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Bonus casa 2026: brutte notizie per chi lo aspettava, la nuova decisione del Governo

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La proroga c’è, ma non è quella che molti contribuenti speravano. Tra conferme, rinvii e requisiti più esigenti, il futuro dei bonus edilizi dal 2026 cambia volto.

C’era grande attesa attorno al Bonus casa 2026, soprattutto dopo mesi di indiscrezioni, annunci e ipotesi. Molti proprietari di immobili, pronti ad avviare lavori di ristrutturazione, temevano un brusco stop agli incentivi fiscali che negli ultimi anni hanno sostenuto il settore edilizio.

Il testo del Disegno di Legge di Bilancio 2026, ormai prossimo all’approvazione definitiva con il voto di fiducia, ha però chiarito diversi punti. Le modifiche dell’ultimo minuto non hanno stravolto l’impianto iniziale, ma hanno confermato la scelta politica di evitare tagli immediati, rimandando però le riduzioni più consistenti agli anni successivi.

Il Bonus casa non scompare nel 2026, ma viene incanalato in un percorso di progressivo ridimensionamento che penalizzerà soprattutto chi interviene su immobili diversi dalla prima abitazione.

Cosa succede al Bonus casa dal 1° gennaio 2026

Dal 2026 il Governo conferma l’attuale struttura delle detrazioni per le ristrutturazioni edilizie, rinviando il vero taglio delle percentuali al 2027. In pratica, si tratta di una proroga tecnica che evita un impatto immediato, ma non elimina le restrizioni già annunciate.

Il Bonus casa continuerà a essere riconosciuto con due aliquote diverse, legate alla tipologia di immobile. Per gli interventi effettuati sull’abitazione principale, cioè quella in cui il contribuente vive abitualmente, la detrazione resterà al 50%. Per le seconde case, invece, lo sconto fiscale scenderà al 36%.

In assenza di questa proroga, dal 2026 le percentuali sarebbero calate ulteriormente. Il rinvio rappresenta quindi un compromesso: un anno in più alle condizioni attuali, ma senza alcuna espansione delle agevolazioni. Per accedere al Bonus casa 2026 non basta sostenere una spesa di ristrutturazione. La normativa richiede due condizioni fondamentali: la prima riguarda il titolo sull’immobile, cioè bisogna esserne proprietari o titolari di un diritto reale, come usufrutto o uso. La seconda condizione invece è legata alla destinazione dell’immobile.

Per beneficiare dell’aliquota più alta, l’abitazione deve essere destinata a prima casa. In termini semplici, significa che il contribuente – o un familiare – deve viverci abitualmente. Un aspetto importante è il momento della verifica: è sufficiente che l’immobile sia adibito ad abitazione principale al termine dei lavori, non necessariamente durante tutta la fase di ristrutturazione. Restano valide, inoltre, le interpretazioni già fornite dall’Agenzia delle Entrate, che chiariscono cosa si intende per dimora abituale e quando eventuali assenze non fanno perdere il beneficio.

Il 2026 sarà un anno di rallentamento anche per altri bonus collegati alla casa. Il bonus mobili, oggi al 50%, a quanto pare non avrà nuove spinte e lo stesso vale per il bonus barriere architettoniche e per il superbonus, che continuano lungo un percorso di progressiva riduzione.

L'articolo Bonus casa 2026: brutte notizie per chi lo aspettava, la nuova decisione del Governo proviene da Termometro Politico.




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