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Январь
2025

Ispezioni “pilotate” nei cantieri di Pavia. I pm: «Più tempo per le indagini»

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PAVIA. La procura di Pavia chiede più tempo per indagare sui controlli nei cantieri e nei ristoranti della provincia, controlli che secondo l’ipotesi degli inquirenti potrebbero essere stati “addomesticati” in cambio di soldi o favori. La procura indaga già da un anno (l’apertura del fascicolo risale al 12 gennaio 2024), che è il limite oltre il quale non si può andare per svolgere accertamenti: da qui la richiesta al Gip di avere una proroga, per «la complessità della vicenda processuale, anche se sono state già compiute attività di rilievo». Risultano ancora in corso, infatti, le analisi tecniche sui telefonini e computer sequestrati il 13 novembre, quando scattarono anche tre arresti in un filone di indagine collaterale. Nella tranche di inchiesta sui controlli nei cantieri (coordinata dai magistrati Alberto Palermo e Valentina De Stefano), con al centro le ipotesi di reato di corruzione, concussione, violazione del segreto e ricettazione, risultano ancora indagate sei persone, tra cui quattro carabinieri.

Gli indagati

Alcuni hanno ricevuto la richiesta di proroga della procura ieri mattina: i loro difensori potrebbero a questo punto opporsi a una ulteriore concessione di tempo per svolgere le indagini, ma deciderà comunque un giudice. Sono indagati il brigadiere del Nil, il nucleo dei carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro, Daniele Ziri, il collega Sergio Buccellato, anche lui al Nil, il carabiniere in congedo Maurizio Pappalardo (l’unico agli arresti domiciliari, ma per un altro fronte di indagine), il militare Alessandro Calvi, Fernando Di Fiore, all’epoca dei fatti al Nil e oggi dirigente di Ats Pavia, e Marisa Ziri, sorella del brigadiere del Nil, a cui è contestata un’accusa di ricettazione. Altre persone sono state destinatarie di perquisizioni e sequestri, ma non risultano indagate. Tra loro ci sono professionisti e imprenditori.

L’origine dell’inchiesta

Questo procedimento nasce dall’operazione “Clean 1”, scattata il 27 novembre 2023, che riguardava i lavori alla scuola di San Genesio: un controllo al cantiere - controllo gestito da Ziri - è finito sotto la lente degli inquirenti. A Ziri (difeso dall’avvocato Yuri Lissandrin) è infatti contestato di avere avvisato alcuni imprenditori dei futuri controlli nei cantieri e in alcuni ristoranti, e tra i destinatari dell’informazione ci sarebbe anche Gianluca Di Bartolo, l’imprenditore impegnato nei lavori della scuola di San Genesio (indagato in un altro filone proprio relativo a questo intervento edilizio).

Quali accuse

Tra Ziri e Pappalardo, entrambi accusati di corruzione, ci sarebbe stato uno scambio di favori per anni. Il secondo avrebbe garantito a Ziri una serie di utilità, tra cui le pulizie gratuite a casa sua eseguite da una società che già svolgeva servizi per Pappalardo, visite mediche per lui e i suoi familiari, cene nei ristoranti di Pavia gratuite o a prezzi irrisori, la ricerca di posti di lavoro. In cambio Ziri avrebbe garantito trattamenti di favore agli imprenditori amici di Pappalardo, in particolare durante le ispezioni del Nil. Nelle carte note della procura si citano almeno tre episodi di ispezioni addomesticate: due in cantieri edili (che si conclusero con una multa ridotta in un caso e nell’altro senza sanzioni) e una in un ristorante di Pavia. La destinazione dei soldi delle multe è ancora al centro degli accertamenti, perché in alcuni casi il denaro non sarebbe arrivato all’Ispettorato del lavoro. Almeno in un caso, poi, è stato anche scovato un modello F23 (di quelli usati per pagare le sanzioni) contraffatto.

L’altro fronte – A novembre anche tre arresti, in comune ci sono alcuni nomi

L’inchiesta sui controlli in cantieri e ristoranti si intreccia con l’indagine che ha portato, il 13 novembre, agli arresti del carabiniere in congedo Maurizio Pappalardo, del carabiniere forestale (ora in carcere e sospeso) Antonio Scoppetta, e dell’imprenditore di San Genesio Carlo Boiocchi.

Il collegamento tra le due indagini è proprio il nome di Pappalardo, oltre all’ipotesi comune che fa da sfondo alle due inchieste, e cioè l’esistenza di un sistema pavese fatto di scambi di favori e protezioni che avrebbe coinvolto vertici del potere investigativo e settori dell’economia e della politica locale. Anche l’inchiesta costata gli arresti ai due carabinieri e all’imprenditore (che è però tornato in libertà prima di Natale con l’obbligo di firma alla polizia giudiziaria) nasce da una costola del blitz del 27 novembre 2023, che decapitò i vertici di Asm Pavia e portò al sequestro (revocato solo dopo una perizia durata diversi mesi) della scuola elementare e d’infanzia di San Genesio. Questo primo fronte di indagine si è chiuso a novembre dello scorso anno, alla vigilia dei nuovi arresti e perquisizioni, con 15 indagati per varie accuse, che vanno dalla turbativa d’asta al peculato, al falso, frode nelle pubbliche forniture e violazione del segreto d’ufficio. Si attende la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura e l’udienza preliminare.




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