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ONE OR EIGHT, quando il J-pop decide di giocare sul serio

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Si chiamano ONE OR EIGHT e nel nome c’è già tutto: la tensione, il rischio, la promessa. In giapponese, “ichi ka bachi ka” significa “tutto o niente” — l’espressione che si usa quando si decide di buttarsi, anche se il salto fa paura. È l’idea di base di questo gruppo di otto ragazzi che non ha scelto la via prudente, ma quella del rischio: portare il J-pop fuori dai confini e farsi spazio in un mondo dominato dal K-pop e dalle logiche globali della musica americana.

Loro sono MIZUKI, NEO, REIA, RYOTA, SOUMA, TAKERU, TSUBASA e YUGA. Otto personalità che condividono una filosofia: Bet on yourself, scommetti su te stesso. Ed è proprio così che si muovono: con la convinzione ferma di chi non aspetta un varco, ma lo apre da sé.

Il debutto arriva il 16 agosto 2024 con Don’t Tell Nobody, un singolo prodotto da Ryan Tedder (Taylor Swift, Adele, OneRepublic) e David Stewart (BTS). Basta questo per capire l’ambizione del progetto: un gruppo giapponese che parte già con una produzione da Los Angeles e scala la classifica Billboard Japan Heatseekers fino al primo posto. Il sound è lucido, di respiro internazionale, ma nel modo in cui cantano e si muovono resta sempre qualcosa di inconfondibilmente nipponico: il rigore, l’intensità emotiva, quella cura quasi rituale che trasforma la performance in gesto.

La consacrazione arriva con KAWASAKI (with Big Sean), un brano che suona come un ponte tra Tokyo e Detroit, tra il neon e l’asfalto. Con questo pezzo entrano nella Top 5 della iTunes U.S. Hip-Hop Chart e mostrano che non stanno cercando di essere “i BTS del Giappone”: vogliono essere se stessi, ma con la stessa forza di penetrazione globale.

Poi arriva DSTM, la loro versione di Don’t Stop The Music di Rihanna. Un remake audace, eppure perfettamente coerente con il loro modo di intendere la musica: un pop intellettuale ma fisico, un ibrido tra club culture e pulizia coreografica. Invece di omaggiare, reinventano: rimettono mano a un classico mondiale e lo vestono di ritmo, rap e sensualità nuova. È qui che si capisce davvero chi sono: un gruppo che non ha paura di toccare l’intoccabile.

Nel 2025 vincono il titolo di Upcoming Dance & Vocal Group agli MTV VMAJ, vengono inseriti da Nikkei Entertainment! tra i 100 nuovi artisti da seguire e camminano sul red carpet degli MTV Video Music Awards a New York, primi tra i gruppi maschili giapponesi. È il segno che il J-pop non è più un prodotto per il mercato interno: è pronto a giocare la partita globale.

E come ogni storia che funziona, anche la loro ha un giorno simbolico: l’8 ottobre, 10/8, data che i fan chiamano ONE OR EIGHT Day. Quest’anno hanno celebrato con SHŪKAI FINAL in TOKYO – Live Highlights, il loro primo live EP registrato allo Zepp Haneda, un concentrato di energia e adrenalina che restituisce l’essenza di ciò che sono: otto ragazzi che vivono ogni concerto come se fosse l’ultimo.

In un’epoca in cui il successo si misura in stream e algoritmi, ONE OR EIGHT riportano al centro la parte più rischiosa e vera della musica: il coraggio. Perché tutto, per loro, si riduce a questo. All or nothing. Tutto o niente.

Come vi presentereste: chi siete, quale ruolo ricoprite nel gruppo e cosa vi spinge ogni giorno a dare il massimo?

REIA: Sono REIA degli ONE OR EIGHT e sono vocalist. Mi muove la voglia di raggiungere il successo e di restituire qualcosa a chi mi è accanto, continuando a lavorare per realizzare i miei sogni.

TSUBASA: Sono TSUBASA, anche io vocalist. Nel gruppo sono spesso quello che scherza, che tiene alto il morale. Mi motiva pensare che tutto l’impegno di oggi servirà al futuro.

SOUMA: Sono SOUMA, il più giovane, e sono rapper. Mi caricano la musica che amo, le partite a carte e il sumo.

