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Fatti, non parole: oggi Cecilia Sala, ieri Zaki, Alessia Piperno, Chico Forti: i successi del governo Meloni

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Il sollievo per la liberazione e il ritorno a casa di Cecilia Sala è grade, pari all’orgoglio e alla soddisfazione per un lavoro della politica, di intelligence e della diplomazia, che il governo ha saputo mettere a frutto con successo. L’ultimo di una catena di eventi e risoluzioni positive a vicende drammatiche che si trascinavano da tempo. Una catena che l’esecutivo a guida Meloni in carica ha cominciato a sciogliere inanellando esiti positivi che hanno cambiato (in meglio) le sorti dei malcapitati di turno.

Cecilia Sala e non solo: ecco alcuni dei successi del governo Meloni

Perché non ci sono solo gli arresti, come nella vicenda di Cecilia Sala, o la “politica degli ostaggi” di cui è accusato l’Iran. Ma tra i casi “congelati” che il governo ha risolto più o meno recentemente, e che tornano alla mente in queste ore più che mai, ci sono quelli di sequestri di nostri connazionali ad opera di bande di malviventi. Di rapimenti e ritorsioni attuati sui volontari italiani in missione nelle zone calde dello scacchiere mediorientale finiti nelle mani di gruppi terroristici di matrice islamica e tenuti in ostaggio per essere sfruttati come arma di ricatto.

I nostri connazionali tornati a casa grazie all’intervento di governo, Farnesina, intelligence

E poi, le detenzioni politiche, come quella di Patrick Zaki, a lungo detenuto in attesa di giudizio in Egitto. Come, su tutti, la vicenda ventennale dell’italiano Chico Forti, condannato e detenuto in un carcere di massima sicurezza negli Stati Uniti e tornato per finire di scontare la sua pena a casa, dove ha potuto riabbracciare l’anziana mamma e i suoi cari, al termine di lunghe campagne social, crociate giornalistiche e appelli della politica, rimasti inascoltate a lungo…

Cecilia Sala, l’ultimo traguardo diplomatico e politico raggiunto dal governo Meloni

Insomma, sono diversi gli italiani trattenuti all’estero e riportati a casa negli ultimi anni che, guarda caso, coincidono proprio con l’insediamento del governo di centrodestra. E come anticipato, non ci sono solo gli arresti, come nella vicenda di Cecilia Sala, ma i più disparati casi di sequestro e detenzione. Casi che tornano alla mente come quello che nel febbraio dello scorso anno ha visto la liberazione di Rocco Langone. Della moglie Maria Donata Caivano. E del figlio Giovanni, rapiti nella regione del Sahel il 19 maggio 2022. Una vicenda che ha riacceso la speranza in chi, specie tra i familiari degli scomparsi e dei rapiti, aveva perso la fiducia di poter riabbracciare un proprio caro.

La famiglia Langone sequestrata in Mali

La famiglia Langone. I tre ostaggi italiani, rapiti nel 2022 e liberati il 24 febbraio 2024 – Rocco Langone, la moglie Maria Donata Caivano e il figlio Giovanni – furono sequestrati il 19 maggio 2022 dalla loro abitazione alla periferia della città di Koutiala, a sud est della capitale del Mali, Bamako, dove vivevano da diversi anni. La loro vicenda incarna gli ultimi di una serie di rapimenti che hanno coinvolto nostri connazionali nella regione del Sahel. Con il loro rientro in Italia un Paese intero ha tirato un sospiro di sollievo. Anche il loro ritorno a casa, allora, si deve all’impegno lungo e laborioso messo in campo dal governo italiano che, dopo il rilascio, ha sottolineato l’importante collaborazione avviata dall’Aise, di concerto con la Farnesina, «fin dall’immediatezza del sequestro. E in particolare grazie ai contatti dell’Agenzia con personalità tribali e con i servizi di intelligence locali».

Chico Forti, una drammatica storia di detenzione lunga 24 anni…

Come per Chico Forti, ex produttore televisivo e velista italiano 66enne, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike nel 2000, al termine di un processo controverso celebrato da un tribunale della Florida. Il nostro connazionale, dopo lunghi anni di appelli e campagne giornalistiche e social, e 24 anni di detenzione dura, è tornato in Italia nel maggio del 2024 grazie a un grande il successo diplomatico ottenuto dal governo Meloni. Secondo l’accusa, l’omicidio avrebbe avuto come movente una truffa. Ma Forti si è sempre proclamato innocente e vittima di un errore giudiziario. Diversi comitati e personalità hanno sostenuto la sua causa. Una vicenda su cui la nostra diplomazia era impegnata da tempo.

Anni di tentativi andati a vuoto…

Del suo caso si sono interessati i ministri degli esteri Giulio Terzi Sant’AgataEmma Bonino e Luigi Di Maio, che si espose a una brutta figura annunciandone nel 2020 l’imminente ritorno, mentre poi non se ne fece più nulla. Poi, dopo l’intervento di premier Meloni e del governo di cui è alla guida, a quasi 24 anni dalla sentenza di ergastolo, il 65enne trentino si è lasciato alle spalle il carcere di Miami ed è rientrato in Italia. Dove, dopo un passaggio a Rebibbia, è stato trasferito nel carcere Montorio di Verona, dove sta scontando il resto della pena. Così, dopo anni di annunci rimasti solo tali, finalmente si è potuta salutare una vittoria del governo Meloni che ha seguito la vicenda sin dal suo insediamento.

