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Январь
2025

Tregua a Gaza, Netanyahu accusa: “Hamas rinnega parti dell’accordo”. La replica: “Lo rispettiamo”. Ancora bombe sulla Striscia

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L’accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi è stato finalizzato e avrà inizio domenica, dopo oltre 15 mesi di guerra. Ma nella Striscia si muore ancora sotto le bombe di Israele: almeno 50 persone sono state uccise da tre raid aerei tra la notte e l’alba, che si sono abbattuti su un edificio residenziale vicino a una moschea a Gaza City e nel quartiere di Daraj. Finora Benjamin Netanyahu non ha commentato pubblicamente l’intesa: un silenzio dovuto da un lato a questioni di politica interna, dall’altro alle accuse contro Hamas, che – spiega l’ufficio del premier in una nota – “ha rinnegato parti dell’accordo raggiunto con i mediatori e Israele nel tentativo di estorcere concessioni dell’ultimo minuto”. Concessioni che riguardano in particolare la lista dei detenuti palestinesi che Israele dovrà rilasciare in cambio della liberazione degli ostaggi, di cui si sta ancora discutendo e che sono stati al centro dei colloqui a Doha proseguiti nella notte fra mercoledì e giovedì per definire i dettagli finali. Hamas però respinge le accuse: un esponente dell’ufficio politico, Izzat al-Rashak, ha dichiarato che l’organizzazione islamista “è impegnata a rispettare l’accordo”. Proprio per questa trattativa, ancora in corso, il Gabinetto di sicurezza israeliano, che era previsto in mattinata, è slittato al tardo pomeriggio o addirittura a sera. E mentre i leader dell’opposizione israeliana hanno promesso sostegno all’intesa per il cessate il fuoco, i nodi per Netanyahu arrivano dagli alleati di estrema destra, ovvero dal ministro della Sicurezza Nazionale israeliano Itamar Ben Gvir e dal responsabile delle Finanze Bezalel Smotrich, a capo del partito nazionalista Sionismo Religioso: entrambi hanno infatti minacciato di lasciare il governo per il previsto rilascio dei detenuti palestinesi.

Intanto Joe Biden, nel suo discorso di addio alla Casa Bianca, ha puntualizzato che “l’accordo per Gaza è stato negoziato dalla mia amministrazione”, ma “verrà implementato dalla futura amministrazione, che è stata costantemente informata“. E alla domanda se il risultato fosse da attribuire a lui o Trump ha risposto laconico prima di andarsene: “È uno scherzo?”. La precisazione è arrivata dopo le dichiarazioni del presidente eletto – alla Casa Bianca dal 20 gennaio -, che si era attestato l’intesa ancora prima che venisse confermata dalle parti. Ma l’intesa viene bollata da Teheran come una “vittoria” per i palestinesi e una “sconfitta” per Israele. “La fine della guerra e l’imposizione di un cessate il fuoco – hanno scritto in una nota i pasdaran – è una chiara vittoria e una grande vittoria per la Palestina e una sconfitta ancora più grande per il mostruoso regime sionista“. La Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, in un messaggio pubblicato su X, ha poi aggiunto: “Tutti capiranno che è stata la pazienza del popolo e la fermezza della Resistenza Palestinese e del Fronte di Resistenza a costringere il regime sionista alla ritirata. Sarà scritto sui libri che una volta c’è stata una folla che ha ucciso migliaia di donne e bambini a Gaza“, ha scritto Khamenei, aggiungendo l’hashtag “Gaza è vittoriosa” (#GazaIsVictorious).

A sollevare dubbi e preoccupazione sull’accordo è l’Egitto, che teme il ‘day after della guerra’: l’Autorità nazionale palestinese (Anp), hanno aggiunto fonti egiziane parlando al quotidiano libanese al-Akhbar, dovrà fare concessioni a Hamas in nome dell’unità palestinese. “Quanto ottenuto è la cosa migliore, per ora”, hanno detto. I funzionari egiziani ritengono quindi che il successo dell’accordo nella Striscia sia legato principalmente alle intese interne palestinesi, oltre alle mosse arabe e regionali che garantiscono il completo ritiro israeliano dall’enclave e la sua ricostruzione in modo da consentire una vita migliore ai suoi residenti. E oggi i negoziatori dei tre Paesi mediatori – cioè Egitto, Qatar e Usa – saranno al Cairo per ulteriori colloqui sull’attuazione di tutti gli aspetti dell’accordo.

Ad accogliere con favore quanto stabilito dalle parti sono Turchia e Cina. “È essenziale che tutte le fasi dell’accordo siano pienamente messe in pratica, il cessate il fuoco sia reso permanente e gli aiuti umanitari siano consegnati urgentemente a Gaza“, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri di Ankara, dove vengono particolarmente ringraziati Egitto e Qatar per i loro sforzi in quanto Paesi mediatori. “La comunità internazionale deve garantire che Israele adempia alle proprie responsabilità”, aggiunge la nota, che riafferma il sostegno di Ankara alla causa palestinese e chiede l’inizio immediato di negoziati per la creazione di uno Stato palestinese indipendente e sovrano, in base ai confini del 1967 con Gerusalemme Est come capitale. Pechino si augura invece che le parti coinvolte ne approfittino per promuovere la pace e la stabilità nella regione e che il cessate il fuoco diventi “completo e permanente”.

L'articolo Tregua a Gaza, Netanyahu accusa: “Hamas rinnega parti dell’accordo”. La replica: “Lo rispettiamo”. Ancora bombe sulla Striscia proviene da Il Fatto Quotidiano.




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