Hamas consegna la lista degli ostaggi che saranno liberati, ma soltanto 25 su 33 sono ancora vivi
Una lista, un numero che ne cela molti altri. Secondo quanto dichiarato da un funzionario di Hamas e riportato da Sky News, solo 25 dei 33 ostaggi previsti per la liberazione nella prima fase dell’accordo sono stati confermati ancora in vita. L’annuncio arrivato nel primo pomeriggio getta ombre sulla sorte degli altri otto e mette in discussione la possibilità di rispettare i termini del cessate il fuoco.
Gli ostaggi liberati e la strategia di Hamas
«Alcuni di loro ci hanno raccontato che sono stati tenuti nei tunnel per mesi, completamente isolati», ha rivelato il colonnello dott. Avi Banov, vicecapo del corpo medico militare israeliano. Le condizioni dei prigionieri liberati finora, tre civili e quattro soldatesse, variano tra lieve denutrizione e ferite non curate.
Tuttavia, è stato riferito che il loro trattamento è migliorato poco prima della liberazione, un dettaglio che tuttavia fa riflettere sugli intenti propagandistici di Hamas.
Arbel Yehud sarà libera nello scambio di ostaggi di giovedì
La notizia più importante resta però l’annuncio della liberazione di Arbel Yehud, l’ultima civile ancora prigioniera, che secondo Tsahal si trova nelle mani della jihad islamica. La 29enne, con doppia cittadinanza israeliana e tedesca, sarà finalmente rilasciata giovedì. Rapita oltre un anno fa insieme al fidanzato, Arbel potrà tornare a riabbracciare la famiglia, sebbene segnata dalla tragica perdita del fratello, trucidato per difenderla il 7 ottobre.
Il ritorno degli sfollati a Gaza Nord
Intanto, a Gaza Nord, migliaia di palestinesi sfollati hanno iniziato a rientrare attraverso il corridoio di Netzarim, ma il movimento è stato ostacolato da ritardi e nuove restrizioni israeliane. Le milizie armate intanto celebrano il ritorno come «una vittoria contro i piani di sfollamento».
Sud del Libano: una rivolta
Sul fronte settentrionale, il sud del Libano è teatro di nuove violenze nonostante l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah. Secondo il Ministero della Sanità libanese, 24 persone, tra cui sei donne, sono state uccise e 134 ferite negli ultimi due giorni.
Israele giustifica le sue azioni sostenendo che il proxy iraniano stia incitando alla rivolta, mentre le Nazioni unite sottolineano che non esistono ancora le condizioni per un rientro sicuro nei villaggi lungo la Linea blu.
La proposta di Trump
Direttamente dall’Air Force One il presidente americano Donald Trump ha poi lanciato la proposta: trasferire temporaneamente i palestinesi in Giordania, Egitto o in un terzo Paese asiatico. «Parliamo probabilmente di circa un milione e mezzo di persone. Qualcosa bisogna fare, provvisoriamente o a lungo termine», ha dichiarato ai giornalisti. Immediata la reazione della Giordania: «La Palestina è dei palestinesi», ha ribattuto il ministro degli Esteri Ayman Safadi, rigettando categoricamente l’idea.
In parallelo, il premier israeliano Benyamin Netanyahu si prepara a incontrare il tycoon alla Casa Bianca la prossima settimana, secondo quanto riportato dal sito israeliano Walla News e ripreso dal Guardian. La visita rappresenterà il primo incontro ufficiale di un leader straniero a Washington da quando Trump è tornato alla presidenza. Fonti israeliane e americane hanno riferito che Netanyahu dovrebbe arrivare il 3 febbraio e ripartire il 5 febbraio, anche se la data esatta dell’incontro non è stata ancora confermata.
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