Non solo Cecilia Sala tra i successi del governo Meloni: il caso di Patrik Zaki incarcerato in Egitto

Ma c’è stato anche Patrik Zaki, studente presso l’Università di Bologna, arrestato dalle Autorità egiziane nel 2020. Da subito partono le attività intelligence e diplomatiche da parte italiana. Fino a quando arriva la notizia della sospensione della detenzione dello studente: nel dicembre 2021. Nel luglio del 2023, il tribunale de Il Cairo, dopo mesi e mesi di stillicidio e di rinvii interminabili, emette una sentenza definitiva a 3 anni di reclusione. Ma il giorno successivo, grazie all’importante lavoro di mediazione incessantemente condotto dall’Italia, il Presidente egiziano Al-Sisi concede la grazia allo studente, consentendogli così il rientro in Italia.

Zaki, la condanna e la grazia

Patrick Zaki, come molti ricorderanno, era stato condannato a tre anni di carcere dal Tribunale di emergenza per reati contro la sicurezza dello Stato di Mansoura. L’attivista egiziano, che studiava in Italia all’Università di Bologna – dove poi si è anche laureato – è stato al centro di una tortuosa, drammatica odissea. Il giovane fu fermato in Egitto e portato in custodia nel febbraio 2020. Nel dicembre 2021 venne disposta la scarcerazione, ma non l’assoluzione dalle accuse di aver diffuso notizie false. Poi, dopo un’infinita serie di rinvii della pronuncia, la condanna arrivò il 18 luglio 2023, all’11esima udienza. Un giorno dopo però l’attivista venne graziato dal presidente al-Sisi. E il 20 luglio rilasciato.

Anche la concessione della grazia a Zaki, allora, è il frutto di un lungo lavoro diplomatico del governo Meloni. Il lieto fine è arrivato grazie a una costante trattativa tra l’esecutivo italiano e quello egiziano. Con l’intervento determinante della Farnesina e dell’intelligence esterna italiana (Aise). «È stato un lavoro corale e alla fine il presidente egiziano ha deciso di concedere la grazia», sottolineò allora il ministro Antonio Tajani nel giorno della liberazione del giovane. Puntualizzando: «Non c’è nessun baratto, nessuna trattativa sottobanco. Siamo persone serie. E mi pare che non sia un risultato di poco conto».

La vicenda della hostess trevigiana Ilaria De Rosa

E ancora. Negli archivi dei successi del governo in carica, della Farnesina e dell’intelligence italiani, rientra anche la vicenda di Ilaria De Rosa. Arrestata in Arabia Saudita il 3 maggio 2023, e successivamente condannata a 6 mesi di reclusione in primo grado e poi in appello, per possesso di sostanze stupefacenti (circostanza sempre negata dall’interessata). La hostess trevigiana, all’epoca dei fatti 23enne, ha fatto rientro in Patria il 2 novembre del 2023, a seguito del lavoro della diplomazia nazionale. Del suo caso si erano subito interessati la Farnesina e lo stesso ministro degli Esteri Antonio Tajani, che avevano messo a disposizione dei genitori e della sorella della giovane un pool di avvocati.

Oggi Cecilia Sala, ieri Alessia Piperno…

Infine, come ricordato dai media negli ultimi giorni per le sue assonanze con la vicenda di Cecilia Sala, non si può non menzionare il caso di Alessia Piperno. Caso che deflagrò nell’ottobre del 2022 in tutto il suo potenziale di sconcerto e orrore. Una vicenda, quella della travel blogger arrestata in Iran e liberata dopo oltre un mese di detenzione in un carcere iraniano, che ha tenuto col fiato sospeso il governo italiano e un Paese intero. Tutti attoniti alla notizia dell’arresto della nostra connazionale, detenuta a Teheran. Subito, al grido di terrore che racchiudeva tutta l’angoscia di una vicenda dai risvolti drammatici, si è unito lo sgomento, la preoccupazione e la risoluzione dell’esecutivo. Della Farnesina. E dei servizi. Tutti mobilitati all’unisono per far luce sui motivi dell’arresto e mettere fine alla vicenda riportandola a casa.

Poi, l’annuncio della liberazione. «Dopo un intenso lavoro diplomatico oggi Alessia Piperno è stata rilasciata dalle autorità iraniane e si appresta a tornare in Italia. Il Presidente del Consiglio Meloni, nel ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a che Alessia riabbracci i familiari, ha informato i suoi genitori». Era il 10 novembre del 2022 quando questa nota di Palazzo Chigi annunciava la fine dell’incubo della travel blogger e il suo rientro a Roma. La giovane romana, arrestata in Iran e processata, tornò a casa dopo 45 giorni di detenzione nel carcere di Evin a Teheran. Finalmente libera dopo intense interlocuzioni diplomatiche e di intelligence.

 

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