunto le porte della cattedrale, i fedeli in arrivo a piazza Duomo sono ancora centinaia. Tra loro anche otto detenuti del carcere di Pavia accompagnati da don Dario Crotti, cappellano di Torre del Gallo e anima della Casa del giovane. Hanno preso posto in prima fila, a poca distanza dalla panca occupata dal sindaco di Pavia Michele Lissia (Partito democratico) e dall’assessore ai Servizi sociali Francesco Brendolise, giunti in rappresentanza del Comune.
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«Tutti abbiamo bisogno di liberazione – ha sottolineato il vescovo durante l’omelia – tutti abbiamo bisogno di essere liberati dal nostro peccato e dal nostro male, dalle paure e dalle tenebre che pesano sui nostri cuori, tutti, non solo i nostri fratelli in carcere». Il Giubileo si chiuderà il 6 gennaio del 2026, dopo un calendario punteggiato da molti eventi spirituali. Un pellegrinaggio di speranza, come dice il motto dell’Anno santo citato anche da Sanguineti.
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«Ridiamo senso alla vita»
Nella sua omelia, il vescovo ha ribadito il significato dell’Anno santo citando le parole di Mario Delpini, arcivescovo di Milano: «La gente non è stanca della vita è stanca di una vita senza senso, che è interpretata come un ineluttabile andare verso la morte. È stanca di una previsione di futuro che non lascia speranza». Per questo Sanguineti ha esortato i fedeli: «Dobbiamo ritrovare l’orizzonte della speranza cristiana, che ci fa essere non più vagabondi verso il nulla, ma pellegrini verso l’eterno».
La marcia della pace
Mercoledì primo gennaio si terrà la marcia della pace, istituita nel 1968 da papa Paolo VI, e da allora celebrata ogni anno. Il corteo partirà alle 15.15 dal Carmine per raggiungere il Duomo, e sarà preceduto da un momento di riflessione del vescovo di Pavia, Corrado Sanguineti. Come già accaduto durante le marce degli anni passati, sfileranno solo manifesti di pace e cartelli con i nomi dei Paesi del mondo attraversati dalla guerra. Non ci saranno bandiere o simboli di partiti politici.
La marcia è organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio (il movimento laico di ispirazione cattolica) e dalla diocesi di Pavia, in collaborazione con altri enti come Caritas e l’associazione antimafia Libera. Più di 200 le persone che l’anno scorso hanno partecipato.