Legge sul fine vita in Toscana, la destra accusa: “Incostituzionale”. Cappato: “Il governo contro l’autonomia regionale? Si spara sui piedi”
Il Parlamento immobile sui diritti nel fine vita, nonostante i richiami della Consulta, osserva con imbarazzo la mossa della Toscana. L’approvazione della legge di iniziativa popolare, promossa dall’Associazione Luca Coscioni dopo aver raccolto 10mila e 700 firme, agita la maggioranza al governo. Che è arrivata fino a minacciare di impugnare il testo di fronte alla Corte costituzionale. “Pare che il governo”, ha scritto su X il promotore Marco Cappato, “intenda ricorrere. Assisteremmo così allo spettacolo di un governo che si batte per una maggiore autonomia regionale, ma che ricorre contro l’esercizio dell’autonomia esistente. Sparandosi sui piedi”. Il riferimento è alle dichiarazioni diffuse subito dopo il via libera dalle forze del centrodestra: “È incostituzionale”, hanno affermato i consiglieri regionali di Fdi, Fi e Lega. “Questa materia non è di competenza legislativa delle Regioni”. Cappato a ilfattoquotidiano.it ha replicato (qui il blog): “Ovviamente sarebbe vero, se la nostra legge pretendesse di stabilire chi ha diritto ad accedere all’aiuto alla morte volontaria e chi no. Ma la nostra legge si limita a prevedere procedure di attuazione della sentenza della Consulta (che ha forza di legge) nella gestione dei servizi sanitari, che rientrano nelle competenza regionale”. La tesi era stata respinta in apertura dei lavori anche dal consiglio toscano due giorni fa: “Ci muoviamo nell’ambito dell’articolo 117 sulla potestà legislativa concorrente in materia di salute” e “nel rispetto di principi fondamentali”, è stato detto in Aula.
Cosa era già legale in Italia e cosa ha stabilito la Toscana – Quello che la politica infatti dimentica (o finge di dimenticare) è che l’accesso al suicidio assistito in Italia, in assenza di una legge che lo regolamenti, è normato dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato-Antoniani. Con quella pronuncia, i giudici hanno legalizzato l’accesso alla procedura a determinate condizioni di salute (autodeterminazione, patologia irreversibile, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale). Il problema è che, sempre in assenza dell’intervento del Parlamento, i requisiti vengono verificati dal Servizio sanitario, dopo un parere del comitato etico, ma con tempi che possono essere infiniti e non compatibili con le esigenze dei pazienti. Per questo l’Associazione Coscioni, di fronte all’impossibilità di far andare avanti la battaglia nelle Camere, ha deciso di puntare ai consigli regionali: la Toscana è la prima realtà ad aver dato il via libera.
La legge promossa dalla campagna Liberi tutti prevede semplicemente che vengano stabiliti “tempi e procedure certe” per l’accesso alla morte volontaria. Il testo approvato l’11 febbraio prescrive che la procedura per la verifica dei requisiti del malato si debba concludere entro 20 giorni. In caso di esito positivo, si procede all’approvazione o alla definizione delle modalità entro 10 giorni, ed entro altri sette l’azienda sanitaria assicura il supporto tecnico, farmacologico e sanitario per l’assunzione del farmaco. La norma stabilisce che tali prestazioni siano gratuite e si stanziano 10mila euro all’anno per tre anni.
La proteste del centrodestra – A difendere la legge è stato per primo il presidente Pd della Regione Eugenio Giani: “Diventiamo una nuova Svizzera? No, io ritengo che abbiamo fatto un servizio ai cittadini”, ha dichiarato a margine di un evento a Firenze. E ha ribadito che non c’è stata alcuna fuga in avanti: “Noi non siamo andati oltre quello che ha prescritto la Corte costituzionale. La legge toscana fa da disciplina operativa di quelle che sono le casistiche per le quali vale il trattamento medicalmente assistito sul fine vita fissate dalla Consulta”. Poco prima, intervenendo a SkyTg24 aveva detto: “La Corte ha dato delle indicazioni su cui il legislatore nazionale è bene che agisca con una legge. Poi, se in questa fase transitoria potremo avere oppure no legittimità rispetto al provvedimento che abbiamo fatto, lo dirà la Corte. Il Parlamento spesso è stato recalcitrante ma alla fine deve agire e spero che lo faccia il prima possibile. In questo senso la nostra legge regionale è stata uno stimolo”.
Fdi invece, accusa la Toscana di aver fatto “un pericoloso passo indietro”: “La norma offre una falsa scorciatoia per chi vive situazioni di dolore”, ha detto il deputato Lorenzo Malagola. “Grave che la Toscana si sia arrogata il diritto di legiferare su una materia di unica competenza dello Stato nazionale, segno di un furore ideologico che ha calpestato anche la grammatica istituzionale”. Per il senatore Fdi Paolo Marcheschi “è un impianto normativo che nasce morto. Senza alcuna possibilità di non essere impugnato. Siamo abituati a leggi bandiera di chi vorrebbe essere il primo della classe e come già accaduto più volte sarà, invece, bocciato. Serve una cornice nazionale che non c’è”.
In controtendenza con i suoi, come già fatto nei mesi scorsi, il leghista Luca Zaia: “Cominciamo con il dire che in Italia il fine vita esiste già. Normato da una sentenza. Il dire che non esiste, significa non essere rispettosi dei cittadini”, ha detto il presidente del Veneto al Corriere della Sera. Che ha anche rivelato di aver incaricato i suoi tecnici di mettere a punto un regolamento per dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale (come già fatto anche dalla Puglia) che garantisca l’accesso alla morte volontaria in alcuni casi ben specificati. Prevede “semplicemente, il modo di dare una risposta ai cittadini”.
Chi ha esultato per l’intervento della Toscana è il sindacato dei medici Anaao Assomed: “È una conquista di civiltà e un aiuto per medici e pazienti”, hanno dichiarato in una nota. “Un provvedimento pionieristico. Tale norma uniformerà le prassi all’interno delle aziende sanitarie regionali, garantendo maggiore coerenza e tutela dei diritti”. Per Anaao Assomed, la nuova legge “offrirà un indispensabile aiuto non solo ai medici, ma soprattutto ai pazienti e ai loro familiari. Siamo certi che il nuovo quadro normativo rappresenterà uno strumento essenziale per chiarire le modalità operative e per assicurare che ogni scelta sia frutto di un percorso ponderato, approfondito e condiviso”. E, hanno chiuso, “speriamo la Toscana sia un esempio per altri”.
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