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Октябрь
2025

Voragine Superbonus, un’altra mega-truffa da 28 milioni di euro. L'”eredità” di Conte pesa come un macigno sui conti pubblici

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La voragine da superbonus continua. Nuova truffa scoperta  dalle Fiamme Gialle. Un sequestro preventivo da quasi 28 milioni di euro, che scaturisce dalla scoperta di una frode legata al Superbonus 110% previsto dal Decreto Rilancio del 2020. E’ stato eseguito dalla Guardia di finanza di Como e Gorizia, coordinata dal Procuratore di Como Massimo Astori, nei confronti di una società edile di Lomazzo, che negli ultimi anni ha avuto un incremento esponenziale del fatturato. Passando, nel giro di tre anni, da 5 milioni a oltre 75 milioni di euro. Siamo di fronte a un’altra truffa lasciataci in eredità dal genio grillino. Se ne sono accorti tutti, truffa dopo truffa. Eppure solo Conte persevera nel magnificarlo. Invece pesa come un macigno sui conti pubblici.

Segnalazione di un committente a una società edile di Lomazzo

Dopo una segnalazione di un committente, che dal controllo del proprio cassetto fiscale aveva rilevato il trasferimento di un credito d’imposta del bonus 110% del decreto Rilancio del 2020 a favore della società comasca nonostante la mancata esecuzione di lavori edili, i finanzieri dei Nuclei di polizia economico finanziaria di Como e Gorizia hanno compiuto controlli su altri beneficiari residenti in provincia di Como e in Friuli Venezia Giulia. I finanzieri hanno fatto partire le indagini, arrivate ad approfondire la posizione di 137 committenti che avevano dato incarico alla società di eseguire lavori con la formula dello “sconto in fattura”: cioè l’agevolazione per cui il costo dei lavori eseguiti per l’efficientamento energetico, per la riduzione del rischio sismico ovvero per l’installazione di impianti fotovoltaici e di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici.

Superbonus senza fondo

L’incrocio della documentazione degli uffici tecnici comunali, Enea, Agenzia delle entrate, Sogei e delle banche hanno fatto emergere incongruenze tra le asseverazioni sullo stato dei lavori, effettuate da tecnici abilitati, necessarie per il perfezionamento della procedura, e le tempistiche inerenti alla reale progressione e ultimazione dei lavori. In sostanza, i finanzieri hanno accertato che gli amministratori della società, al fine di conseguire il prima possibile i crediti d’imposta, indicavano falsamente, nelle comunicazioni inviate telematicamente all’Agenzia delle entrate, la maturazione di contributi commisurati a lavori edili asseritamente svolti: in realtà non eseguiti o eseguiti in misura e per importi inferiori, grazie alle mendaci asseverazioni rilasciate da cinque professionisti abilitati.

“Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”

Così facendo, sottolineano dalla Guardia di finanza, la società ha potuto disporre anzitempo di crediti d’imposta successivamente monetizzati o portati in compensazione nella propria dichiarazione fiscale nonché incrementare esponenzialmente i propri ricavi. Le Fiamme Gialle hanno denunciato i due amministratori della società comasca per i reati di “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” e per “indebita compensazione”, e i tecnici incaricati per le “false asseverazioni predisposte a suo beneficio”. La somma del sequestro preventivo, ai danni di persone fisiche e della società, conclude la nota, equivale al profitto del reato, ovvero all’ammontare complessivo dei crediti d’imposta ottenuti illecitamente e quelli fittizi ancora in possesso.

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