NEO: Sono NEO, rapper. La mia motivazione nasce da una passione costante: creare musica sempre più viva e autentica. Ogni volta che scrivo o mi esibisco voglio sfidarmi, cercare un suono nuovo che emozioni o ispiri chi ascolta. Voglio crescere come artista e mostrare che la musica può essere sempre più libera e reale.

MIZUKI: Sono MIZUKI, rapper del gruppo. Mi chiamano spesso “il papà”, ma preferisco “il fratello maggiore”, perché mi sento ancora giovane! Le parole delle nostre fan, le 1DERZ, mi danno motivazione ogni giorno. Lavoro per restituire l’affetto e il sostegno che ho ricevuto fino a oggi.

YUGA: Sono YUGA, vocalist, e nel gruppo rappresento il lato più sensuale. Prendermi cura della mia pelle mattina e sera è il mio piccolo rituale quotidiano di motivazione. E leggere i messaggi delle fan mi dà sempre la spinta per andare avanti.

RYOTA: Sono RYOTA, ballerino e rapper. Mi motiva vedere quanto sono cresciuto rispetto al passato: cerco ogni giorno di superare il me stesso di ieri.

TAKERU: Sono TAKERU, dance leader. Restare motivato per me significa anche concedermi il diritto di fermarmi. A volte non ho voglia, e va bene così: so che amo ciò che faccio e che tornerò naturalmente a volerlo fare. Quando non riesco oggi, lascio che se ne occupi il domani. Mi concentro su altro e trovo equilibrio.

Il vostro nome, ONE OR EIGHT, nasce dal detto giapponese “ichi ka bachi ka”, cioè “tutto o niente”, e il vostro motto è “Bet on yourself”. Come siete arrivati a questa scelta e che significato ha per voi?

TSUBASA: Il nome ONE OR EIGHT deriva proprio da “ikka hachika”, che in giapponese significa “tutto o niente”. Per me, e per noi, è una sfida al mondo — dal Giappone verso l’esterno. Significa rischiare, dare tutto e inseguire i sogni con coraggio.

Prima del debutto avete partecipato al programma di audizione WARPs DIG (2022–2023) e vi siete allenati intensamente. Qual è stata la sfida più importante di quel periodo e come vi ha cambiati?

RYOTA: Durante l’audizione la mia sfida più grande è stata esibirmi con il microfono e confrontarmi con il livello del palcoscenico mondiale. Mi sono reso conto di quanto fossi ingenuo e che la mia preparazione non bastava. Dietro canto, danza e rap c’è una base solida e costruirla è durissimo — e sento che non l’ho ancora raggiunta del tutto. Da quell’esperienza ho imparato che la mentalità quotidiana è tutto: come ti alleni, quanto lo fai e quanto studi gli altri artisti della tua generazione.

TAKERU: La danza è sempre stata la mia forza, ma nel canto e nella performance generale avevo molte lacune. Il divario tra la mia danza e il resto era frustrante. Però mi sono ricordato che anche quando ho iniziato a ballare non ero perfetto. La cosa importante è non mollare. Grazie a quell’esperienza ho imparato a perseverare: anche quando affronto nuove difficoltà, so che la chiave è continuare. Quell’audizione mi ha fatto crescere e mi ha insegnato la forza della pazienza.

Parliamo di “DSTM”, uscito il 19 marzo 2025. Da dove è nata l’idea del brano e come avete bilanciato l’omaggio ai campioni da cui trae ispirazione con la vostra identità?

NEO: “DSTM” nasce da esperienze personali e collettive. Come boy group giapponese che punta al mondo, abbiamo affrontato pregiudizi e sfide, e ci siamo ritrovati nelle storie dei campioni da cui abbiamo campionato: Michael Jackson e Rihanna. MJ è diventato un’icona globale in un’epoca segnata da barriere razziali forti, e Rihanna ha rivoluzionato l’immagine della donna artista. La loro forza e sicurezza ci hanno ispirato profondamente. Anche noi, come gruppo giapponese che vuole farsi spazio nel mondo, abbiamo sentito quella stessa determinazione nel superare i confini e sfidare gli stereotipi. Con “DSTM” abbiamo voluto rendere omaggio a loro, ma anche raccontare la nostra storia e il nostro messaggio, creando qualcosa di fedele alla nostra identità e alla nostra generazione.

Vi aspettavate il successo che “DSTM” ha ottenuto? E che effetto vi ha fatto la risposta del pubblico e dell’industria?

