Un amore lungo 500 anni: l’archetipo di Romeo e Giulietta
di Martina Narciso
È il 30 gennaio 1525 quando al The Theatre di Shoreditch, quartiere periferico di Londra, ha luogo la prima rappresentazione di The Most Excellent and Lamentamble Tragedy of Romeo and Juliet (“La più eccellente e lamentevole tragedia di Romeo e Giulietta”). A metterla in scena è la compagnia teatrale dei Lord Chamberlain’s Men, di cui faceva parte lo stesso Shakespeare.
Quello dei due giovani è destinato a diventare l’archetipo dell’amore innocente, che tenta di superare gli ostacoli delle famiglie e dei conflitti sociali, ma verrà punito con la morte. Fra Eros e Thanatos, luci e ombre, giovani e vecchi, il mito sopravvive nei secoli e continua, ancora oggi, a essere rappresentato sui palcoscenici di tutto il mondo.
Come e perché l’archetipo di Romeo e Giulietta sembra sfuggire allo scorrere del tempo: lo chiediamo a Giovanni Manetti, professore onorario presso l’Università degli Studi di Siena, che ci illustra innanzitutto come tale archetipo abbia una storia antichissima.
La prima manifestazione del mito si trova nella novella che viene narrata nel IV libro delle Metamorfosi di Ovidio. Si tratta della storia di Piramo e Tisbe, che Shakespeare mostra di conoscere molto bene in quanto in Sogno d’una notte di mezza estate viene rappresentata in forma comica dal gruppo degli artigiani, come pezzo di teatro nel teatro. La novella è ambientata nella città di Babilonia, dove due giovani, Piramo e Tisbe si amano, osteggiati dalle rispettive famiglie. Tuttavia, si parlano attraverso una fessura nel muro che divide le loro case. Un giorno decidono di incontrarsi presso la tomba di Nino. Arriva prima Tisbe, che però è spaventata da una leonessa, con la bocca ancora intrisa del sangue delle sue vittime. Nel fuggire Tisbe lascia cadere un velo, che poi la leonessa addenta e macchia di sangue. Quando arriva Piramo e vede il velo di Tisbe insanguinato, pensa che l’amata sia stata sbranata e si getta sulla sua spada. A questo punto arriva Tisbe che, vedendo l’innamorato morente, si trafigge pure lei. Le due famiglie si riconciliano in seguito a questo luttuoso evento.
Una storia destinata ad esser ripresa e raccontata più volte
Alla fine del Medioevo comincia a delinearsi la struttura del dramma che sarà poi seguita da Shakespeare. Nel 1474 Masuccio Salernitano scrive una novella ambientata a Siena Mariotto e Ganozza, dove sono presenti tutti gli elementi che poi ci saranno anche nel testo di Shakespeare, ma che in Piramo e Tisbe non erano presenti nella loro completezza. Ad esempio, c’è il matrimonio segreto, il frate che favorisce i disegni degli amanti, c’è la mischia in cui un cittadino di primo piano viene ucciso, c’è il matrimonio forzato di Ganozza, c’è la pozione e la perdita del messaggio.
La fonte diretta di Shakespeare è tuttavia un’altra. Si tratta di Tragicall Historye of Romeus and Juliet del 1562 di Arthur Brooke che precede di poco meno di trent’anni la storia di Romeo e Giulietta. Questo testo era la traduzione in inglese di un testo dell’autore francese Pierre Boaistuau, Histoires Tragiques del 1559, che a sua volta si rifaceva a una novella italiana di Matteo Bandello del 1554 “La sfortunata morte di due infelicissimi amanti”, dove erano già stati introdotti i personaggi fondamentali che avrebbero contribuito a dare un tono comico alla tragedia, ovvero la nutrice e Benvolio. In sostanza, l’archetipo si forma nel tempo.
Come può parlare ai giovani questo testo?
Romeo e Giulietta può parlare ai giovani, ma sotto certe condizioni. Innanzitutto, può farlo proprio in virtù della sua perfetta struttura narrativa che mette in campo una dimensione valoriale astorica ed eterna: l’amore tra due giovani, l’opposizione di qualcuno e l’aiuto di qualcun altro, elementi astorici che si ritrovano in varie situazioni e momenti storici. Un tentativo di aggiornare questo testo archetipale è stato quello del musical americano West Side Story (1957), che trova una sua perfezione proprio nell’attualizzazione del dramma shakesperiano. Esso viene aggiornato e presenta la lotta fra due fazioni: gli Sharks, immigrati portoricani e i Jets, americani bianchi. Si mantiene, dunque, la dimensione giovanile dei protagonisti essendo le bande formate da ragazzi molto giovani, e anche la congruità con il testo di origine è rispettata grazie al fatto che l’appartenente a uno di questi gruppi nonché protagonista, Tony, che fa parte dei Jets bianchi, si innamora di Maria degli Sharks portoricani.
