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“Io, figlia di cafoni, mamma e papà non hanno letto i miei libri. Mia madre considerava un vizio la mia passione per la scrittura”: parla Donatella Di Pietrantonio

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“I miei genitori non hanno mai letto i miei libri”. In una lunga intervista al Corriere della Sera, il Premio Strega 2024, Donatella Di Pietrantonio, è tornata a parlare delle sue origini abruzzesi contadine e di come il talento per la scrittura sia fiorito in un ambito familiare che mai l’ha letta e capita, ma che comunque l’ha incoraggiata ad uscire da quel contesto di povertà economica e culturale. “La mia era una famiglia contadina, con un grado di scolarizzazione bassissimo. Mio nonno era analfabeta, mio padre si era fermato alla quinta elementare, e io in fondo aderivo all’idea che leggere e scrivere fosse una perdita di tempo. Però mio padre ci ha tenuto a farmi studiare”, ha ricordato Di Pietrantonio tornando con la mente a quando da bimba di una contrada remota della provincia di Teramo, sotto al Monte Camicia, in casa si parlava in dialetto.

L’autrice di L’età fragile ha spiegato che il padre non ha mai letto i suoi libri: “So che ci ha provato, ma si è fermato dopo qualche pagina. Forse non vuole sapere davvero cosa c’è scritto, gli farebbe male. Io neanche glieli ho letti, per una sorta di pudore”. Idem la madre, ma per motivi di salute: “Il mio libro di esordio, Mia madre è un fiume, racconta la sua malattia, l’Alzheimer. Lei considerava la mia passione per la scrittura un vizio, ma ha avuto il grande merito di comprarmi dei libri. Ai colloqui con gli insegnanti era molto orgogliosa della mia resa”.

Di Pietrantonio ha ricordato anche la passione per Cuore di De Amicis (“mia madre la sera lo leggeva ai vicini al lume di candela (…) e questi contadini dalle mani callose, abituati alle fatiche più impensabili, piangevano ascoltandola”) e Fontamara di Silone (“parlava dei cafoni, degli ultimi tra gli ultimi. Io ero figlia di quel mondo”). Un esordio avanzato alla scrittura sui 50 anni per la scrittrice abruzzese che proprio in questi giorni ha chiuso con la sua precedente professione di dentista. Di Pietrantonio chiosa segnalando che avrebbe voluto scrivere un libro come Memorie di Adriano; che per i colleghi scrittori “più che invidia” si concede “l’ammirazione” e che Lo straniero di Camus è per lei “la Bibbia”.

L'articolo “Io, figlia di cafoni, mamma e papà non hanno letto i miei libri. Mia madre considerava un vizio la mia passione per la scrittura”: parla Donatella Di Pietrantonio proviene da Il Fatto Quotidiano.




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