Ritrovare se stessi con il disegno e la pittura, il metodo Martenot è di casa anche a Ivrea
Ivrea
Si inizia con la distensione corporale rilassando mani, braccia, collo, tutto il corpo nella sua interezza, prima tra tutti la mente. Passaggio fondamentale questo, della Relaxion active, per potersi poi concentrare sul proprio lavoro. Sì, perché l’insegnante del metodo Martenot ci tiene a verificare che si tenga fuori dalla propria aula di disegno qualsiasi pensiero al lavoro, alla casa, alla famiglia o semplicemente tensioni e preoccupazioni che possa poi essere fonte di distrazione. «Dietro un segno c'è sempre un gesto: se il nostro gesto è bloccato anche il segno risulterà bloccato». A parlare è Sandra Barbato, insegnante del metodo Martenot diplomata alla scuola di Parigi Martenot Arts Plastiques, 60 anni, toscana ma ormai stabile ad Ivrea.
Siamo andati a trovarla al suo laboratorio in via Aosta 4 per rivolgerle qualche domanda e respirare da vicino la sua profonda passione.
Dal suo accento non c’è dubbio alcuno circa la sua provenienza geografica. Dalla Toscana al Piemonte: ci racconti un po' di lei, del suo trascorso.
«Ebbene sì, sono nata e cresciuta in Toscana e ho vissuto la mia infanzia nelle bellissime colline vicino San Gimignano, dove ero sempre a contatto con la natura, il sole, la terra. Dopo le scuole superiori ho frequentato i corsi Martenot nella sede principale di Firenze, formandomi come insegnante di questo meraviglioso metodo e conseguendo poi il diploma a Parigi. Nel tempo ho maturato molti anni di esperienza e conoscenza artistica, esplorando in profondità il concetto dell’arte come strumento importante per la crescita e lo sviluppo dell’individuo, un mezzo eccellente per entrare in contatto con il proprio mondo interiore e poterlo esprimere».
E da cosa nasce la sua voglia di creare questa scuola proprio qui ad Ivrea?
«Ad un certo punto della mia vita ho sentito il bisogno di cambiare, sperimentare altrove. Ho cercato un nuovo inizio e, poiché avevo già alcune conoscenze in questa zona, mi sono trasferita in Piemonte. Per alcuni anni ho comunque continuato a lavorare in Toscana, in modo itinerante, e nel 2017 ho finalmente deciso di aprire uno studio Martenot qui. Avrei potuto farlo a Torino, dove forse avrei potuto avere maggiori possibilità di utenza, ma la necessità distare vicino alla natura, di vivere in forma più armonica e a mia misura mi hanno fatto scegliere Ivrea, una bella e interessante città».
A chi si rivolgono i suoi corsi?
«A tutti, perché tutti siamo potenziali artisti, ma queste capacità spesso sono assopite dentro di noi. Il metodo Martenot serve proprio a questo: a risvegliare la sensibilità e l’espressione, a liberare il gesto e la fantasia, a valorizzare la creatività dei bambini e ritrovarla da grandi, a imparare a scegliere il bello e cogliere l’emozione dell’arte. Il metodo insegna ad ascoltare e a fare proprie le sensazioni ricevute, fino ad esprimerle in linee, forme e colori».
E non ci sono limiti di età?
«I corsi Martenot sono adatti ai bambini sin dalla prima infanzia, dai 7 anni per coinvolgerli all’interno di un programma mirato, e agli adulti di qualsiasi età, principianti o esperti. Nel caso dei bambini c’è un’età minima consigliata poiché il corso richiede una certa capacità di mantenere la concentrazione. Generalmente prima di questa età il bambino è pienamente soddisfatto di disegnare per conto proprio e non sente la necessità di un insegnamento esterno».
Di quante persone si compongono le classi?
«Le classi sono composte da un numero limitato, al massimo 5 o 6 allievi coetanei tra loro, poiché il ridotto numero di partecipanti permette di seguire individualmente ogni iscritto e di aiutarlo a superare qualsiasi difficoltà. Ogni realizzazione deriva da una scoperta soggettiva e graduale e anche i lavori più complessi sono creati con naturalezza e originalità. Tutto questo in un ambiente estremamente amichevole e rilassato».
Il Metodo Martenot, elaborato dalla psicopedagoga Ginette Martenot, nasce a Parigi intorno agli anni 30 e da lì si è diffuso e sviluppato tanto da poter contare attualmente 270 atelier affiliati in tutta Europa. Quanto tempo occorre dedicare a questo metodo e in cosa consiste esattamente?
