È morto il regista David Lynch, il cupo visionario che incollò il mondo alla tv con Twin Peaks. Aveva 78 anni
È morto all’età di 78 anni il regista e sceneggiatore David Lynch. Ne dà notizia il sito americano di Variety, riportando un post della famiglia su Facebook. «È con profondo dispiacere che noi, la sua famiglia, annunciamo la scomparsa dell’uomo e dell’artista, David Lynch», si legge nel post che chiede «un po’ di privacy in questo momento».
La morte di David Lynch annunciata dalla famiglia
«C’è una grande voragine nel mondo ora che non è più con noi. Ma, come direbbe lui, “Tieni gli occhi sulla ciambella e non sul buco”. È una bellissima giornata con un sole dorato e il cielo azzurro lungo tutto il percorso», è la conclusione del breve messaggio. Le cause del decesso non sono note, ma nel 2024 aveva rivelato che gli era stato diagnosticato un enfisema dopo una vita passata a fumare e che probabilmente non sarebbe più stato in grado di uscire di casa per dirigere.
Tra noir e surreale: così ha segnato la storia del cinema
Lynch ha segnato la storia del cinema, radicalizzando quello americano con una visione artistica oscura e surreale in film come Dune, Blue Velvet e Mulholland Drive, e della televisione con una serie cult come Twin Peaks, sempre fondendo elementi di horror, noir, giallo e surrealismo classico europeo. Nel corso della sua lunga e apprezzata carriera, Lynch, che si è affermato come uno dei registi contemporanei più influenti, ha ricevuto tre nomination al Premio Oscar per la regia per The Elephant Man, Velluto blu e Mulholland Drive. Ma in Europa, dove è stato particolarmente apprezzato, che ha visto i maggiori riconoscimenti per i suoi lavori, trionfando due volte a Canne: con la Palma d’oro per Cuore selvaggio nel 1990 e con il premio per la miglior regia per Mulholland drive nel 2001. Con le sue opere Lynch ha ritratto un’America apparentemente bucolica, per poi rivelarla brulicante di mistero e toni macabri, di luoghi difficili da decifrare, frutto di una ricerca continua e orientata in più direzioni sul potere evocativo e significante dell’immagine in movimento.
Dall’esordio difficile a regista di culto
Nato a Missoula (Montana) il 20 gennaio 1946, dopo essersi dedicato alla pittura e alla sperimentazione artistica, nel 1970 Lynch si iscrisse ai corsi del Center for Advanced Film Studies a Los Angeles. Fu qui che, dopo cinque anni di lavoro e numerose difficoltà produttive, portò a termine il suo primo film quasi completamente autoprodotto, Eraserhead ‒ La mente che cancella (1977). Dopo una prima uscita fallimentare nei circuiti commerciali, il lungometraggio divenne un oggetto di culto, tanto da essere proiettato per anni e con successo negli spettacoli di mezzanotte: in quest’opera Lynch lavorò sulle possibilità del cinema di mettere in scena la materia organica e inorganica, mentale e fisica, sovrapponendo diversi livelli di realtà. Il regista e produttore Mel Brooks, rimasto colpito da questo film, volle affidare a Lynch la regia di The elephant man (1980), la storia vera di un uomo affetto da una rara malattia, John Merrick (interpretato da John Hurt), che ne deturpava orribilmente il volto e il corpo, ambientata nella Londra vittoriana. Il film fu un grande successo e ottenne otto nominations all’Oscar e vari premi in festival internazionali. Da lì in poi la sua carriera non si è mai più arrestata e Lynch ha continuato a regale al mondo delle storie e un’estetica inconfondibili.
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