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Октябрь
2025

‘Le violenze in piazza colpa dei maranza’: una traccia all’esame per giornalisti vuole orientare stampa e opinione pubblica

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di Massimo Arcangeli*

Migliaia di persone a manifestare nelle piazze di mezza Italia, per il lavoro e per la Palestina, con grande ordine. Poi, immancabilmente, le violenze indiscriminate quanto inaccettabili, scatenate da anarchici, antagonisti, collettivi studenteschi. E dai “maranza”, un termine dello slang milanese, ora usato a livello nazionale, per definire un certo tipo di giovani, quasi sempre figli di immigrati di seconda generazione, molto spesso di origine africana. Cosa sta succedendo in Italia? Dal mondo politico e sociale quali proposte stanno emergendo per fronteggiare un fenomeno così preoccupante?

Chi può mai aver detto o scritto una cosa del genere? Roberto Vannacci, in un post su Facebook? Matteo Salvini, a Dritto e rovescio? Galeazzo Bignami, ospite di Bruno Vespa? Augusta Montaruli, quella del “bau bau” in diretta televisiva?

Macché. Stiamo parlando di una delle tracce d’attualità proposte alla prova scritta della sessione autunnale (142esima della serie) dell’esame di Stato per l’accesso alla professione giornalistica che si è svolta alle ore 10.00 del 28 ottobre alla Fiera di Roma, per la prima volta in modalità esclusivamente telematica, e alla quale hanno partecipato 256 candidati.

Il problema non è la generalizzazione sui maranza, balzati alle cronache anche negli ultimi giorni, che si tratti degli italiani di seconda generazione di provenienza dal Nordafrica oppure degli stranieri immigrati nel nostro paese e originari della stessa area. La questione di fondo è un’altra, ed è molto più seria.

Stiamo parlando del preoccupante tentativo di orientare l’opinione pubblica su temi sensibili come la causa palestinese o l’emergenza lavorativa, sulla falsariga della delegittimazione del dissenso e della criminalizzazione dell’avversario di cui si è resa protagonista la stessa Giorgia Meloni, che nel comizio preelettorale fiorentino del 10 ottobre ha tacciato la sinistra di essere più fondamentalista di Hamas e che sta smantellando passo dopo passo la libertà d’informazione, non importa se direttamente o indirettamente, con le querele a ripetizione come strumento di deterrenza o di intimidazione, con gli attacchi al giornalismo critico nei confronti del suo operato o di quello del suo governo, con una propaganda di regime, amplificata da un’informazione faziosa e genuflessa, che alterna l’odio portato agli avversari politici a un vittimismo compulsivo e premeditato.

C’è poi chi scavalca un’intera redazione (quella del Sole 24 Ore) con una compiacente intervista fiume affidata a una collaboratrice esterna, chi sanziona con 150.000 euro una trasmissione televisiva (condotta da un giornalista cui è stata appena fatta esplodere una bomba sotto casa) perché avrebbe violato la privacy su una conversazione telefonica tra un ex ministro e sua moglie, chi presenta un disegno di legge per equiparare di fatto all’antisemitismo le critiche allo Stato di Israele.

Vorrei sapere non tanto chi possa aver materialmente scritto una traccia come quella di cui stiamo parlando, ma chi l’abbia avallata, e se è stata approvata da tutti i componenti della Commissione incaricata di predisporre i test per la prova, e nominata ai sensi dell’art. 45 del DPR 4 febbraio 1965/n. 115 e successive modifiche. Una Commissione composta dal presidente Giuseppe De Falco, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Roma, dal segretario Saverio Cicala, giornalista professionista, e dai membri effettivi Anna Maria Teresa Gregori (consigliera presso la Corte di Appello di Roma), e ancora Letizia Cafiero, Enrico Gaviano, David Murgia, Gian Luca Rossi e Giampiero Bellardi, anche loro giornalisti professionisti.

*Insegna Linguistica italiana e Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Cagliari

L'articolo ‘Le violenze in piazza colpa dei maranza’: una traccia all’esame per giornalisti vuole orientare stampa e opinione pubblica proviene da Il Fatto Quotidiano.




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