Israele viola l’accordo di pace con il Libano e spara contro chi cerca di rientrare a casa: 10 morti e 80 feriti
Domenica, i residenti di almeno nove villaggi di confine libanesi sono tornati nelle loro città natali per protestare contro la presenza delle forze israeliane nel sud del Libano, dopo la scadenza del periodo di 60 giorni previsto per il loro ritiro nell’accordo di cessate il fuoco tra Libano e Israele.
I residenti si sono radunati in convogli civili prima di dirigersi verso i villaggi di confine, nonostante gli avvertimenti del portavoce militare israeliano che tali azioni avrebbero “esposto loro stessi al pericolo”.
Le forze israeliane hanno sparato sui manifestanti che protestavano contro la loro presenza, uccidendo almeno dieci persone – tra cui un soldato libanese – e ferendone 80, secondo il ministero della salute libanese. Diverse persone sono state anche arrestate dalle forze israeliane.
Le proteste ai confini
I manifestanti libanesi si sono trovati faccia a faccia con soldati e carri armati israeliani, sventolando striscioni e intonando slogan a pochi metri di distanza. In uno degli scontri, una donna si è fermata davanti ai soldati israeliani mentre sparavano ai suoi piedi, gridando: “Tornate nel vostro paese! Tornate dalle vostre famiglie!” Altri, comprese donne e bambini, hanno sventolato bandiere di Hezbollah davanti ai carri armati israeliani e mostrato foto di Hassan Nasrallah, l’ex segretario generale della milizia libanese ucciso da Israele a fine settembre.
Sabato, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che le forze israeliane sarebbero rimaste nel sud del Libano oltre il periodo di 60 giorni previsto dal cessate il fuoco firmato due mesi prima. Netanyahu ha accusato il Libano di non aver “ancora pienamente adempiuto” ai propri obblighi previsti dall’accordo, come il dispiegamento completo delle proprie forze nel sud del Paese per prevenire il ritorno di Hezbollah a sud del fiume Litani, a circa 30 chilometri dal confine.
Reazioni del governo libanese
Il presidente libanese Joseph Aoun ha dichiarato domenica che “la sovranità e l’integrità territoriale del Libano non sono negoziabili” e che stava seguendo la situazione per garantire i “diritti e la dignità” dei cittadini libanesi. I soldati libanesi hanno accompagnato i manifestanti civili nei villaggi di confine, camminando al loro fianco nel tentativo di proteggerli dal fuoco israeliano. In alcuni villaggi nella porzione orientale del confine, i soldati libanesi hanno cercato di impedire ai residenti di tornare per garantire la loro sicurezza.
Distruzione lungo il confine
Le proteste di domenica hanno rappresentato la prima volta in cui molti civili sono entrati nei loro villaggi lungo il confine libano-israeliano da quando Israele ha annunciato la sua operazione nel sud del Libano a fine settembre. Analisi satellitari hanno mostrato che molti villaggi lungo il confine sono stati rasi al suolo dalle detonazioni israeliane, che secondo Israele avevano lo scopo di distruggere le infrastrutture di Hezbollah. I critici hanno accusato Israele di voler creare una zona cuscinetto rendendo inabitabile l’area lungo il confine settentrionale israeliano.
Violazioni del cessate il fuoco
Nonostante l’accordo di cessate il fuoco, Israele ha effettuato oltre 350 attacchi aerei in tutto il Libano, dichiarando che erano diretti a fermare le attività di Hezbollah. Il deputato di Hezbollah Ali Fayyad ha affermato questa settimana che se Israele non si ritirerà entro il 26 gennaio, “ciò significherà il crollo dell’accordo di cessate il fuoco”.
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