Il calvario dell’elefantessa Bambi: “Sola e maltrattata, costretta a vivere in un recinto minuscolo”. Al via il processo per i proprietari del circo
Sola e maltrattata, costretta a vivere in un recinto troppo piccolo e in condizioni igieniche precarie. Sono queste le accuse che sono state recapitate ai proprietari del circo Busnelli-Niuman, cui processo per maltrattamento ai danni dell’elefantessa Bambi è iniziato ieri, 17 gennaio, nelle aule del Tribunale di Mantova.
La storia risale al marzo 2023, quando i carabinieri forestali di Castiglione dello Stiviere erano intervenuti ad Asola, sede in cui il circo itinerante avrebbe svolto uno spettacolo, e avevano disposto il sequestro del pachiderma, lasciato comunque in custodia al circo stesso, ma con il divieto alla struttura di allestire le esibizioni di Bambi. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, l’animale avrebbe vissuto in condizioni non idonee. Il recinto dell’animale sarebbe stato troppo piccolo per le sue dimensioni, mentre le condizioni igieniche sarebbero state giudicate precarie da un veterinario. A causa del suo stato detentivo, ritenuto malsano dagli inquirenti, Bambi avrebbe manifestato numerosi comportamenti innaturali, forse legati allo stress e al malessere, come camminare in tondo senza soluzione di continuità o mostrarsi apatica nonostante i numerosi stimoli esterni.
Nonostante le autorità avessero posto un divieto agli spettacoli di Bambi, inoltre, l’elefantessa sarebbe stata fatta esibire in una tappa successiva in provincia di Vicenza. L’ipotesi di reato, in questo caso, sarebbe deterioramento dell’animale sottoposto a sequestro, disciplinato dall’articolo 334 del codice penale.
A chiedere giustizia per l’elefantessa Bambi è la Lega antivivisezione (LAV), che si è costituita parte civile al processo: “Speriamo che alla fine del procedimento si arrivi alla confisca dell’elefantessa, così da essere certi che non venga sottoposta ad ulteriori maltrattamenti e non sia costretta ad esibirsi nuovamente in pubblico. Quando l’elefantessa è stata sequestrata ad Asola, si trovava in una situazione precaria. Sarebbe stato necessario un ambiente più confortevole e che non fosse lasciata in solitudine ma in compagnia di un altro esemplare: tale è la situazione ideale per far vivere un elefante in modo adeguato”, hanno detto Giulia Giambalvo, biologa, area animali esotici della Lav, e Roberta Poscente, avvocato dell’ufficio legale Lav, al Corriere della Sera Milano.
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