Il mondo è fatto per i mattinieri: la scuola e il lavoro cominciano presto, e i «gufi», quelli che di sera tirano tardi, ma il giorno dopo rimarrebbero a letto ben oltre le sette, sono costretti ad adattare il loro orologio biologico naturale alle esigenze sociali. E, per questo, avrebbero più probabilità di sviluppare problemi di salute mentale rispetto a chi è «programmato» per svegliarsi all’alba. Lo dimostra uno studio genetico su larga scala dell**’Università di Exeter**, coordinato dal professor Mike Weedon, che spiega: «Abbiamo analizzato i dati di un elevato numero di persone: abbiamo fornito le prove più forti, finora disponibili, del fatto che i nottambuli siano a più alto rischio di schizofrenia e godano di un minor benessere mentale rispetto ai mattinieri, anche se sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio questo legame». Lo studio ha preso in esame i dati genetici di 250 mila persone, registrati da 23AndMe, una società privata che si occupa di genomica e biotecnologia, e quelli di altre 450 mila, raccolti dalla Biobank del Regno Unito.

Ai partecipanti è stato chiesto se fossero «gufi» o «allodole», e sono stati analizzati i loro genomi (che hanno rivelato un numero elevato di varianti genetiche che influenzano il cronotipo: ne sono state contate ben 351, contro le 24 finora note). I ricercatori hanno anche confrontato l'analisi genetica con i dati ricavati dai tracker indossati da oltre 85 mila persone e raccolti nella Biobank del Regno Unito. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Communications, dimostrano che i nottambuli hanno circa il 10% di probabilità in più di sviluppare la schizofrenia. I dati suggeriscono anche che le persone mattutine erano meno a rischio di depressione e, nei questionari sul benessere, hanno riferito di essere più felici. Samuel Jones, uno degli autori dello studio, ha affermato: «Il nostro lavoro indica che, in parte, il motivo per cui alcune persone sono “allodole” e altre “gufi” dipende dalle differenze nel modo in cui il nostro cervello reagisce ai segnali luminosi esterni e dal normale funzionamento dei nostri orologi interni. Queste piccole differenze possono avere effetti potenzialmente significativi, influenzando la probabilità di rischio di disturbi di salute mentale e di malattie».

L’ipotesi di Jones è che i nottambuli siano costretti a lottare contro il proprio orologio biologico naturale per essere presenti a scuola e sul lavoro, e che questa situazione possa avere ripercussioni negative. Un'altra possibilità è che i geni coinvolti nel determinare l'orologio biologico abbiano un'influenza diretta sulla maggiore vulnerabilità a determinate condizioni. Il team sta ora cercando di valutare anche questa ipotesi. L'orologio biologico è influenzato dai geni, ma anche dallo stile di vita, dalla dieta, dall'esposizione alla luce artificiale e dalle attività svolte. E condiziona una vasta gamma di processi molecolari, compresi i livelli ormonali e la temperatura corporea, oltre ai cicli di veglia e sonno.