Lo sport come grande business: investimenti record e crescita globale
Il vostro analista di mercato vista l’attuale grande difficoltà nel fare previsioni e anche analisi in campo finanziario, si prende una “pausa” e dedica la puntata di oggi al mondo dello sport, sempre più visto come un business e quindi oggetto di grandi investimenti.
Fasi di bassa prevedibilità del mercato non sono una novità, ma fatichiamo a trovare un altro periodo storico (almeno dal 1992, anno in cui siamo “scesi in campo” lato finanza) in cui fossero solo la geopolitica, le questioni di equilibrio strategico mondiale, i dazi (e anche i tweets) a determinare i su e giù dei mercati (per la cronaca il recupero a “V” delle borse a cui abbiamo appena assistito è il più rapido e ripido da 50 anni a questa parte).
In moltissimi sport la dimensione di business è sempre più importante, assistiamo a investimenti molto ingenti nella leghe sportive, con squadre (e atleti) che toccano valutazioni mai viste in precedenza. Qualche esempio recente?
A marzo di quest’anno i Boston Celtics (Basket, NBA, Usa) sono stati venduti per 6,1 miliardi di dollari dal loro proprietario Wycliffe Grousbeck a un gruppo di investitori finanziari. Record mondiale assoluto per una squadra. E non male neppure la plusvalenza realizzata dal magnate americano (17x dal 2002 a oggi).
Il Chelsea FC (Calcio, Premier league, UK) è stato venduto dall’oligarca Abramovich per 4,25 miliardi di sterline nel 2022 al consorzio BlueCo, costituito da imprenditori e investitori finanziari fra i quali un noto fondo di private equity. E’ il record per una squadra di calcio. E meno male che il venditore era “costretto” a vendere in quanto russo.
Nell’aprile 2024 il fondo di private equity inglese che deteneva Dorna (Motociclismo, SPA come origini) ha venduto a Liberty Media, colosso americano dell’entertainment, per 4,2 miliardi di euro. Insomma MotoGP & Co sono ormai un’azienda e, tanto per darvi un termine di paragone, se fosse quotata in Italia sarebbe lì lì per entrare nell’indice FtseMib (i maggiori 40 titoli per capitalizzazione).
Crediamo che ci siano tre fenomeni che alimentano questo trend:
- Lo sfruttamento sempre più professionale di un brand, di una “franchise” come vengono chiamate le squadre in Nordamerica. Biglietti e pacchetti VIP, gestione degli stadi e spesso di hotel e altri immobili collegati, diritti TV, premi per partecipazione a eventi e competizioni nazionali e internazionali, sponsorizzazioni, merchandising; sono moltissimi i canali che generano ricavi.
- La crescente richiesta di entertainment e la disponibilità delle persone a spendere per eventi come sport (o concerti). Collegata senza dubbio all’aumento del tempo libero a disposizione, ma anche a fenomeni come i viaggi esperienziali, l’identificazione con squadre / sport / atleti.
- La globalizzazione dello sport: oggi un evento sportivo importante non è più un fenomeno territoriale, locale, ma mondiale. Viene vissuto da persone di ogni parte del mondo, sia direttamente (si calcola che quasi un terzo degli spettatori delle partite di calcio delle squadre di Londra siano turisti in visita), sia “da remoto” (1,5 miliardi i telespettatori per la finale dei mondiali di calcio del 2022, 640 milioni i tifosi del Manchester United che non vivono nel Regno Unito).
Qualche numero: le 100 squadre al mondo con le maggiori valutazioni sommate arrivano a 478 miliardi di dollari (fonte Forbes, 2024), la lega più “ricca” in termini di ricavi totali è la NFL (football americano per i non appassionati) con 19 miliardi di ricavi annui, la lega di cricket indiano (9 miliardi) al quarto posto è la prima non americana, la Premier League inglese è la prima lato calcio (6 miliardi), la Champions League è al decimo posto con 4 miliardi, la Formula 1 arriva appena dietro con 3,6 miliardi. In Italia lo sport genera ricavi complessivi diretti e indiretti per oltre 100 miliardi di euro (dati di Banca Ifis, 2023), la Ryder Cup italiana del 2023 (golf) ha fatto registrare il fatturato record per la manifestazione, le ATP finals (tennis) giocate a Torino fanno segnare nuovi massimi di spettatori e ricavi anno dopo anno.
Gli investimenti finanziari in campo sportivo sono legati alla crescita in atto e puntano anche a rendere sempre più professionale la gestione economico finanziaria di squadre e atleti.
In effetti i ricavi che i più grandi sportivi riescono a generare sono cresciuti a dismisura, anche se a livello di accordi di sponsorizzazione più alti della storia, guida ancora la classifica il deal fra Michael Jordan e la Nike, che certo risale a 40 anni fa, ma che ha generato complessivamente 1,3 miliardi di ricavi per il campione di basket. Seguono Cristiano Ronaldo (Nike anche lui, 1 miliardo) e Lionel Messi (equità di trattamento, 1 miliardo, ma da Adidas). Roger Federer ha preso da Uniqlo 300 milioni. A tutto ciò si aggiungono stipendio, premi vinti e altre sponsorizzazioni di minore entità.
E i campioni italiani di oggi? Sinner ha fatturato circa 65 milioni di euro (stima Nielsen), il nostro portierone della nazionale Gigio Donnarumma si attesta a circa 15m (Nielsen), Federica Brignone più vincente che mai dovrebbe assestarsi sui 10m (stime Il Sole 24 ore).
Finanza, investimenti e sport sono sempre più collegati e lo testimonia anche la crescita di un giornalista come Marco Bellinazzo che si è specializzato sull’economia dello sport in tempi non sospetti e che oggi è molto seguito come autore, opinionista e blogger.
Alla prossima dove torneremo a parlare di mercati e finanza.