REIA: Con “DSTM” abbiamo potuto promuovere per la prima volta in Corea e partecipare a programmi musicali e di intrattenimento che avevamo sempre sognato. Poi, durante gli show SHŪKAI in diversi Paesi, l’abbiamo portata live per la prima volta: la reazione del pubblico, l’energia, le urla… erano qualcosa di mai visto. Mi ha lasciato davvero senza parole.

Nel vostro processo creativo, come trovate l’equilibrio tra il desiderio di piacere a un pubblico globale e la volontà di restare autenticamente giapponesi?

NEO: Quando scrivo parto sempre in inglese, creando la base del brano, poi inserisco elementi che richiamano la nostra identità giapponese: parole iconiche come “sumo” o “katana”. Gioco anche con la pronuncia — a volte dico parole inglesi con accento giapponese o viceversa — per dare un tocco unico. È il mio modo di mostrare le due anime del gruppo: mentalità globale, radici giapponesi. È quell’equilibrio che dà alla nostra musica il suo sapore speciale.

Da “DSTM” al vostro ultimo singolo “Young & Reckless”: come è cambiata la vostra prospettiva musicale e cosa cercate di esprimere oggi che prima non c’era?

SOUMA: Nel primo anno dal debutto il nostro obiettivo era far conoscere la nostra musica al maggior numero di persone possibile. Dal secondo anno abbiamo voluto andare più a fondo, mostrare davvero ciò che rende gli ONE OR EIGHT unici. Tutti i membri hanno partecipato alla creazione degli ultimi due singoli, condividendo con gli autori chi siamo davvero. Questo ha permesso ai compositori di comprenderci meglio e di costruire insieme a noi brani che ci rappresentano completamente.

C’è un momento — una difficoltà, un’intuizione o una vulnerabilità — di cui parlate raramente ma che ha influenzato profondamente la vostra musica?

YUGA: Quando mi alleno o registro e provo nuovi brani o nuovi modi di cantare, capita che le cose non vadano come vorrei. In quei momenti, ascoltare la voce di Shota Shimizu e connettermi davvero con i suoi testi mi dà la spinta per continuare.
Inoltre, “Because of You” di NE-YO è per me una canzone perfetta: cantarla mi riempie di gioia e di energia. Quando la suono al pianoforte, è un momento speciale in cui riesco a guardarmi dentro e percepire quanto sto crescendo.

In un gruppo di otto persone, individualità e coesione possono a volte andare in direzioni opposte. Come mantenete la vostra unicità restando uniti come ONE OR EIGHT?

MIZUKI: Ognuno di noi ha una personalità forte, quindi è normale che a volte le opinioni si scontrino. Ma ogni volta ne parliamo, proviamo strade diverse e cerchiamo insieme soluzioni. Non abbiamo ancora trovato la formula perfetta, ma è interessante vedere come il colore del gruppo cambi a seconda di chi è al centro. Continueremo a sperimentare, a fare tentativi ed errori, per rafforzare il nostro legame come ONE OR EIGHT.

Molti fan considerano immagine, performance e moda parte integrante della vostra musica. Come nasce il vostro concept visivo e chi partecipa alla sua costruzione?

SOUMA: Cerchiamo sempre di integrare generi e stili che rispecchiano la personalità e il colore di ciascun membro. Quando si tratta dei concept dei video musicali e della direzione artistica del gruppo, discutiamo e creiamo tutto insieme: membri e team creativo lavorano fianco a fianco.

Guardando al futuro, qual è un obiettivo — artistico, globale o personale — che non avete ancora raggiunto ma che desiderate realizzare profondamente?

TSUBASA: Il mio sogno più grande è esibirmi nei quattro grandi dome tour del Giappone e poi sui palchi più importanti del mondo. Per realizzarlo voglio procedere passo dopo passo, dando il massimo in tutto ciò che posso fare adesso. Non vedo l’ora che arrivi il giorno in cui potrò condividere quei palchi con il nostro pubblico.

Quando preparate una nuova canzone, da dove partite di solito: dal testo, dalla melodia o dal concept? E come scorre la creatività tra di voi?

NEO: Per me tutto parte sempre dal concept. Senza una storia non puoi creare qualcosa che arrivi davvero alle persone. Una volta chiaro il messaggio o l’emozione che voglio trasmettere, inizio a delinearne il racconto e i sentimenti dietro.
Da lì, tutti i membri costruiscono su quella base — aggiungendo melodie, armonie e punti di vista diversi — e insieme la canzone cresce fino a diventare qualcosa di più grande e vivo. È quel lavoro di squadra che rende la nostra musica multidimensionale e davvero coinvolgente.

