"C"è la possibilità di fare una buona Assemblea dall"esito condiviso. Adesso è importante lavorare insieme contro un governo nettamente caratterizzato a destra", dice il coordinatore della segreteria del Pd, Lorenzo Guerini, arrivando alla riunione del partito. "Una resa dei conti? Assolutamente no", ha aggiunto. Ma i segnali di distensione non sono così forti. Nessuna intesa è stata raggiunta sul percorso che dovrà portare il partito a designare il nuovo segretario. Fonti della minoranza interna fanno infatti sapere di avere avviato la raccolta delle firme per proporre la candidatura del reggente, Maurizio Martina. Come andrà a finire? Tra poco lo sapremo. Sono mille delegati che s ritrovano all'hotel Ergife di Roma per decidere la strada che il partito dovrà percorrere. Due i fronti contrapposti: da un lato c'è la minoranza che sostiene la candidatura del reggente Martina, dall'altro c'è il gruppo dei fedelissimi renziani che vogliono andare al congresso.Intanto il deputato Roberto Giachetti, auspica che non si vada alla conta: "Il problema è capire su cosa ci si conta. Mi auguro che plani in Assemblea la politica e non ci si conti come le pecore...". Il senatore Luigi Zanda non si sbilancia troppo: "Vediamo cosa deciderà l"Assemblea. Sicuramente il congresso si farà entro l"anno".Intanto prosegue, certosino, il lavoro dei "pontieri", i dirigenti che cercando di evitare che il partito si spacchi, tenendo unite (ove possibile) le due anime del Pd, quella che sostiene Matteo Renzi e quella che chiede un voto su Martina, per confermarne la guida da qui alle prossime primarie. I renziani presenti in platea sottolineano come sia "assurdo" spaccarsi su chi deve guidare il partito da qui a un congresso che si annuncia prossimo e, soprattutto, che questo avvenga nel momento in cui si sta per insediare una govenro "fortemente caratterizzato a destra", come quello Lega-M5s. Ma queste parole per i non-renziani nascondono la paura di vedere fortemente ridimensionato il proprio peso in assemblea: una conta interna certificherebbe quello che è noto a molti e cioè che i rapporti di forza dentro il partito sono cambiati rispetto a un anno fa, quando Renzi poteva contare su circa il 70% dei 1000 delegati.
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