Negli Usa è il Tax day, ma continuano i tagli del Doge all’agenzia delle entrate: 20mila dipendenti in uscita
È il giorno della verità per l‘Internal Revenue Service, omologo statunitense dell’Agenzia delle Entrate. Negli Usa il 15 aprile è il Tax day, il giorno in cui si presentano le dichiarazioni dei redditi. Ma quest’anno non è come gli altri: sulle teste dei dipendenti incombe la scure dei tagli imposti dal Dipartimento per l’efficienza governativa su cui vigila Elon Musk, che intende eliminare entro metà maggio il 20% della forza lavoro che a inizio anno contava 100mila persone. Secondo la Cnn, proprio questa settimana – in cui il carico di lavoro è enorme – il personale attende notizie sulla propria sorte lavorativa. I tagli, scrive l’Ap, inizieranno dall’ufficio per i diritti civili, che verrà ridimensionato del 75%. Bloomberg tax dal canto suo riporta che circa circa 20mila dipendenti, dunque proprio la cifra auspicata dal Doge, sono pronti ad accettare la seconda offerta di “scivolo” verso la pensione dell’amministrazione Trump, che prevede un congedo amministrativo retribuito fino al 30 settembre.
I contribuenti che stanno cercando di contattare l’agenzia per avere assistenza incontrano in queste ore molte difficoltà perché sono già migliaia i lavoratori in prova lasciati a casa. Il timore è che la campagna di riduzione dell’organico abbia effetti dirompenti sulla lotta all’evasione e affossi le entrate fiscali federali. Il Budget Lab di Yale ha stimato che l’anno prossimo, a fronte di 1,4 miliardi di stipendi risparmiati, il gettito calerà di 8,3 miliardi. Ma il Washington Post ha pubblicato previsioni ancora più catastrofiche, stando alle quali le entrate fiscali potrebbero crollare già quest’anno del 10% rispetto al 2024: si parlerebbe di 500 miliardi di dollari.
Le uscite di massa arrivano mentre l’Irs deve elaborare decine di milioni di dichiarazioni, rimborsi, proroghe, riscossioni e piani di pagamento. Un dipendente sentito dalla Cnn parla di “crudeltà“. Per il Dipartimento del Tesoro, che ha la supervisione sull’agenzia, le riduzioni di personale sono inevitabili per rimediare alla “dispendiosa ondata di assunzioni dell’era Biden” durante la quale sono stati stanziati 80 miliardi di dollari da destinare anche ad investimenti con l’obiettivo di ridurre l’attuale tax gap, cioè l’evasione fiscale, stimata in circa 700 miliardi di dollari l’anno.
Secondo il premio Nobel Paul Krugman, a trarre vantaggio da “quello che sembra un tentativo deliberato di rendere l’America un luogo sicuro per gli evasori fiscali” sarà l’1% più ricco, che tradizionalmente genera la maggior parte del tax gap sia perché ha mezzi sofisticati per occultare redditi sia perché, essendo le imposte sul reddito progressive, ogni dollaro che i molto abbienti occultano equivale a una perdita maggiore per l’erario rispetto a un dollaro non dichiarato da chi guadagna poco.
Solo una settimana fa sono arrivate le dimissioni di Melanie Krause, diventata a fine febbraio il terzo capo ad interim del fisco americano dal giorno dell’insediamento di Donald Trump.Ha lasciato dopo che il ministro del Tesoro, Scott Bessent, e la ministra della Sicurezza Interna, Kristi Noem, si sono accordati sul fatto che l’Irs condividerà con l’Immigration and Customs Enforcement (Ice) informazioni riservate che consentano di individuare potenziali immigrati clandestini da espellere. L’accordo ha completamente bypassato Krause e gli altri vertici dell’Irs. Secondo Reuters, nelle ultime ore anche il direttore dei sistemi informatici Rajiv Uppal ha annunciato che si dimetterà.
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