Quali artisti, giapponesi o internazionali, hanno influenzato maggiormente la vostra musica e il vostro stile performativo?

REIA: Sono stata molto influenzata dai BTS. Dalla loro musica alle performance, fino ai messaggi dei testi, riescono a toccare davvero il cuore delle persone e persino a cambiare delle vite. Mi ispirano a diventare un’artista capace di fare lo stesso.

TSUBASA: Le mie influenze più forti sono ONE OK ROCK e BIGBANG.

SOUMA: Michael Jackson mi ha influenzato fin da bambino, e ancora oggi guardo alle sue performance per ispirarmi. Tra gli artisti giapponesi, prendo spunto dai King Gnu.

NEO: J. Cole ha influenzato profondamente il mio modo di scrivere. Adoro i testi incisivi, ma ciò che resta davvero è la narrazione: quella che ti fa sentire che l’artista ti sta parlando direttamente al cuore. La sua musica ha calore e sincerità, e vorrei riuscire a trasmettere la stessa sensazione nei miei brani.

MIZUKI: Mi ispiro molto agli Stray Kids. Il fatto che scrivano le proprie canzoni è per me una grande motivazione a impegnarmi ogni giorno per creare anche la nostra musica.

YUGA: Le mie maggiori influenze sono Jungkook dei BTS e NE-YO. Hanno la voce e lo stile performativo a cui aspiro.

RYOTA: BTS, Stray Kids e SB19 mi hanno influenzato tantissimo. Vederli dal vivo mi ha dato molta ispirazione.

TAKERU: L’artista che mi ha influenzato di più è TAEMIN degli SHINee.

I social media vi permettono di entrare in contatto diretto con i fan di tutto il mondo. Come vivete questa connessione globale?

MIZUKI: Oggi, poter comunicare direttamente con i fan di ogni parte del mondo è qualcosa di incredibile. A volte fa un po’ paura, ma soprattutto dà gioia sapere che la nostra musica può arrivare così lontano. Riceviamo tantissime reazioni — alcune molto positive, altre critiche — ma poter ascoltare voci che arrivano non solo dal Giappone ma da tutto il mondo è un privilegio della nostra epoca. Voglio accogliere ogni feedback e usarlo per continuare a far crescere gli ONE OR EIGHT.

Se doveste scegliere una sola parola per definirvi in questo momento — come artisti o come persone — quale sarebbe?

REIA: Autentica, sincera e fedele alle mie emozioni.

TSUBASA: Ali. Il mio nome, Tsubasa, in giapponese significa proprio “ali”. Credo che rappresenti il mio percorso: sono pronto a spiccare il volo verso il mondo. Con la nostra musica e le nostre performance voglio arrivare alle persone e farle emozionare.

SOUMA: Direi lunatico! Quando sono motivato do tutto, ma se qualcosa non mi interessa, faccio fatica a iniziare.

NEO: Sognatore. Inseguo sempre quello spazio sospeso tra realtà e immaginazione — nella musica, nelle immagini, nelle emozioni. Voglio che tutto ciò che creo sembri un po’ irreale ma profondamente umano.

MIZUKI: Perseveranza. È la parola che mi rappresenta di più. Dalla partecipazione all’audizione fino all’inizio del canto, ci sono stati momenti difficili. Ma non ho smesso di andare avanti, ed è grazie a questo che oggi faccio parte degli ONE OR EIGHT.

YUGA: Ne scelgo due: angoli e carisma. Di solito sono tranquillo, ma sul palco esprimo sensualità con la voce e la danza. La mia voce roca è un tratto distintivo.

RYOTA: “Shinnen”, che significa forte convinzione. Da adolescente ho vissuto esperienze che mi hanno insegnato a prendermi piena responsabilità di me stesso. Quel modo di pensare mi ha formato e mi dà la forza di impegnarmi in tutto ciò che faccio. Credo nel valore del gruppo, ma so che tutto parte da sé. Voglio ispirare gli altri con le mie azioni e non dimenticare mai lo spirito con cui ho iniziato.

TAKERU: Incrollabile. Il mio motto è sempre stato non arrendersi mai, qualunque cosa accada. Per questo ho scelto la parola “perseveranza”: rappresenta la mia determinazione ad andare avanti fino alla fine.




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