La Lega ritira l’emendamento che esautora le Soprintendenze: “Ma pronti a depositare ddl”. Fai: “Inaccettabile, segno che manca cultura”
La Lega ha ritirato l’emendamento presentato al decreto cultura che esautorava le Soprintendenze. Ma la battaglia del Carroccio contro gli organi del ministero della Cultura non è finita. Anzi. La Lega è pronta a presentare un disegno di legge con lo stesso obiettivo, ufficialmente quello di liberare gli uffici dalle pratiche che non riguardano grandi monumenti o le rilevanti opere storiche, affidando ai Comuni l’ultima parola su tutte le decisioni urbanistiche e paesaggistiche, di fatto prendersi lo scalpo delle Soprintendenze.
L’emendamento mirava a intervenire sul Codice dei beni culturali andando a modificare i pareri delle Soprintendenze, rendendoli non più “vincolanti” ma solo “obbligatori” senza però vincolo. I pareri degli organi quindi sarebbero diventati semplicemente “consigli”.
Ora il discusso emendamento, che aveva sollevato l’ira delle opposizioni e non solo, presentato in commissione a firma di Gianangelo Bof, è stato ufficialmente ritirato. “Noi da un lato lo ritiriamo, ma dall’altro andiamo avanti – ha spiegato a LaPresse il deputato del Carroccio Rossano Sasso a margine dei lavori della commissione Cultura sul decreto – Cambia lo strumento, ma non cambia il contenuto perché contestualmente depositiamo due disegni di legge, alla Camera e al Senato simultaneamente, e l’oggetto è sempre lo stesso, solo che ci sarà una riflessione più collegiale con tutte le forze di centrodestra”. “Alla Lega e al collega Bof va il merito di aver sollevato e portato al centro dell’attenzione nazionale quello che non è un problema legato alla Soprintendenza in sé ma purtroppo a quello che i cittadini, i piccoli imprenditori e i liberi professionisti del settore vivono quotidianamente – ha aggiunto Sasso – Vogliamo sburocratizzare, modernizzare l’azione delle Soprintendenze che purtroppo spesso creano delle distanze che si traducono in danni economici e in disagi per i semplici cittadini”.
L’emendamento Bof, intanto, aveva sollevato non solo le opposizioni, ma anche gli attori del panorama culturale italiano. “È incredibile e inaccettabile, nel 2025, la mancanza di sensibilità, che questo emendamento riflette, nei confronti dei valori della tutela del contesto in cui viviamo, che è un patrimonio unico al mondo: il paesaggio italiano”, ha scritto in una lettera il presidente del Fai, fondo ambiente italiano, Marco Magnifico. Un emendamento che, si legge nella lettera, “è il segno evidente di una mancanza più generale di cultura, preoccupante e minacciosa per il futuro del Paese. È il segno che c’è ancora e sempre più bisogno di educare i cittadini al valore della cultura che si incarna nel paesaggio, che è il nostro più prezioso bene culturale, perché li contiene e magnificamente li combina tutti, i monumenti della Natura e quelli della nostra Storia: un capolavoro e un orgoglio della nostra civiltà”. Evidentemente, continua Magnifico nella missiva, bisogna sì educare la cittadinanza a questi valori, ma “bisogna cominciare da alcuni suoi rappresentanti politici, perché è incredibile e inaccettabile che si propongano emendamenti come questi, che ignorano principi costituzionali e promuovono nella società civile pensieri e atteggiamenti pericolosi”. La tutela del paesaggio, insiste il presidente del Fai, non è “un freno alla libertà dei singoli”, ma piuttosto “un servizio fondamentale” oltre che “garantito dalla Costituzione”. Più che esautorate, si augura Magnifico, le Soprintendenze andrebbero “rinforzate di personale e competenze perché possano svolgere il loro lavoro con l’efficienza che i cittadini meritano”.
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