«Il programma si sviluppa con un lungo percorso formativo e progressivo, che può durare anche diversi anni, trattando moltissimi argomenti e tecniche, ma può essere frequentato anche per periodi più brevi, anche solo un trimestre che comprende 11 lezioni, per poter apprendere una minima base sia per il disegno sia per la pittura. In generale, gli argomenti si susseguono secondo un programma ben definito, le conoscenze si arricchiscono e i risultati sono di grande soddisfazione. Durante la progressione avviene una continua educazione dello sguardo e della memoria, rallentando il tempo della visione e dilatando la sensibilità del sentire, si apprende a semplificare e a discernere l’essenziale. Le prime nozioni aiutano nella formazione progressiva dell’osservazione per studiare i piani di allontanamento nello spazio, per poi proseguire con lo studio della crescita della natura, degli esseri animati, dei colori, delle tecniche ad olio e con la spatola, ma anche attraverso lo studio del pennello orientale. Ci si concentra su creazioni sia figurative sia astratte, affinamento tattile con piccole sculture a cera persa, poi si passa all’acquerello, allo studio dell’anatomia, del viso, della prospettiva. C’è spazio anche per il paesaggio, con lo studio dell’acqua, del mare, la riproduzione di barche e natura morta e fiori, l’applicazione della divina armonia che era tipica di Raffaello e dei maestri del Rinascimento i Mae, poi si scoprono i Maestri del 20° secolo, e si affina anche lo studio della composizione passando anche dalla psicopedagogia per la formazione personale e numerosi altri temi».
Come lei stessa racconta ai suoi allievi “non esistono persone incapaci, esistono persone alle quali è stato insegnato a scrivere, ma non è stato insegnato loro ad osservare e a conoscere tutte le loro potenzialità creative”: ci spiega questa frase?
«Non serve avere delle basi per frequentare i miei corsi, ognuno di noi possiede forze, armonie, potenzialità a volte assopite e che sono solamente da risvegliare, educare e manifestare. Il metodo è molto utile anche per chi già possiede una base artistica, ma necessita di trovare un proprio personale modo di lavorare. La pedagogia Martenot permette di risvegliare ogni possibile mezzo di azione per liberare l’allievo dalla materia limitata e metterlo nello stato d’animo di una visione più affinata, per oltrepassare la consueta visione della vita. Vorrei, se mi è consentito, rispondere con una citazione di Ginette Martenot: “Gli uomini del 20° secolo dimenticano di aver diritto a sognare, a creare istanti necessari per compensare tutti gli sforzi di adattamento della nostra epoca. Esisterebbero meno depressioni profonde se gli esseri ritrovassero lo stato di sogno, l’istante di ideale che li riposa e li ricarica, come una folata di aria pura. L'educatore Martenot non cerca subito il risultato artistico: cerca tutto ciò che può essere sviluppato nell'essere umano, la schiusa di questo risultato che è ancora più profondo”».
Ai suoi corsi partecipano anche bambini con disabilità: in che modo questo percorso e il disegno li possono aiutare?
«La pedagogia del metodo permette agli allievi di liberare la propria gestualità, di ordinare il pensiero, di attivare la facoltà della scelta, di esprimersi non solo con le parole ma anche attraverso un approccio più sensoriale e percettivo, lavorando sull’improvvisazione, la spontaneità, la libertà personale e il ritmo di ciascuno. Durante la progressione dei corsi incontriamo esercizi per ritrovare l’equilibrio psicofisico, modi di lavorare che aiutano ad aumentare la concentrazione, l’attenzione, una maggiore percezione di quanto proviamo per esprimerlo nella pratica. Spesso è un rinnovato contatto con la propria interiorità, con il proprio tempo interno ad aiutare i partecipanti. Gli esercizi ritmici di coordinazione aiutano i bambini particolarmente agitati, privi di capacità di attenzione a rallentare, mentre altri esercizi aiutano i bambini particolarmente chiusi e timidi ad aprirsi e fidarsi».
Come cambiano le persone dalla prima all’ultima lezione del metodo Martenot?
«A questo dovrebbero rispondere i miei allievi, ma posso dire che, in generale, la sensazione che avverto in loro è di un rinnovato contatto con se stessi, insieme alla gioia di tante scoperte e alla capacità del fare, del realizzare il bello attraverso una migliore percezione delle cose e della realtà. La visione e la messa in opera della bellezza procura emozioni positive: riscoprirla e risentirla orienta il pensiero ad una percezione più felice della vita».
Per informazioni su corsi, orari o costi, ma anche per consigli sul percorso più adatto alle esigenze di ognuno, Sandra Barbato si rende disponibile al 347.8872924. Flavia Zarba