Telefonata Trump-Putin, Rutte: “Kiev sia coinvolta”. Usa: “Non è tradimento”. E insistono: “I Paesi Nato spendano il 5% del pil in armi”
Dopo la nuova telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin che avvicina a una pace possibile e (di fatto) taglia fuori dalle trattative l’Europa, aumentano le fibrillazioni della Nato. Anche perché il presidente americano si è detto sostanzialmente allineato con Mosca sullo sbarramento per Kiev nell’Alleanza atlantica. “C’è una convergenza“, ha dichiarato il segretario generale Mark Rutte cercando di rivendicare un ruolo attivo nella partita. “Tutti vogliamo la pace e che Kiev sia nella migliore posizione possibile quando i negoziati inizieranno. Vediamo come la situazione ora evolve passo dopo passo, l’Ucraina deve essere coinvolta nei negoziati di pace”.
Di fronte alle preoccupazioni su trattative che, al momento, sono solo tra gli Usa e Mosca, ha risposto il capo del Pentagono Pete Hegseth: “Non è un tradimento”, ha detto dal quartier generale della Nato a Bruxelles. “Trump è il miglior negoziatore del pianeta, solo lui può portare le potenze al tavolo”, ha detto. Ma non solo. Ha ribadito che gli alleati della Nato dovranno arrivare a spendere “il 5% del Pil per la difesa”, un punto sul quale Trump insiste fin dal primo mandato. “Gli americani”, ha detto, “sono parte attiva” della Nato, “lo siamo stati e continueremo a esserlo. Ma se parliamo di spesa per la difesa, anche il 2% del Pil non è sufficiente. Il 3%, il 4% e, in definitiva, come ha affermato il presidente Donald Trump, il 5% della spesa per la difesa è fondamentale“. Intanto Rutte parla di “successo” per la telefonata tra i due leader, e sottolinea: “Vogliamo tutti la pace in Ucraina. Ovviamente, dobbiamo assicurarci che l’Ucraina sia nella posizione migliore possibile. È fondamentale che quando si raggiunge un accordo di pace sia duraturo, che Putin sappia che non potrà più provare a conquistare un pezzo dell’Ucraina. Quindi questo deve essere parte di quei negoziati. E senza dubbio è anche nella mente del presidente Trump e del team americano. E oggi, nei prossimi giorni ci coordineremo attentamente tra gli alleati”.
Intanto da Mosca fanno sapere di essere aperti a continuare il “dialogo costruttivo” con il Vaticano sull’Ucraina. Artyom Studennikov, direttore del primo Dipartimento europeo del ministero degli Esteri, ha sottolineato che dall’inizio del conflitto la Santa Sede “ha seguito coerentemente una linea di giustizia ed equilibrio, facendo appello a una soluzione pacifica e dichiarando la sua disponibilità a contribuire a questo in ogni modo possibile”.
Il piano di Trump per l’Ucraina – Kurt Volker, ambasciatore Usa alla Nato con George W. Bush e inviato speciale per l’Ucraina sotto la prima Amministrazione Trump, in un’intervista alla Stampa parla di tre punti: cessate il fuoco, deterrenza “per impedire a Putin di attaccare ancora in futuro” e condivisione degli oneri, perché “l’America vuole essere sicura che gli europei prendano il comando nella protezione dell’Ucraina in futuro”. E poi la stoccata sull’Europa, attaccata a più riprese da Trump nelle prime settimane di presidenza, dai dazi al budget militare. “Trump ritiene che l’Europa debba prendersi cura di sé stessa. È molto ricca, ha capacità tecnologiche. Il presidente ritiene gli Usa abbiano fatto troppo per il Vecchio Continente. E questo è il motivo per cui fu assai determinato nel pretendere il rispetto della quota del 2% di spese per la difesa in proporzione al Pil”.
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