Corruzione, il presidente dell’Anac: “Conflitti d’interesse e vuoti di tutela dopo abrogazione dell’abuso d’ufficio”
Sono ancora troppi i casi di conflitto d’interesse nella pubblica amministrazione, soprattutto dopo l’abolizione dell’abuso d’ufficio e il mancato rafforzamento delle tutele amministrative promesse dal governo. Lo ha sottolineato Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. “Continuano a presentarsi troppi casi di conflitti di interesse, piccoli e grandi, ma tutti capaci di minare la credibilità delle istituzioni”, ha detto il presidente di Anac, presentando la relazione 2024 alla Camera dei deputati. “A fronte della nostra sollecita evidenziazione dei vuoti di tutela che avrebbe lasciato l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio – ha aggiunto – si era fra l’altro risposto che si sarebbe provveduto a compensare l’eliminazione della sanzione penale con un rafforzamento delle tutele amministrative. Purtroppo, non solo tale compensazione non c’è stata, ma, dopo la riduzione di tutele sul conflitto di interessi operata dal Codice dei contratti pubblici, si è registrato un progressivo indebolimento delle garanzie amministrative poste a presidio dell’indipendenza e correttezza dell’agire pubblico”.
“Manca una displina sulle lobby” – Il presidente dell’authority ha anche sottolineato come un’altra “grave carenza, più volte evidenziata dalle organizzazioni internazionali” sia “l’assenza di una disciplina organica sulle lobby, più urgente oggi, dopo la limitazione della fattispecie di traffico di influenze illecite e in un’epoca in cui gli strumenti per esercitare pressioni diventano viepiù pervasivi”. Secondo Busia “occorre per questo introdurre una regolamentazione che, rifuggendo da impostazioni inutilmente criminalizzatrici, oltre a definire limiti chiari e divieti su eventuali benefici ottenuti, contropartita, diretta o indiretta, rispetto alle scelte pubbliche, garantisca la piena trasparenza dell’attività dei portatori di interesse, creando canali digitali aperti, attraverso i quali anche le lobby meno strutturate possano far pervenire le loro proposte – aggiunge – Spetterà poi, naturalmente, al decisore pubblico scegliere tra le diverse opzioni, assumendosene però la responsabilità in modo trasparente davanti ai cittadini”. A chi ha chiesto se su temi come le conseguenze dell’abrogazione dell’abuso d’ufficio e la necessità di una normativa sulle lobby ci siano contatti con il governo, il presidente dell’Anac ha risposto: “Noi dialoghiamo con tutte le istituzioni i nostri suggerimenti sono di tipo collaborativo e abbiamo evidenziato i vuoti di tutela che apparivano (rispetto alla cancellazione del reato di abuso d’ufficio, ndr) e purtroppo non c’è stata neanche una compensazione fra la il venir meno della sanzione penale e la sanzione o la tutela amministrativa. Un rafforzamento delle tutele amministrative che sono le tutele di prevenzione della corruzione sarebbe necessario e sarebbe necessario farlo in un quadro di armonia e non con piccoli interventi normativi ai quali abbiamo assistito nell’ultimo periodo”.
“Troppi affidamenti diretti, sono il 98%” – E si tratta di norme che a volte vanno in senso opposto, come avvenuto con il Codice degli Appalti che ha alzato le soglie degli affidamenti diretti negli appalti pubblici. E proprio su questo fronte la relazione dell’Anticorruzione sottolinea come continuino a essere troppi “gli affidamenti diretti la cui incidenza numerica, sul totale delle acquisizioni di servizi e forniture del 2024, è risultata essere di circa il 98%“. Busia si è detto preoccupato soprattutto “dal crescente addensamento degli affidamenti non concorrenziali tra i 135.000 e i 140.000 euro, a ridosso della soglia, più che triplicato rispetto al 2021, quando il valore-limite era di 75.000 euro”. Secondo il presidente dell’Anac, “numerosi risultano, in tale contesto, i casi di frazionamenti artificiosi degli appalti, finalizzati a mantenere gli importi al di sotto delle soglie di legge e, spesso, anche ad eludere l’obbligo di qualificazione delle stazioni appaltanti”. Per Busia, “specie in alcuni contesti gli amministratori onesti si trovano più esposti a pressioni indebite, non potendo più opporre l’esigenza di dover almeno aprire un qualche confronto competitivo con altri operatori economici, al di sotto dei 140.000 euro“. Sempre a livello di cifre, la relazione spiega che nel 2024 il valore economico complessivo degli appalti pubblici in Italia è stato di 271,8 miliardi di euro per un totale di 267.000 procedure di gara, con una flessione del -4,1% sul 2023 e del -7,3% sul 2022. Le tipologie di forniture maggiormente acquistate nel 2024 sono quelle di prodotti farmaceutici che aumentano rispetto al precedente anno del 37,2% per un valore di più di 40 miliardi di euro rispetto all’anno precedente.
“Corruzione reato che si è evoluto di più” – Il presidente di Anac ha poi voluto lanciare un alert su come sta cambiando la corruzione: “È forse il reato che più di tutti si è evoluto per effetto delle dinamiche globali, moltiplicando soggetti e schemi formali, superando i confini nazionali e sfruttando ogni risorsa tecnologica, a partire dalle criptovalute. E ciò diviene ancora più rischioso nel momento in cui alcuni giganti economici hanno acquisito dimensioni anche superiori a quelle di tanti Stati e fondano il loro potere su tecnologie di per sé in grado di influenzare le opinioni pubbliche”, ha detto il presidente di Anac. “Cruciale la sollecita approvazione della Direttiva anticorruzione europea che, speriamo, preservi il disegno della Commissione e divenga così un potente strumento per rilanciare l’Europa come meta ideale per chi intenda investire in una crescita sana e sostenibile. La sua strategicità non risulta ridotta – aggiunge Busia – ma anzi aumentata, sul piano competitivo, da alcuni preoccupanti passi indietro della nuova amministrazione statunitense, che auspichiamo temporanei, ma che comunque regalano all’Unione europea una finestra di opportunità per conquistare un ruolo di leadership globale, essenziale per favorire lo sviluppo e l’attrazione degli investimenti”. Secondo il presidente dell’Anac “la corruzionecome una mala pianta, alligna nei terreni che le istituzioni non presidiano e attecchisce velocemente, in modo penetrante e pervasivo. Infesta le vite delle persone, degrada il presente, inaridisce il futuro”. Quindi ha aggiunto che “le azioni concrete di prevenzione della corruzione divengono co sì non solo strumento per evitare gli ingentissimi danni che questa produce, ma anche volàno essenziale per promuovere una amministrazione più trasparente, imparziale, equa ed efficiente e preservare così la fiducia nell’agire pubblico. È un impegno non di una istituzione, ma di tutte; un percorso da compiere insieme e del quale ciascuno possa sentirsi protagonista”.
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