In due alla sbarra: Gattuso e Donnarumma, naturalmente. Per difendersi dalla valanga di critiche, censure, prese in giro dei social e non solo, che hanno scandito l'amaro ritorno al passato recente del Milan, fatto di promesse mancate e di illusioni svanite. Prima di finire sulla graticola, Gattuso ha provato a difendere il suo portiere chiamando in causa "anche Musacchio e Romagnoli", la contraerea che avrebbe dovuto impedire a Icardi quella zuccata facile facile a porta desolatamente vuota. Ma non è servito a granchè. Perché Donnarumma si è ritrovato al centro di un autentico processo a porte spalancate da parte del suo popolo che l'ha infilzato come pollo allo spiedo. La società è intervenuta ieri mattina con un suggerimento ("non guardare i social, la tua carriera non sarà ricordata per l'ultimo derby") ma è stato come assistere agli indiani del West che tiravano frecce al cavallo d'acciaio che viaggiava sbuffando nelle loro ex praterie. Sull'argomento, errore di Donnarumma, sono intervenuti giudici autorevoli di fede e di mestiere come Fabio Cudicini il quale ha sentenziato: "Gigio ha calcolato male la traiettoria perché non era concentrato". Che è come dire a un ingegnere di fresca laurea che ha sbagliato i calcoli della sua prima costruzione! Ma Donnarumma, apparso ieri molto abbacchiato al raduno di Milanello, non è stato l'unico.Perché anche Gattuso è finito nel tritacarne dei social e delle dichiarazioni eccellenti. Il primo a farsi avanti e a stroncare l'allenatore è stato Matteo Salvini, tifoso milanista da sempre. "Se giochi per non perdere è giusto così, Donnarumma non lo vedrei nemmeno in panchina con la Primavera", la doppia bocciatura. Paolo Maldini, rimasto per tutto il mattino al fianco di squadra e di Rino, ha conversato a lungo con il suo amico ex sodale e adesso allenatore del Milan, probabilmente confrontando analisi e giudizi. Non è dato sapere se i due abbiano anche discusso dei cambi, oltre che del copione affidato al Milan, che hanno raccolto la maggiore percentuale di dissenso. In particolare non hanno convinto Bakayoko (all'ennesimo flop) al posto di Kessiè, rimasto lui stesso sorpreso dalla sostituzione, ancor meno Cutrone al posto dell'inconsistente Calhanoglu, non tanto per Cutrone stesso, semmai per il ruolo ritagliato al giovanotto, esterno sinistro per uno che ha bisogno di sentire l'odore della porta per esaltare la propria virtù. Quei due o tre cross tentati e falliti sono stati la fotografia del Milan di quei minuti finali con Higuain lasciato solo come dimostrano alcune cifre didascaliche dell'argentino (0 tiri in porta, 10 passaggi completati).Dopo 9 giornate, il bilancio del Milan americano è di nuovo in profondo rosso, al pari di quello finanziario, lasciato in eredità dai cinesi: 7 punti di distacco dall'Inter con una partita in meno. Forse la verità assoluta è quella pronunciata alla fine della nottata da Biglia, uno dei più virili combattenti dell'accampamento rossonero. "Il nostro gruppo è composto da bravi ragazzi, forse troppo bravi". Già, tutti bravi ragazzi, compreso Gattuso, senza un briciolo d'esperienza, di malizia, di mestiere e di cattiveria.
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