È come finire all'improvviso in un setaccio, o se preferite in una centrifuga: ne esci stravolto, sconvolto, frullato e tramortito. Sono così le strade della Roubaix: folli e sfinenti, incontrollabili e maligne. La parola d'ordine è una e una sola: portare a casa la pelle. Qualcuno ci riesce, qualcuno no.È una tappa estrema, anche profondamente ingiusta. Spietata e carogna come poche. Non guarda in faccia nessuno e si diverte di continuo a giocare con la sorte. È una vera roulette, nella quale può uscire il numero buono, come nel caso del 194, quello del tedesco John Degenkolb; oppure l'81 di Richie Porte, australiano della Bmc, che dopo 5 km rovina a terra con una clavicola rotta. Addio Tour, addio a tutto. Come un anno fa gli fatale la 9 tappa: a volte i numeri...Il numero lo fa soprattutto John Degenkolb, che dopo aver rischiato la pelle nel gennaio del 2016 a Calpe, dove si trovava in allenamento (vittima di un frontale con un'auto, assieme a cinque suoi compagni di squadra della Giant-Alpecin: Barguil, Haga, Ludvigsson, Sinkeldam, Walscheid, ndr) ha finalmente riassaporato ieri pomeriggio una giornata di gioia."È una felicità pura quella che sto provando ha detto in lacrime il tedesco della Trek Segafredo nel dopocorsa -. Ho cercato questa vittoria così a lungo, e non potete immaginare quello che sto provando e provo". E ancora: "È anche una vittoria della squadra; è una vittoria bellissima, la più grande per me. Tutti dicevano che dopo l'incidente non sarei tornato, e io invece ho fatto di tutto per tornare. Così come ho fatto di tutto per dedicare almeno una vittoria importante a Bjork, un amico che per me era un fratello".Il tedesco ha battuto allo sprint i compagni di fuga Greg Van Avermaet, sempre più maglia gialla, e il campione del Belgio Yves Lampaert. I tre hanno attaccato nel penultimo tratto di pavé, staccando il gruppo dei big che si è selezionato via via che si affrontavano i quindici tratti di pavé (la media finale sfiora i 46 all'ora).Giornata difficile e carica di pena per il transalpino Romain Bardet che ha fatto filotto bucando e cambiando bicicletta un numero incalcolabile di volte. Alla fine è stato bravissimo a medicare il tutto, al pari di Mikel Landa, perdendo solo 7. Va molto peggio al colombiano Rigoberto Uran, appiedato un paio di volte, che lascia per strada invece quasi un minuto e mezzo. Salvano invece la pelle Froome, Quintana, Valverde e il nostro Vincenzo Nibali, che arrivano a soli 27 dal vincitore Degenkolb."È stata una giornata molto difficile, specialmente nella prima parte ha spiegato il fuoriclasse italiano -: si andava fortissimo, tutti volevano stare davanti: è in quel preciso momento che è caduto Richie (Porte, ndr). La mia caduta? È andato a terra Uran davanti a me, io sono riuscito a trovare una via di fuga laterale sulla sinistra, ma mi si è impuntata la bicicletta e sono finito a terra. Devo dire che sono stato svelto a ripartire e grazie a Dio sono rientrato agevolmente. Poi, sono sempre stato nelle prime posizioni del gruppo. Contento? È stata una giornata molto difficile: alla fine sono stanco, ma contento".Oggi il Tour riposa: trasferimento sulle Alpi per ripartire domani con la prima frazione alpina: decima tappa, Annecy-Le Grand Bornand, km 158, con quattro salite: l'ultima è il Col de la Colombiere, 7,5 km all'8,5% di pendenza media, a 14 km dalla conclusione. img src=http://www.ilgiornale.it/sites/default/files/styles/content_foto_node/public/foto/2014/03/30/1396197839-degenkolb.jpg /