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Segnali di vita dall’Occidente. Anche Zuckerberg se n’è accorto: il woke sta crollando

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È di pochi giorni fa la notizia dell’abbandono da parte di Meta della politica dei Fact-checking. Il metodo di controllo dei contenuti di Meta, nato per contrastare le fake news in rete , in poco tempo si è rivelato un’arma virtuale dell’ideologia woke per punire i pensieri disallineati. Sotto l’ombrello del contrasto al razzismo, all’odio, alla violenza in questi anni non sono stati censurati solo i contenuti esplicitamente pericolosi ma anche quelli che criticavano l’immigrazione irregolare, si opponevano ai diktat del mondo lgbt e alle derive della cancel culture.

Vince l’America profonda

Insomma quello che era uno strumento pensato per cancellare il proliferare di odio e violenza sui social, si è trasformato in una mannaia che ha ingigantito la bolla virtuale dove sembrava esserci un solo indirizzo politico, quello del mondo lib d’oltreoceano. La sensazione di vivere in un mondo ideologizzato ombelicale è esplosa anche tra l’area dem del mainstream, ben rappresentata da Meta, poco dopo la vittoria di Donald Trump negli States. Il gotha della Silicon valley si è dovuto arrendere alla realtà: l’agenda woke ha perso. Ha vinto invece la percezione dell’America profonda, quella raccontata nell’Elegia americana da J.D. Vance.

Primo passo: basta fact-checker

Zuckerberg ha dovuto quindi fare dietrofront e il primo passo è stato abolire i cosiddetti fact-checker (agenzie accreditate per valutare la pericolosità di un contenuto) accusate dallo stesso patron di Meta di essere diventate troppo politicamente schierate. Zuckerberg ha scelto di virare verso la verifica dei post con un modello simile alle community notes di X che consentono agli utenti di segnalare le informazioni che ritengono false o imprecise, con la possibilità di inserire approfondimenti. Meta probabilmente non sta attuando questi cambiamenti per convinzione politica ma per adeguarsi al nuovo potere che si sta insediando, quello di Elon e Donald che hanno sbaragliato gli equilibri per anni consolidati. Come accennato qualche giorno fa sulle pagine del Secolo, pecunia non olet.

Reazione anche nel mondo Disney

Aggiungiamo un’ultima notizia, stavolta proveniente dal mondo di Disney. La nuova serie Win or Lose, in uscita sulle piattaforme digitali firmate dalla Pixar, ha rimosso un personaggio trans sostenendo che “Quando si tratta di contenuti animati per il pubblico più giovane, riconosciamo che molti genitori preferiscono discutere di certi argomenti con i loro figli secondo le loro modalità e tempistiche”.

Una dichiarazione, questa dello staff Disney, che fino a poco tempo fa sarebbe stata considerata oscurantista e pericolosa. Insomma, il mondo, anche quello mainstream, è costretto ad adeguarsi ai cambiamenti emersi dalle urne. Questo dimostra due cose: la prima, che la politica sembra tornare ad avere il suo primato sul mercato, la seconda che il declino non è un destino inespugnabile.

L'articolo Segnali di vita dall’Occidente. Anche Zuckerberg se n’è accorto: il woke sta crollando sembra essere il primo su Secolo d'Italia.




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