Questo aggiornamento degli anni 50 è sicuramente riuscito a trasmettere un messaggio attuale, peraltro attraverso la forma del dramma musicale, parte della cultura giovanile dell’epoca, e forse anche di questa attuale. Il modo in cui può arrivare questo testo, questo archetipo, è dunque quello dei valori sovrastorici: l’innamoramento, i nemici, l’opposizione.
Crede che Romeo e Giulietta si stiano allontanando dal centro del palcoscenico per concentrarsi su dinamiche più sociali?
In West Side Story ci sono tutte e due le componenti di amore romantico e conflitti sociali, in particolare etnici; la prima componente fa parte della vita in generale; la seconda è l’elemento sul quale può avvenire l’aggiornamento. L’importante è che questi elementi di base e la struttura profonda dell’archetipo narrativo riescano a essere in qualche maniera rivitalizzati e aggiornati senza perdere la dimensione strutturale.
Quale finalità didattica può esserci nella rappresentazione di questo testo e può il conflitto generazionale del dramma essere il motivo per cui Romeo e Giulietta è ancora così attuale, soprattutto in una generazione così satura di cinismo come la nostra?
Impostare una dimensione didattica, nel senso che insegni qualcosa ai giovani, è complesso. Bisogna vedere come questo testo possa essere ripresentato rispecchiando la dimensione attuale dei giovani.
Uno dei temi che possono avvicinarsi a questa dimensione è quello del conflitto generazionale, dove i genitori sono degli oppositori e i giovani cercano con ogni mezzo di sganciarsi da questa oppressione parentale.
I giovani di oggi hanno una diversa relazione con tale conflitto rispetto ai giovani di cinquant’anni fa, diciamo quelli che erano tali intorno al Sessantotto, epoca in cui la struttura della famiglia era rigida. Non a caso uno psicologo come David Cooper in un libro del 1972, La morte della famiglia, aveva parlato della famiglia come struttura alienante, che può arrivare paradossalmente ad uccidere. Oggi la situazione è piuttosto cambiata, sino ad arrivare ad un ribaltamento: è difficile che ci siano dei genitori così severi come nell’epoca precedente, perché i genitori tendono a diventare amici e difensori dei propri figli, il che non sempre è sano. Anche il conflitto che in Romeo e Giulietta si trova fra il gruppo degli adulti e il gruppo dei giovani oggi ha forme molto diverse: i genitori tendono a passare dalla casella degli oppositori a quella degli alleati.
È l’eterno conflitto tra generazioni…
Questo porta i giovani non tanto a essere cinici, bensì (facendo generalizzazioni) a soffrire di una certa insicurezza: il conflitto fra generazioni con i genitori di allora – non che fosse positivo – quantomeno permetteva di rafforzarsi e avere in famiglia situazioni di forti conflittualità che avrebbero aiutato a superare quella conflittualità che c’è in ogni settore della vita, nel mondo lavorativo e nel mondo delle relazioni in generale. Il conflitto generazionale può avere aspetti molto più fluidi e il suo indebolirsi non sempre ha effetti positivi, anzi, per certi aspetti può arrivare ad avere aspetti negativi.
La formazione di un individuo nell’adolescenza non dipende da un solo fattore né deriva da una sola fonte, bensì dall’intrecciarsi e scontrarsi di varie fonti e agenzie educative, quindi bisogna in qualche maniera essere cauti nell’immaginare che un testo possa avere un’influenza abbastanza importante.
Quali sono dunque le agenzie formative che possono influire sui giovani? È possibile realizzare una didattica per creare un cittadino di un certo tipo? Oggi, è molto più complicato. Inoltre, gioca un ruolo importante anche la caduta delle ideologie: in qualche maniera, le ideologie di allora rappresentate dai partiti e dalle organizzazioni politiche in genere e dai sindacati costituivano dei mezzi forti, ma oggi si sono indebolite e in alcuni casi sono scomparse.
In conclusione, l’archetipo funziona perché è astorico, ma funziona in una “città tentacolare” in cui le strade sono pressoché infinte.
L'articolo Un amore lungo 500 anni: l’archetipo di Romeo e Giulietta proviene da Globalist.it.